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15.12.2024

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News dall’Italia e dal mondo
31 Gennaio 2014

News dall’Italia e dal mondo

IL TIMONE n. 121 – anno 2013 –



INDIA ANTICRISTIANA


In alcune zone dell’India, i cristiani vivono nel terrore per l’assenza di volontà politica nel fermare le violenze e per la complicità della polizia con i criminali. È la denuncia di Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), dopo tre nuovi attacchi anticristiani avvenuti l’8, il 9 e il 10 febbraio scorsi.
L’aggressione più grave è avvenuta l’8 febbraio a Rajnandgaon (Chhattisgarh). Almeno 100 attivisti di gruppi nazionalisti indù sono piombati in una chiesa, dove la comunità pentecostale Indian Christian Mission aveva organizzato un raduno di preghiera (7-9 febbraio).
Gli aggressori hannopicchiato i presenticon spranghe di ferro, accusandoli di conversioni forzate.
Più di 30 persone sono finite in ospedale, mentre altri hanno denunciato il fatto alla polizia. Dopo essere stati medicati, i cristiani sono stati invitati ad andarsene per evitare che i fondamentalisti attaccassero l’ospedale. Intanto, la polizia ha cancellato le denunce dei fedeli e formulato un’accusa contro i cristiani. Il giorno dopo a Nagpur (distretto di Jhabua, Madhya Pradesh), un gruppo di estremisti indù guidato dal capo del villaggio ha pestato due pastori pentecostali durante un servizio di preghiera. Le vittime – il rev. Jorder e il rev. Ilam – sono stati ricoverati d’urgenza nell’ospedale vicino. La polizia si è rifiutata di registrare una denuncia contro gli aggressori, sostenendo che la chiesa in cui si stava svolgendo la celebrazione non è registrata come luogo di culto.
Il 10 febbraio nel distretto di Adilabad (Andhra Pradesh) attivisti dell’Hindu Vahini, organizzazione locale di nazionalisti indù, hanno denunciato un cristiano, Anand Rao, accusandolo di conversioni forzate. Senza verificare la veridicità dell’accusa, le forze dell’ordine hanno arrestato l’uomo, che è stato liberato su cauzione il giorno seguente. «Con l’inizio della Quaresima – sottolinea Sajan George – i cristiani si riuniranno spesso per pregare e celebrare la messa, in pubblico e in privato, e per questo devono ricevere protezione». Attacchi del genere, spiega, «mostrano che non sono in pericolo solo la libertà religiosa e la tolleranza, ma anche lo Stato di diritto». (Nirmala Carvalho, Asia-News 13/2/2013).

DIO SI, MAOMETTO NO


Due pesi due misure. Le pubblicità contro Dio sono ammesse, ma quelle identiche contro Maometto no. Tutto succede quando la SMART di Detroit (ditta di trasporti metropolitani) dà l’assenso a un’associazione atea locale di affiggere il cartello “Non credi in Dio? Non sei solo”. Per tutta risposta, un’altra associazione ha affisso il suo: “Non credi in Maometto? Non sei solo”. Ma per la SMART quest’ultima è offensiva e va tolta. L’altra può rimanere. Il ragionamento è chiaro: mentre “Dio” è generico e offende senza distinzione tutti quelli che ci credono, il riferimento a “Maometto” può offendere un’unica religione. Eppure in America i manifesti (billboard) anti-cristiani sono tipici, anche affissi in dimensioni enormi in contesti centrali. E questi nessuno li toglie. (www.nocristianofobia.org 2/2/2013).

CINA: UN FIGLIO DI TROPPO

Un impiegato del controllo sulla popolazione ha investito con la sua auto il bambino di 13 mesi di una coppia colpevole di aver violato la legge sul figlio unico. Il fatto è avvenuto a Wenzhou (Zhejiang). Le autorità locali stanno esaminando la dinamica dell’incidente. Il bambino, portato in fretta all’ospedale, è morto poco dopo. Il Quotidiano del popolo, riportando l’incidente, ha messo in luce che al momento dell’investimento la madre del bambino era stata costretta a salire sull’auto del funzionario e il padre del bambino vi stava salendo. I genitori del piccolo venivano condotti nell’ufficio per essere multati. È probabile che il bambino sia stato investito per incuria più che per precisa intenzione del funzionario.
Da più di 30 anni in Cina vige la legge che obbliga le coppie ad avere solo un figlio, con l’eccezione di alcune minoranze etniche e di coppie di contadini che abbiano la primogenita femmina. Le coppie che hanno figli in più sono colpite da alte tasse (spesso uno-due anni di salario), o sono costrette ad aborto e sterilizzazioni forzate. La legge sul figlio unico sta facendo crescere l’invecchiamento della popolazione e sta riducendo la forza lavoro nella società. Nonostante ciò, il ministro per il controllo sulla popolazione, Wang Xia, ha precisato che la legge non verrà cancellata e che essa rimarrà in atto «per un lungo tempo». (AsiaNews, 5/2/2013).

