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22.12.2024

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Iraq, c’erano prima i cristiani
31 Gennaio 2014

Iraq, c’erano prima i cristiani

 

 

 

 

Molti cristiani sono stati recentemente cacciati dall'Iraq sulla base del presupposto che quella terra sia islamica.In realtà, il Cristianesimo era entrato in Mesopotamia molti secoli prima dell’Islam. Come affermano molti documenti storici.

Molti Cristiani sono stati recentemente cacciati dall'Iraq sulla base del presupposto che quella terra non appartenga a loro, bensì sia islamica e non cristiana. In realtà, in Mesopotamia il Cristianesimo era entrato ben prima dell'lslam, addirittura molti secoli prima. Documenti come la Doctrina Addai, gli Atti di Mari e il Chronicon di Arbela, sia pure tra molti aspetti anche leggendari, rivelano nuclei storici che non sfuggono a un'attenta indagine scientifica, supportata da molti altri documenti, ad es. cronachistici, epigrafici e archeologici. Tutti convergono nel dimostrare che, perfino nelle zone d'oltre Eufrate, il Cristianesimo era giunto già nei primissimi secoli d.C. – con ogni probabilità, già almeno nella seconda metà del II secolo.
Se va rifiutato come sicuramente leggendario l'epistolario tra Gesù ed Abgar Ukkama, re di Edessa (oggi Urfa) e dell'Osroene nel I secolo, riportato già da Eusebio a inizi IV secolo e poi dalla Doctrina Addai, un nucleo storico potrebbe rivelare invece l'epistolario tra lo stesso Abgar e Tiberio, incluso nella Doctrina, ma proveniente da fonte separata e più antica. Questo rivela, se non la conversione di Abgar Ukkama affermata dalla leggenda, almeno la conoscenza di Cristo e della sua crocifissione da parte del sovrano e la sua simpatia verso Gesù e i Cristiani, già pochi anni dopo la morte e resurrezione di Gesù. Questa conoscenza stupisce ancora meno se si considera che, poco dopo il 70, anche lo storico siriaco Mara bar Serapion, pur non essendo affatto cristiano, conosceva e ammirava Gesù, da lui chiamato «il re saggio dei Giudei», e sapeva della sua messa a morte per iniziativa dei capi giudaici e della sua resurrezione. Anzi, considerava la recente caduta di Gerusalemme e la come una punizione divina per l'uccisione di Gesù, che egli assimila ad altri sapienti greci (filosofi) come Pitagora e Socrate, ingiustamente perseguitati ma vendicati dalla divinità.
Se la conversione al Cristianesimo di Abgar Ukkama negli anni 30/60 del I secolo rimane incerta ed è affermata soltanto dalla leggenda, è probabile che una primissima predicazione cristiana abbia raggiunto Edessa già nel I secolo. È ancor più probabile che, verso la fine del Il secolo, si sia convertito al Cristianesimo un altro sovrano edesseno, Abgar il Grande, come è affermato dal filosofo cristiano Bardesane, che lo conobbe e visse alla sua corte, e come è suggerito anche dallo storico cristiano (loro contemporaneo) Sesto Giulio Africano, che conobbe entrambi a Edessa. Ed è certo che, a Edessa, ai suoi tempi esistesse una comunità cristiana, con una propria chiesa. Il Chronicon Edessenum, la cui attendibilità e importanza è accettata da tutti gli studiosi e che riposa su fonti molto antiche, attesta che intorno al 200 una grande alluvione con lo straripamento del fiume Daisan a Edessa provocò, fra gli altri danni, anche la distruzione dell'ala della chiesa cristiana di Edessa riservata ai fedeli. L'Epitaffio di Abercio attesta che il suo destinatario compì un pellegrinaggio anche al di là dell'Eufrate, fino a Nisibi, e ovunque incontrò suoi correligionari cristiani; sono anche documentati sinodi e concili i tenuti al tempo di Abgar il Grande a Edessa e in Mesopotamia. Un'epigrafe battesimale edessena del III secolo conferma la presenza del Cristianesimo nel cuore della Mesopotamia già a quel tempo. L'esistenza stessa di Bardesane, che era sicuramente cristiano, con la sua scuola a Edessa al tempo di Abgar il Grande e agli inizi del III secolo è storicamente incontestabile.
Edessa fu anche il centro propulsore di ulteriori missioni evangelizzatrici cristiane rivolte al resto della Mesopotamia, come indicano gli Atti di Mari e il Chronicon di Arbela, e perfino a terre più lontane, come la Partia, la Persia e l'India, dove non a caso la lingua liturgica delle comunità cristiane rimase per secoli il siriaco. Presto la Chiesa mesopotamica si strutturò in diocesi e divenne dipendente dal patriarcato di Seleucia-Ctesifonte (e, per le propaggini occidentali, in parte anche da quello di Antiochia). Dal IV secolo ebbe a competere anche con il Manicheismo per l'influsso sulla terra mesopotamica.
Insieme ad altri centri minori (come Dorqoni, presso Seleucia-Ctesifonte), Edessa e Nisibi furono, ben prima della conquista islamica, centri di fiorenti scuole cristiane, a livello di vere e proprie istituzioni accademiche, in cui l'esegesi biblica godeva di una posizione di preminenza. Ma anche la filosofia greca, fin dai tempi di Bardesane (fine 11inizi 111 sec.) e della sua scuola a Edessa, era entrata nella cultura cristiana siriaca, e naturalmente le traduzioni siriache della Bibbia si erano diffuse per tutta la Mesopotamia: dapprima, già nel Il secolo, il Diatessaron, un'armonia dei 4 Vangeli dovuta a Taziano, discepolo di s. Giustino Martire; poi la Vetus Syra (i cui più antichi strati per il Nuovo Testamento sono attestati nei codici Sinaitico e Curetoniano), che traduceva i Vangeli a uno a uno e anche molti altri libri del Nuovo Testamento e dell'Antico; poi la Peshitta, letteralmente «la Semplice», che probabilmente si originò a Edessa e comprendeva quasi tutti i libri dell'Antico e Nuovo Testamento, e che cercò di offrire una versione più fedele al greco; infine la versione Harklense, del VII secolo, ancora più fedele all'originale greco, al punto da distorcere la sintassi siriaca.
Tutto questo testimonia la vivacità, il radicamento e l'impegno del fiorente Cristianesimo mesopotamico nei primi otto secoli dell'era cristiana, ben prima dell'avvento dell'lslam.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Ilaria Ramelli, Edessa e i Romani tra Augusto e i Severi, in Aevum, 73 (1999) pp. 107-143.
I. Ramelli, Il Chronicon di Arbela, Madrid 2003.
I. Ramelli, Abgar Ukkama e Abgar il Grande alla luce di recenti apporti storiografici, in Aevum, 78 (2004), pp. 103-108.
I. Ramelll, Possible Historical Traces in the Doctrina Addai?, in Hugoye, 9 (2006), 1, §§ 1-24 (http://www.syrcom.cua.edu/Hugoye ).
I. Ramelli, Atti di Mar Mari, Paideia, 2008, con la recensione di Sebastian Brock in Acient Narrative, 7 (2008):
versione elettronica www.ancientnarrative.com ; poi stampata a Groningen.


 

IL TIMONE  N. 80 – ANNO XI – Febbraio 2009 – pag. 28-29

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