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14.12.2024

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Hanno scritto… hanno detto…
31 Gennaio 2014

Hanno scritto… hanno detto…

Il Timone n. 120 – anno 2013 –

«Il Signore è la pace, Cristo è la nostra pace. La pienezza della nostra umanità non si trova come esito del nostro cammino intellettuale e morale, delle nostre manipolazioni tecnologiche- scientifiche: la pace è la presenza di Cristo uomo nuovo, Crocifisso e Risorto, che comunica la pienezza di questa sua pace a coloro che credono. Questa pace viene dunque donata come un dono purissimo, fatto da Cristo al cuore di ogni uomo che crede in Lui. Non dobbiamo aspettare di costruire la pace, noi dobbiamo incominciare a testimoniarla presente in Cristo, in noi e fra di noi. La pace è, infatti, una grande proposta di vita che viene rivolta alla nostra responsabilità. Del resto la pace è dono di Dio e responsabilità dell’uomo. Tocca all’uomo vivere l’esistenza di tutti giorni radicato nella certezza che Cristo è pace e sapendo investire di questa certezza tutte le circostanze dell’esistenza: quelle concrete, quotidiane, così come quelle eccezionali».
(Luigi Negri, in La Nuova Bussola Quotidiana del 23/12/2012).

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«“Chi canta prega due volte”.Pare che l’abbia detto sant’Agostino. Ma con ogni evidenza si riferiva al canto dei suoi tempi, quello che il suo padrino, sant’Ambrogio, stava sistematizzando (canto «ambrosiano», ben più solenne e austero del successivo «gregoriano»; e, soprattutto, privo di strumenti musicali). Mica poteva sapere che la sua frase sarebbe stata utilizzata dal clero del terzo millennio per ottenere la tanto sospirata «partecipazione» dei fedeli all’«assemblea liturgica» che il prete «presiede». Così, quando l’intero uditorio si mette a cantare a squarciagola i pezzi numerati imposti dal complessino, finalmente la «celebrazione eucaristica» può dirsi pienamente «partecipata», con grande soddisfazione del «presidente » che non di rado ha interrotto a metà il rito per arringare l’uditorio che cantava poco o piano». (Rino Cammilleri, Antidoti, 2/12/2012).

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«Troppo spesso nella nostra società e persino da certi cristiani la fede in Cristo è presentata come una scelta facoltativa tra quella di altri ideali o religioni, come se comunque ognuno possa raggiungere la felicità e la salvezza, quale che sia la sua religione o la sua idea preferita. In questo clima si pensa che non esista una verità oggettiva ed universale, e quindi vincolante per tutti, ma che ognuno può seguire liberamente la propria opinione soggettiva. Cristo non avrebbe parlato per tutti ma solo per i cristiani. Gli ebrei, gli islamici o i buddisti lasciamoli in pace. Ora tutto ciò è completamente falso ed eretico, benché certo Dio salvi anche coloro che in buona fede, senza conoscere Cristo, seguono il dettame della coscienza morale naturale». (Padre Giovanni Cavalcoli, Gli anticristi, in Libertà e persona, 3/1/2013).

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«Al di là delle espressioni contingenti, occorre sempre fare riferimento alla lungimirante e profonda nota dottrinale di Joseph Ratzinger sui cattolici in politica. È questa la chiamata fondativa e il programma per le scadenze che attendono l’Italia e per i cattolici che intendono impegnarsi in politica. La loro irrilevanza nella vita politica impoverirebbe la politica stessa ed è uno scenario da evitare. Ma il loro contributo deve essere attivo, aperto al dialogo, rivolto al bene comune e non agli interessi di parte. Aborto ed eutanasia non possono essere considerati dei diritti perché contravvengono ai principi fondamentali della legge naturale. E la famiglia va giuridicamente difesa dalla mera equiparazione ad altre forme di vita comune. È su questo campo che si misura il grado di coerenza di un politico cattolico, non sulle dichiarazioni a priori».
(Rino Fisichella, in Vatican Insider del 3/1/2013).

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«Chi ci parla oggi del Cielo? Del Cielo non dovrebbero parlarci solo i sacerdoti, dovrebbe essere la società intera a ricordarcelo, in ogni occasione, come quando si faceva il segno della Croce prima di consumare il pasto e il linguaggio quotidiano conosceva formule come “grazie a Dio”, “se Dio vuole”, che esprimevano la convinzione dell’esistenza di una realtà soprannaturale e di una vita eterna dell’uomo. Il Credo ci ricorda che il fine dell’uomo è il Cielo e Dio vuole che il maggior numero di anime raggiungano il Cielo ed evitino l’inferno».
(Roberto de Mattei, in Radici Cristiane, n. 80, dic 2012, p. 3)


IL TIMONE N. 120 – ANNO XV – Febbraio 2013 – pag. 34

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