Hermann Broch, scrivendo della sua Austria ai primi del Novecento, diceva: «Assolvendo i suoi doveri nei confronti della tradizione, Vienna scambiò per cultura la passione per i musei e divenne essa stessa […] un museo. […] La musealità era dunque riservata solo a Vienna; come segno di declino, come segno del declino dell’Austria».
Affermazione che fa riflettere: quanti musei diocesani sono stati aperti negli ultimi decenni, trasferendovi la suppellettile liturgica? Quanta musica polifonica e quanto canto gregoriano sono passati in sede concertistica? Quanti organi storici restaurati, dopo il concerto di...