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12.12.2024

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Tappe della Rivoluzione sessuale. Parte II
31 Gennaio 2014

Tappe della Rivoluzione sessuale. Parte II

 

 

Reich, il femminismo, i Rapporti Kinsey, la pillola anticoncezionale, la fecondazione artificiale: riprendiamo e concludiamo l’esposizione del rovesciamento culturale e sociale circa la sessualità

Riprendiamo l’esposizione, iniziata sul Timone del mese scorso, degli snodi che hanno rovesciato la concezione personalista e cristiana della sessualità.

Il ’68 e Reich
Tutte le correnti e le concezioni che abbiamo citato il mese scorso si coagulano e si rinforzano nel ’68, quando la Rivoluzione sessuale deflagra completamente, giustificata soprattutto da autori come Herbert Marcuse e Wilhelm Reich. Reich tira fino in fondo le conclusioni di tutti questi antesignani e proclama chiaramente che la passione non deve subire nessuna limitazione. L’unica remora al godimento è la possibilità di provocare un conflitto.
È chiaro che, in questa visione, bisogna necessariamente abolire la famiglia, la quale impedisce una sessualità libera e completamente svincolata da norme; l’unica bandiera è quella del principio del piacere, come celebrazione di una libertà erotica totale.
Insomma, nel pensiero di Reich c’è un radicale rovesciamento dell’imperativo morale kantiano. Se Kant diceva che il principio della condotta deve essere quello di rispettare tassativamente la dignità dell’essere umano, in Reich l’altro diventa puramente un mezzo, uno strumento e un combustibile per alimentare e soddisfare la mia passione.

“La Comune”

Non c’è quindi da stupirsi che in questo periodo alcuni autori teorizzino la struttura microsociale della “Comune”, quale luogo ed insieme di relazioni dove tutti sono di tutti: tutti gli uomini sono di tutte le donne e tutte le donne sono di tutti gli uomini, ma anche tutte le donne sono di tutte le donne e tutti gli uomini sono di tutti gli uomini. Data la completa fungibilità sessuale di tutti, non ci sono più mariti, né mogli, inoltre non ci sono più padri né madri, perché la Comune è una struttura dove i figli non si generano più, bensì si ricorre sistematicamente alla contraccezione; e quando comunque i figli nascono, sono di tutti e quindi non sono dei genitori biologici.

Il femminismo
Dopo Reich dobbiamo considerare, sia pur brevemente, il femminismo (bisognerebbe fare alcune distinzioni, perché il femminismo degli anni ’60 e ’70 non è esattamente identico a quello odierno, il quale presenta, in alcuni casi, delle istanze positive). Il femminismo degli anni ’70 rifiuta, disprezza e denigra la dimensione generativa della donna (intendiamoci, la donna non è soltanto madre; però le è essenziale la dimensione della possibile maternità, se non biologica, almeno spirituale). Il femminismo, rifiutando e disprezzando la dimensione generativa della donna, finisce per appiattire la donna sull’uomo, perché propone alla donna una serie di comportamenti che sono piuttosto maschili: vestirsi coi pantaloni, ecc., usare il turpiloquio, aspirare alla carriera come primo scopo (a costo di sacrificare ogni altra cosa), e il libertinismo, una sessualità nomade, senza restrizioni dovute alla biologia.

L’ideologia di gender
Infine, arriviamo alla tappa dell’ideologia di gender. Alla sua radice remota si potrebbero individuare molti autori, ma essa è deflagrata negli ultimi vent’anni ed è una visione secondo la quale il genere maschile/femminile non è connesso al sesso biologico con cui nasciamo. Per questa visione un conto è il sesso biologico, un altro è l’identità sessuale psicologica. Secondo questa concezione, noi nasciamo biologicamente sessuati come maschi o femmine, ma dovremmo essere liberi di scegliere continuamente se considerarci maschi o femmine; anzi, i generi non sarebbero due, bensì cinque: maschile, femminile, bisessuale, omosessuale e transgender. L’essere umano dovrebbe essere libero continuamente di cambiare la sua identità e quindi il comportamento conseguente. Secondo questa visione, se di solito c’è una corrispondenza tra il sesso biologico e quello psicologico delle persone è per effetto del plagio esercitato dalla società, che ci condiziona e ci impone di assumere dei modelli maschili o femminili a seconda del sesso biologico con cui nasciamo. Queste sono in breve le tappe culturalmente più significative della rivoluzione sessuale. Naturalmente sono stato sbrigativo e ho fatto alcune semplificazioni. Inoltre, non ho potuto menzionare alcuni ragionamenti condivisibili che si possono rinvenire anche in buona parte degli autori citati, di cui ho menzionato solo le tesi molto problematiche.