ITALIA: MARCIA PER LA VITA 2013

Straordinario il numero di adesioni giunte da tutto il mondo alla terza Marcia Nazionale per la Vita, che si terrà a Roma il prossimo 12 maggio. Lunghissimo l’elenco delle realtà pro-life internazionali che hanno assicurato la loro partecipazione alla mobilitazione italiana a favore della vita.
La Marcia per la Vita si rivela così sempre più inserita nell’insieme delle manifestazioni pro-life che si tengono in tutta Europa e negli Stati Uniti. A parlare della validità di queste marce è stato recentemente mons. Ignacio Carrasco de Paula, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Riferendosi alla storica marcia tenutasi a Washington lo scorso 25 gennaio, mons. Carrasco de Paula ha dichiarato: «La Chiesa sostiene le marce in tutto il mondo, perché coloro che vi partecipano sono parte della stessa Chiesa». Il Vescovo ha pure detto che la Santa Sede è consapevole che tali azioni «diventano visibili in tutto il mondo» e che il Vaticano aiuta coloro che sono impegnati nella battaglia culturale per la difesa del nascituro, aggiungendo che le marce sono una testimonianza storica della santità della vita umana.
Molte le iniziative previste per il giorno precedente la Marcia: un convegno al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, con la partecipazione del card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, e di mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, e una veglia di preghiera con il card. Raymond Leo Burke. (Federico Catani, Corrispondenza Romana, 6/2/2013).

SPAGNA: ASSOLTO ABORTISTA

È accusato di almeno 115 aborti illegali, ma per ora se l’è cavata, nonostante prove schiaccianti contro di lui. Carlos Morin è un ginecologo di origini peruviane che, giunto in Catalogna, ha costruito la propria fortuna cavalcando il business degli aborti. Senza scrupoli, pudore e regole. A inchiodarlo con altri dieci collaboratori sono i filmati registrati da alcuni giornalisti danesi che provano l’eliminazione sistematica e violenta dei bambini non nati anche oltre la 22ma settimana, limite massimo all’epoca dei fatti contestati previsto dalla legge spagnola, oltre tutto sulla scorta di false diagnosi attestanti un presunto pericolo per la «salute psicologica» delle donne. Una mattanza, insomma. A sollevare il caso, è stata l’organizzazione pro-life “ECristians”. Secondo le testimonianze raccolte, le cartelle dei test psicologici sarebbero state compilate dal personale anziché dai pazienti. Alcuni dipendenti, per evitare sanzioni amministrative nel caso le irregolarità fossero emerse, hanno confermato di aver agito solo in nome del business, ma «senza alcuna intenzione di danneggiare le donne». Sconcertante è il fatto che il Tribunale abbia rigettato le prove e consentito a Carlos Morin di non dover rispondere alla Giustizia della violazione della legge sull’aborto. I giudici sono anzi partiti dall’assunto opposto, giustificando di fatto qualsiasi pratica abortiva, poiché, secondo loro, «ogni gravidanza indesiderata comporta di per sé un rischio evidente per la salute psichica della madre».
Quanto all’accusa d’aver distrutto i corpi dei bambini abortiti dentro trituratori industriali e altre orrende pratiche simili, Morin se l’è cavata sostenendo che tali apparecchiature sarebbero presenti nella clinica per lo smaltimento delle carcasse dei polli e dei maiali utilizzati dai veterinari durante i loro stages. La Corte ha dato credito a questa versione, trovando anzi normale che nelle cliniche abortiste vi siano macchinari «per lo smaltimento del biologico rimanente» e giudicando quindi «ossessivo» l’addebito rivolto al medico. (Mauro Faverzani, Corrispondenza Romana, 6/2/2013).


