La contemplazione del bello artistico e naturalistico è propedeutica all’amore dell’uomo e all’amore di Dio. Educa ad un atteggiamento di apprezzamento e rispetto verso gli altri e innalza verso l’Alto
Bellezza e amore dell’uomo
In tal modo, l’educazione al bello, l’esperienza estetica e la contemplazione della natura sono particolarmente propizie all’amore. Infatti, la prima espressione aurorale dell’amore, la sua prima attivazione, è una commozione disinteressata, è uno stupore, è un destarsi all’amabilità dell’altro, un apprezzamento ed una confermazione del suo valore, un’ammirazione. Appunto come l’atteggiamento estetico, dato che la risposta primaria che il soggetto esprime davanti al bello è proprio di ammirazione, di apprezzamento, di confermazione del valore.
Così, un’educazione al bello può riuscire ad essere propedeutica all’amore, può in parte contribuire a mitigare il male nelle sue diverse espressioni, può in parte contrastare la predatorietà, la rapina, la violenza. Perciò, davvero «Questo mondo nel quale noi viviamo ha bisogno di bellezza per non cadere nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo, che unisce le generazioni e le fa comunicare nell’ammirazione» (Paolo VI, cfr. bibliografia). La bellezza, quando viene contemplata con animo puro, parla direttamente al cuore, «eleva interiormente dallo stupore alla meraviglia, dall’ammirazione alla gratitudine» (Pontificio Consiglio della Cultura, cfr. bibliografia).
Ora, come ha detto Solženicyn (nel suo Discorso per la consegna del Premio Nobel), l’«antica tri-unità [connessione] della Verità, del Bene e della Bellezza non è semplicemente una caduca formula da parata, come ci era sembrato ai tempi della nostra presuntuosa giovinezza materialistica. Se, come dicevano i sapienti, le cime di questi tre alberi si riuniscono, mentre i germogli della Verità e del Bene, troppo precoci e indifesi, vengono schiacciati, strappati e non giungono a maturazione, […] saranno i germogli della Bellezza a spuntare e crescere nello stesso posto e saranno loro in tal modo a compiere il lavoro per tutti e tre». Si tratta di una convinzione largamente condivisa da von Balthasar (nel suo monumentale Gloria): il vero e il bene tramontano se non rifulge la loro bellezza: «In un mondo senza bellezza – anche se gli uomini non riescono a fare a meno di questa parola e l’hanno continuamente sulle labbra, equivocandone il senso –, in un mondo che non ne è forse privo, ma che non è più in grado di vederla, di fare i conti con essa, anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione, l’evidenza del suo dover-essere-adempiuto; e l’uomo resta perplesso di fronte ad esso e si chiede perché non deve piuttosto preferire il male. Anche questo costituisce infatti una possibilità, persino molto più eccitante. Perché non scandagliare gli abissi satanici?».
Bellezza e amore di Dio
Peraltro, la contemplazione estetica o naturalistica non è totalizzante in modo duraturo. Oltre ad essere propizia all’amore verso l’uomo, ci sospinge anche all’amore verso Dio, in quanto l’esperienza estetica ci rimanda ad altro, come hanno notato molti autori. Per esempio Platone (nel Fedro), che afferma che l’incontro con la bellezza è una scossa emotiva salutare che dà ali all’uomo e lo fa uscire, lo «entusiasma », attirandolo verso altro da sé. In altri termini, «la bellezza […] mette le ali [all’uomo], lo innalza verso l’alto» (J. Ratzinger, cfr. bibliografia). Significativo, al riguardo, quanto dice un pensatore scettico e nichilista come Cioran, la cui opera – dice Franco Volpi – «somministra, pagina dopo pagina, un concentrato di pessimismo che avvelena tutti gli ideali, le speranze e gli slanci metafisici della filosofia, cioè tutti i tentativi di ancorare l’esistenza a un senso che la rassicuri di fronte all’abisso dell’assurdità che in ogni momento la minaccia», un autore che però si arresta di fronte alla bellezza assoluta della musica di Bach: «Quando voi ascoltate Bach, vedete nascere Dio. […] Dopo un oratorio, una cantata o una Passione è necessario che Egli esista. Altrimenti tutta l’opera del Cantor [Bach] sarebbe una straziante illusione. E pensare che teologi e filosofi hanno perso giornate e notti a cercare prove dell’esistenza di Dio, dimenticando l’unica».
Così, la vera arte, anche quando non è religiosa, «continua a costituire una sorta di ponte gettato verso l’esperienza religiosa. In quanto ricerca del bello, frutto di un’immaginazione che va al di là del quotidiano, essa è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell’anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione» (Giovanni Paolo II, cfr. bibliografia).
La bellezza può salvare il mondo
Insomma, la fruizione della bellezza è propedeutica all’amore dell’uomo e all’amore di Dio. Perciò davvero, in questo senso, si può mutuare, anche in senso estetico (perché le interpretazioni sono molteplici), l’espressione di Dostoevskij: «la bellezza salverà il mondo».
DA NON PERDERE
Giacomo Samek Lodovici, L’emozione del bene. Alcune idee sulla virtù, Vita e Pensiero, 2010. «Il cuore ha sempre ragione, libera le tue emozioni». È spesso questo il motto dell’uomo contemporaneo, che non di rado cerca di vivere delle emozioni continue e sempre più intense. Perciò le virtù sono oggetto di un pesante discredito: la persona virtuosa – si dice – è remissiva, è spenta, vive in modo rigidamente ascetico. Sennonché (come mostra l’autore, docente di Storia delle dottrine morali all’Università Cattolica ed apprezzato collaboratore del Timone) questo soggetto non è felice, per esserlo avrebbe bisogno delle virtù e di coltivare delle emozioni appropriate, ha bisogno di essere amato e la vera virtù consiste in un qualche esercizio dell’amore. In particolare, il testo tematizza le emozioni investigandone la natura ed illustrando alcune attività che consentono di gestirle e di non esserne dominati. L’autore mostra come esse possano diventare alleate della ragione e costitutive della virtù, in modo che diventino una preziosissima e straordinaria energia che incrementa la capacità di agire e di pensare. Così alleate, ragione ed emozioni agiscono come il timone che orienta la nave e come il vento che ne gonfia le vele, sospingono quel navigatore nel mare della vita che è l’uomo. Il soggetto che consegue la pienezza della virtù è felice e sprigiona in essa tutte le dimensioni dell’umano: ragione, volontà e affetti. Egli sperimenta l’emozione del bene. Il testo è un eccellente e rigoroso lavoro scientifico di filosofia morale, ma scritto in modo accessibile ai non addetti ai lavori: risulterà interessante anche ai non specialisti, data la concretezza e la valenza esistenziale degli argomenti che affronta. Un ottimo regalo di Natale.
PER SAPERNE DI PIÙ…
Giacomo Samek Lodovici, L’emozione del bene. Alcune idee sulla virtù, Vita e Pensiero, 2010.
Joseph Ratzinger, Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza, www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file= article&sid=229
Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 1999.
Paolo VI, Messaggio agli Artisti, 1965.
Pontificio Consiglio della Cultura, La Via pulchritudinis, 2006, www.vatican.va
IL TIMONE N. 98 – ANNO XII – Dicembre 2010 – pag. 32 – 33
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