Alcuni fatti
Prima di concludere, vediamo alcuni fatti che sono stati prodotti da questo crogiuolo di idee e che e che lo hanno rafforzato. Un fatto molto cruciale sono i “Rapporti Kinsey” del 1948 e del 1953. Quest’ultimo era un entomologo che, attraverso il suo istituto di ricerca, ha promosso una serie di indagini sociologiche sui comportamenti sessuali degli americani. Questi Rapporti sono stati molto influenti e sono stati concepiti non già per fotografare una situazione, come dovrebbe fare la ricerca sociologica, ma piuttosto per realizzarla: si citavano sui comportamenti sessuali delle percentuali volutamente fasulle, come hanno ammesso in seguito alcuni degli stessi estensori. Il risultato dei Rapporti Kinsey fu di normalizzare dei comportamenti che, fino a quell’epoca, non erano considerati per niente normali, perché il meccanismo psicologico del soggetto medio che legge un sondaggio e appura i risultati di una ricerca è un meccanismo del tipo: «se lo fanno gli altri, perché non lo posso fare anch’io? Se lo fanno in molti, che cosa c’è di sbagliato? ». I Rapporti Kinsey hanno quindi avuto l’effetto di produrre una realtà sociale che ancora non esisteva, ma che si voleva promuovere. Se ci pensiamo bene, molto spesso questo è lo scopo di molti sondaggi di oggigiorno (in particolare i sondaggi elettorali, spesso gonfiati per attrarre voti).
Nel 1955, poi, c’è da considerare l’invenzione della pillola anticoncezionale, che è importante perché fino a quell’epoca la contraccezione era grossomodo affidata ad espedienti: ci si rivolgeva quasi a degli stregoni, mentre con la pillola la contraccezione diventa, per così dire, “scientifica”: non è più qualcosa di cui vergognarsi, almeno non per quanto riguarda le metodiche. La pillola separa la sessualità dalla procreazione, quindi è un momento importante, dal punto di vista pratico, della scissione della sessualità dalla procreazione.
In seguito, va sottolineata l’invenzione della fecondazione artificiale umana. Il 25 luglio 1978 nasce Louise Brown, che è il primo essere umano concepito in provetta. Sembra un evento di senso opposto rispetto alla pillola, perché la pillola è la negazione della procreazione, mentre la fecondazione artificiale vuole produrre esseri umani e sembra essere un rilancio della procreazione; in realtà la logica è la stessa: se la pillola separa la sessualità dalla procreazione, la fecondazione artificiale separa la procreazione dalla sessualità. In tutti e due i casi abbiamo la scissione della dimensione comunionale dell’atto sessuale dalla dimensione della generazione, la scissione dei due fini dell’atto sessuale, che (cfr. l’articolo del mese scorso) sono altrettanto importanti e paritetici.
Un altro fatto che non possiamo omettere di considerare è la diffusione dell’Aids. L’Aids avrebbe potuto stimolare un ripensamento di una logica consumistica, edonistica ed esclusivamente ludica della sessualità; invece così non è stato: la sua diffusione ha piuttosto fatto da grancassa quasi soltanto ad un messaggio di presunta prevenzione. Presunta, perché i contraccettivi hanno un tasso di fallimento piuttosto alto e non prevengono con certezza l’Aids (ci sono diversi studi scientifici al riguardo, anche se a menzionarli si provoca spesso scandalo).
La diffusione dell’Aids, oltre a fare da grancassa ad una campagna sistematica e martellante per la diffusione della contraccezione nei programmi di “sviluppo” per il terzo mondo e nei programmi educativi in genere, ha fatto da volano anche ad un discorso sulla sessualità di tipo puramente tecnico, col risultato che l’educazione sessuale oggi coincide con l’insegnamento delle tecniche per evitare il concepimento e per evitare il contagio del virus dell’Hiv.
Infine, tra i dati da prendere in considerazione in tutto questo processo, non si può evitare di menzionare il dilagare della pornografia, attraverso la diffusione della televisione e di internet. Ovviamente, non si tratta di demonizzare questi strumenti, che sono straordinari: il problema è che la televisione e (soprattutto) internet, a qualsiasi ora, sono veicoli di pornografia di ogni genere.

Per saperne di più…

In aggiunta ai testi citati il mese scorso: Emanuele Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, 1979 (19912), pp. 135-171. Giacomo Samek Lodovici, Spunti filosofici sulle rovine del ’68, «Il Timone», 77 (2008), pp. 32-33, cfr. www.iltimone.org

 

 

IL TIMONE  N. 124 – ANNO XV – Giugno 2013 – pag. 30 – 31

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