Il numero dei suicidi nel mondo è impressionante: un milione all’anno, uno ogni 40 secondi. Dove Dio è assente la disperazione è più facile. Lo comprovano i dati dell’OMS
Un tentativo di interpretazione
Ma che cosa può dare un senso globale e solido alla vita e rendere sopportabile la sofferenza? Ebbene, Dio è un forte e robusto senso ultimo per la vita, e credere in Dio è con solante e rasserenante per chi attraversa una prova, è un eccellente antidoto alla disperazione. Per comprovarlo proviamo a considerare la tragica classifica dei suicidi. Al primo posto in questa triste classifica si trova la Bielorussia, con 35,1 suicidi ogni 100.000 persone; al secondo posto viene la Lituania con 30,4; al terzo la Russia con 30,1; al quarto il Kazakistan con 26,9; al quinto l’Ungheria con 26; al sesto il Giappone con 24,4; al settimo la Guyana con 22,9; all’ottavo l’Ucraina con 22,6; al nono la Corea del sud con 21,9; al decimo lo Sri Lanka con 21,6; all’undicesimo la Slovenia con 21,5; al dodicesimo l’Estonia con 20,3; al tredicesimo la Lettonia con 19,9; al quattordicesimo la Serbia con 19,5.
Ebbene, forse non è un caso (almeno è questa l’ipotesi che avanziamo) se nei primi quattordici posti della classifica dei suicidi ci sono ben 8 Paesi ex comunisti, dove 50-70 anni di ateismo sono probabilmente una delle cause (beninteso insieme ad altre: il fenomeno è complesso, lo ripetiamo) dell’elevato tasso di suicidi. In questi Paesi il comunismo ha prodotto e lasciato delle enormi macerie spirituali (i dati sui Paesi attualmente comunisti sono frammentari, come nel caso cinese, o mancanti, per esempio quelli concernenti la Corea del nord; a Cuba il numero dei suicidi è alto – con 12,3 suicidi – sebbene non altissimo, ma c’è da chiedersi se qui i dati siano affidabili e non modificati al ribasso dal regime per motivi di propaganda).
Per contro, i Paesi con il tasso più basso di suicidi sono quasi tutti di tradizione culturale cristiana, come Grecia, Cipro, Gran Bretagna, Georgia e Armenia (dove il comunismo sembra aver inciso meno), specialmente di tradizione cattolica, per esempio Perù, Brasile, Venezuela, Colombia, Paraguay, Messico, Filippine, Haiti, Santo Domingo, Malta ed Italia, la quale, con 6 suicidi ogni 100.000 persone, grazie a Dio è molto indietro in questa triste classifica. Ci sono alcune eccezioni. Tra i Paesi cristiani, per esempio, l’Austria e la Francia, dove del resto la secolarizzazione è molto avanzata: infatti – si noti bene –, non basta che la tradizione di un popolo sia cristiana, bisogna che la religione sia vissuta; tra quelli non cristiani l’Iran (i dati sui Paesi islamici sono raramente disponibili, ma si può presumere che la condanna coranica del suicidio sia un forte deterrente).
Del resto, troviamo solo conferme della nostra ipotesi nei dati che connettono direttamente il suicidio all’ateismo (cfr. bibliografia): il suidicio aumenta dove l’ateismo è diffuso.
Qualcuno afferma che la fede religiosa è fonte di nevrosi. Questa tesi andrebbe discussa a lungo, ma una breve risposta è possibile svolgerla. In effetti, è vero che ad alcuni esseri umani la religione determina delle nevrosi se è vissuta in modo legalistico, come una sequela di estenuanti doveri ed una sottomissione continua a pesanti norme. Ma questo modo legalistico di coltivare la religione è sbagliato, almeno nel cristianesimo. Il discorso sarebbe lungo. Inoltre, se la religione fosse di per sé la causa delle nevrosi, la secolarizzazione dovrebbe incidere positivamente sulla salute mentale degli esseri umani quando invece, per contro, sempre secondo l’OMS (cfr. bibliografia), le patologie psichiche sono in crescita e (come abbiamo detto all’inizio) i suicidi sono aumentati del 60% dagli anni Cinquanta, in un periodo in cui la fede in Dio si è indebolita nel mondo. In fondo già solo questo dato fa pensare ad una correlazione tra la morte di Dio e il suicidio dell’uomo.
Ancora, come riferisce T. Cantelmi (cfr. bibliografia) diversi studi degli ultimi anni hanno mostrato gli effetti benefici della coltivazione della religiosità: la religione rappresenta un fattore protettivo per la salute in generale, e per quella mentale in particolare.
Il Cristianesimo e la sofferenza
Per quanto concerne il cristianesimo, il suicidio e la sopportazione della sofferenza, concludiamo allora con quanto segue. Per il cristianesimo:
1. la vita umana è preziosissima ed il suicido è un atto gravemente malvagio;
2. Dio non è una divinità lontana, bensì una Persona amorevole (diversamente dagli dei giapponesi, cfr. l’articolo di S. Magister in bibliografia), a cui chi soffre può rivolgersi, chiedere conforto, ascolto, ecc.
3. Cristo per infinito amore ha patito le più atroci sofferenze fino alla morte in croce.
È un Uomo-Dio che, per redimerci, assume su di sé liberamente la sofferenza, offre il dorso ai flagellatori, si sdraia sulla croce ed offre se stesso come modello di uomo sofferente e come compagno. Così, noi cristiani sappiamo che la nostra sofferenza è feconda e dunque possiamo sopportarla:
3.1. la nostra sofferenza ci fa partecipare alla redenzione operata da Cristo in nostro favore (la redenzione da lui operata sulla croce, infatti, non giova affatto a Dio, bensì all’uomo, ha il fine di riscattarlo dal male);
3.2. la sofferenza può essere da noi offerta per il bene di coloro che amiamo;
3.3. in Cristo abbiamo un modello ed un compagno, che ci insegna a rendere feconda la sofferenza.
BIBLIOGRAFIA
http://www.who.int/mental_health/prevention/suicide/suicideprevent/en/
http://www.who.int/whosis/mort/download/en/index.html , si veda il file Documentation zip [130KB]
http://www.who.int/mental_health/prevention/suicide_rates/en/index.html
http://www.who.int/mental_health/prevention/suicide/country_reports/en/index.html
http://ajp.psychiatryonline.org/cgi/content/full/161/12/2303#T1
http://www.adherents.com/misc/religion_suicide.html
www.wpro.who.int/NR/rdonlyres/02421D66-3336-4C76-8D59-6ADA8B53D208/0/RC5214.pdf , p. 8
Tonino Cantelmi, Parola di scienziati: la religiosità fa bene (anche) al cervello, in Avvenire, 27 gennaio 2010, http://www.toninocantelmi.it/in-rilievo/27012010-parola-di-scienziati-la-religiosita-fa-bene-al-cervello/
Sandro Magister, Perché nel benestante Giappone la vita vale così poco, http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1342418
IL TIMONE N. 93 – ANNO XII – Maggio 2010 – pag. 18 – 19
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl