Regia di Billy Wilder
con Charles Laughton, Marlene Dietrich, Tyron Power, Elsa Lanchester.
1957 -118 minuti – b/n
Giallo di classe
Ci sono generi cinematografici che innegabilmente richiedono una maggiore e più accurata attenzione nella “costruzione” della sceneggiatura: i gialli, senza dubbio, appartengono a questa categoria. Forse, proprio per le maggiori difficoltà e per il più complesso gioco d’incastri che si cerca, sono sempre meno i film di questa specie degni di nota. Testimone d’accusa, pur avendo cinquant’anni, non solo mantiene intatta la tensione narrativa, ma è un esempio, in generale, su come si faccia cinema.
Un noto avvocato accetta di difendere un uomo accusato di omicidio. Il caso sembra impossibile, non tanto per la colpevolezza dell’imputato, ma perché la moglie dell’accusato si rifiuta di testimoniare in suo favore. Non sono tanto perfido nel rivelare il finale (anche se quando un film è bello il suo valore va al di là della conoscenza della trama), dovete però credermi se vi dico che i colpi di scena non mancheranno.
Basterebbe elencare i nomi di Billy Wilder, Charles Laughton, Marlene Dietrich, Tyrone Power e Elsa Lanchester per capire lo spessore del film. Infatti dovendolo definire, non tecnicamente ma solo emotivamente, direi che Testimone d’accusa è un film sontuoso.
Tutto è profondamente intriso di ricca capacità artistica. Dalla regia, dove Wilder con sapienza ripropone temi cari come l’inganno e il travestimento, ai protagonisti che, in questo caso bisogna assolutamente dirlo, con la loro presenza riempiono letteralmente io schermo. Il tutto è tratto da un racconto di Agatha Christie, che elogiando la pellicola parlò della migliore trasposizione cinematografica mai fatta di un suo libro. Si può volere qualche cosa di più?
IL TIMONE N. 81 – ANNO XI – Marzo 2009 – pag. 63