Giù al Nord

Regia di Dany Boon.

2008 – 106 minuti – colore

Senza pretese… ma bello

Non sempre è facile spiegare che cosa determini il successo cinematografico di una pellicola apparentemente “innocua”. Le motivazioni sono così labili che spesso di fronte ad un inaspettato clamore si parla di “caso cinematografico”: cosa lo determini però è insondabile. Uno degli ultimi “casi” è quello di una commediola francese che apparentemente senza pretese è riuscita a fare breccia nelle simpatie del pubblico sia transalpino che nostrano. Infatti “Giù al Nord” è un filmetto godibile, semplice, pulito che, proprio grazie alla sua semplice normalità, è piaciuto molto. Devo subito dire che stranamente il doppiaggio italiano è sbagliato e penalizza di molto la pellicola. Non è un caso che il remake completamente identico che ne è stato fatto, però con parlate e accenti di casa nostra, abbia ottenuto un successo ancora maggiore. La storia è quella di un funzionario postale che per ottenere un posto in un ufficio della Costa Azzurra si finge portatore di handicap. Scoperto, viene spedito in uno sperduto paesino del Nord della Francia, dove poco a poco scoprirà che la vita in fondo non è così male. Detto che il doppiaggio penalizza, facendo passare gli abitanti del paesino più come dei tontoloni piuttosto che persone che si esprimono in dialetto, mi piace soffermarmi su alcune considerazioni. Sempre più spesso, e questo lo si nota anche in campo televisivo, film o programmi fondati sui buoni sentimenti, sull’esaltazione dei valori e con una parvenza di pulizia ottengono un grande successo. Non sarebbe ora di abbandonare i soliti mezzucci basati su sesso, amoralità e trasgressione che come semplici chimere di successo ormai non pagano più? Comunque, un buon film per una serata spensierata.