LAOS: PER UN DVD SI VA IN GALERA

Evangelizzare può significare l’arresto in Laos. La polizia del distretto di Pinh, nella provincia di Savannakhet, ha arrestato tre Pastori cristiani, guida di piccole comunità locali, con l’accusa di “diffondere la religione cristiana”. I tre sono: il Pastore Mr. Bounma, della chiesa del villaggio di Alowmai, e il Pastore Somkaew, del villaggio di Kengsainoi (due villaggi nel distretto di Phin); il Pastore Bounmee, del villaggio di Savet, nel distretto di Sepon, sempre in provincia di Savannakhet. L’episodio è avvenuto il 5 febbraio scorso, quando tre Pastori cristiani hanno acquistato in un negozio locale un film in Dvd di contenuto cristiano e ne hanno commissionate tre copie. Per testare la buona riuscita del lavoro, il proprietario del negozio, insieme con i tre Pastori, ha continuato a guardare il film. Ma un poliziotto, entrato nel negozio, ha contattato il suo superiore di polizia: il tenente Khamvee e altri due agenti sono giunti nel negozio e hanno arrestato i tre pastori. Anche il proprietario del negozio è stato tratto agli arresti e poi rilasciato. A nulla sono servite le spiegazioni dei tre, che sostenevano di aver commissionato copie del film per il loro uso domestico: l’accusa di supposta “diffusione di religione cristiana” è valsa la detenzione che l’Ong “Human Rights Watch for Lao Religious Freedom” denuncia come “del tutto arbitraria”. In una nota inviata a Fides, l’Ong chiede l’immediato rilascio dei tre e sollecita il governo laotiano a punire le autorità di polizia del distretto di Pinh per gli abusi di potere compiuti sui cristiani. (PA) (Agenzia Fides 8/2/2013).

FOCUS

Solo la Fede/1 (Riccardo Cascioli)

Commentando su La Nuova Bussola quotidiana (11/2/2013) le inaspettate dimissioni di Benedetto XVI, il direttore Riccardo Cascioli ha ricordato «la certezza che a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo» precisando che questa «non è una astratta consolazione in momenti in cui dal punto di vista umano le cose sembrano andare male». Trattasi di una «certezza concreta che nasce dall’esperienza: lo Spirito Santo guida davvero la Chiesa, e allora la rinuncia di Benedetto XVI e l’elezione di un nuovo Papa sono provvidenziali anche se a noi può sfuggire il Disegno che ci sta dietro. Solo questa certezza ci può dare una serenità di fondo anche in un momento di forte smarrimento come questo». È vero: solo la fede dà senso alle cose umanamente imperscrutabili.

Solo la Fede/2 (Pietro De Marco)

Sul blog Settimo cielo (13/2/2013) lo studioso Pietro De Marco offre una preziosa considerazione in merito alla rinuncia di Papa Benedetto XVI, richiamando anche la diversa strada scelta dal suo predecessore: «La posta in gioco, per quanto attiene al giudizio umano, è enorme. Penso questo: come il sovrano rischio di Giovanni Paolo II di governare la Chiesa col suo essere sofferente ha ottenuto il miracolo di papa Benedetto, così quello, altrettanto radicale, di Benedetto di riconsegnare la Chiesa e la propria missione a Cristo perché ne dia il peso ad un vicario integro, otterrà un altro pontefice alla misura della storia». Sì, ancora una volta: solo la Fede ci rasserena in questi tempi difficili.

Solo le guardie (P. Giovanni Cavalcoli)

In un magistrale articolo pubblicato sul sito Riscossa cristiana (www.riscossacristiana.it 14/2/2013), padre Giovanni Cavalcoli riflette sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI e mette in conto anche il cambiamento verificatosi ultimamente: «se fino a Pio XII abbiamo avuto un papato potente ed impositivo, nella secolare tradizione che partita dal medioevo era stata confermata dalla riforma tridentina, col Vaticano II inizia, di fatto, non perché voluta dal Concilio, una nuova figura di Papa, che potremmo denominare “Papa crocifisso e abbandonato”, sull’esempio di Cristo in croce, per usare un’espressione indovinata dei Focolarini, che essi usano per la comune vita cristiana. Non esiste più l’esercito pontificio; ci sono solo le guardie svizzere». E conclude: «Ma che ci fa il Papa con esse?».

IL TIMONE N. 121 – ANNO XV – Marzo 2013 – pag. 8 – 9

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