Il Timone n. 119 – anno 2013 –
Dopo le elezioni del 18 aprile 1948, che videro la sconfitta del Fronte Popolare (alleanza tra Partito comunista e Partito socialista), grazie soprattutto all’impegno profuso dai Comitati Civici creati da Luigi Gedda su ispirazione di papa Pio XII, e dopo la scomunica comminata l’1 luglio 1949 dal Sant’Uffizio (l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede) ai cattolici che difendono o propagandano la dottrina del comunismo, Luigi Gedda, in occasione dell’Anno Santo, nel 1950, lanciò una straordinaria campagna perché proprio i comunisti ritornassero alla fede. Si chiamò “Crociata per il Gran Ritorno e il Gran Perdono” e impegnò per un anno tutti i militanti cattolici, organizzati diocesi per diocesi per cercare di riavvicinare coloro che avevano combattuto fino ad allora. Si legga il bel libro di Marco Invernizzi, Luigi Gedda e il Movimento cattolico in Italia (Sugarco, 2012).
È sorprendente scoprire che i cristiani dei primi secoli credettero (e senza esitazione) nella verità del paganesimo e dei suoi dèi. Come risulta da molte delle antiche opere di apologetica cristiana, i seguaci di Gesù (a differenza di molti pagani stessi) erano convinti che i vari Giove, Giunone, Venere, Minerva, Marte, Mercurio e via enumerando, esistessero davvero, avessero una loro potenza, abitassero nei templi e nelle statue. Solo che per i cristiani non erano dèi ma demoni. I cristiani erano consapevoli che annunciare il Vangelo significasse liberare la povera gente ingannata dai demoni che, sotto le apparenze di divinità, agivano maleficamente. E questa convinzione restò nella prassi come nella teoria missionaria fino ai nostri giorni: negli idoli dei “selvaggi” i missionari non videro innocue fantasie, ma manifestazioni sataniche. Lo spiega bene Vittorio Messori, in uno dei suoi “Vivaio” raccolti nel volume Pensare la storia (Sugarco, 2006).
Nella Somma Teologica, il grande San Tommaso d’Aquino illustra gli effetti della Passione di Cristo: 1. ci ha liberato dai peccati; 2. ci ha sciolti dal potere del diavolo; 3. ci ha liberati dalla pena dovuta ai peccati; 4. ci ha riconciliati con Dio, perché ha rimosso il peccato che ci fa nemici di Dio e perché ha avuto il pregio di sacrificio, il cui effetto è placare Dio; 5. ci ha aperto le porte del Cielo, perché ci ha liberati dalla colpa e dalla pena del peccato che ce le tenevano chiuse.
Un giorno in Svevia, nel borgo di Rudesheim, un sacerdote celebrò la santa Messa, assistito, nel servizio divino, da un giovane studente, il quale, a un certo punto disse: «Se vedremo (comprenderemo) le lettere che sono scritte sul corporale dell’altare, non moriremo». Il sacerdote, evidentemente sorpreso, si avvicinò all’altare e trovò sul corporale cinque lettere in forma di croce: orizzontalmente si leggeva: A.P.H., verticalmente: K.P.D. Il celebrante avrebbe voluto risolvere l’arcano, ma nessuno era in grado di aiutarlo. Dopo sedici anni di tentativi andati a vuoto, si rivolse a Ildegarda di Bingen e il rebus venne risolto. Sul corporale stava scritto: K Kyrium (il Signore), P presbyter (il sacerdote), D derisit (derise), A ascendat (risalga), P poenitens (pentendosi), H homo (l’uomo): «Il sacerdote derise il Signore, risalga pentendosi l’uomo». il presbitero comprese allora i propri peccati e cambiò vita, diventando un perfetto monaco. Si legga il bel libro di Cristina Siccardi, Ildegarda di Bingen (Paoline, 2012).
Quanto sia importante la virtù dell’obbedienza lo spiega bene una grande santa e mistica, Margherita Maria Alacoque (1647-1690), alla quale Gesù mostrò il suo Sacro Cuore e annunciò la notissima promessa dei primi venerdì del mese. Un giorno, Gesù si “lamentò” con la santa perché si mortificava con penitenze volontarie, ma non ordinate dalla superiora del suo monastero: «Preferirei si prendesse tutte le piccole comodità per ubbidienza, che opprimersi di austerità e di digiuni per propria volontà». Un’altra volta, la santa si stava mortificando con la flagellazione alla schiena per le sante anime del purgatorio. Avendo oltrepassato il permesso accordatole dalla superiora, vide le anime del purgatorio circondarla e lamentarsi con lei perché venivano colpite dai suoi flagelli. Dopo di ciò – si legge nel bel libretto Le promesse del Sacro Cuore di Gesù. Dalla autobiografia della santa Margherità Maria Alacoque (Mimep-Docete, 2012) – Margheria Maria decise risolutamente di non oltrepassare mai più i limiti dell’obbedienza.
IL TIMONE N. 119 – ANNO XV – Gennaio 2013 – pag. 25
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl