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14.12.2024

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La preghiera in famiglia
31 Gennaio 2014

La preghiera in famiglia

 

 

Il primo “gruppo di preghiera” è la famiglia. La famiglia cristiana è chiamata a pregare insieme, nell’unità di tutti i suoi componenti. E solo così che avviene la trasmissione della fede di generazione in generazione. Serve a poco che una persona fatichi per anni per conquistare la fede, se poi non la trasmette ai suoi discendenti. Non sempre è facile giungere alla fede, spesso occorrono anni di ricerche, di fatica, di esperienze dolorose, di lacrime, fino al momento in cui si impara davvero a mettere da parte il proprio orgoglio personale per rivolgersi a Dio. Ebbene, se tutta questa conquista non è trasmessa, il mio percorso è servito a poco, è servito al massimo a me stesso e basta.
Qual è il modo con cui i credenti, divenuti madri o padri, trasmettono la fede alla generazione successiva? È la preghiera in famiglia. Perfino i percorsi che la Chiesa attua attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana rischiano di risultare sterili se alle spalle non c’è una famiglia che prega. Dice il nostro Catechismo: «La famiglia cristiana è il primo luogo dell’educazione alla preghiera. Fondata sul sacramento del Matrimonio, essa è la “la Chiesa domestica” dove i figli di Dio imparano a pregare “come Chiesa” e a perseverare nella preghiera. Per i fanciulli in particolare, la preghiera familiare quotidiana è la prima testimonianza della memoria vivente della Chiesa pazientemente risvegliata dallo Spirito Santo» (CCC 2685).
È stato grazie alla famiglia che il popolo ebraico ha trasmesso lungo i secoli il dono della fede e la conoscenza della Parola di Dio, spesso imparando a memoria le Leggi del Signore o i contenuti delle Sacre Scritture. È attraverso la famiglia che viene educato e cresciuto quel fanciullo di Nazareth che salverà il mondo. La trasmissione della fede di generazione in generazione ha permesso alla cristianità di far sopravvivere nei secoli l’intero patrimonio dei suoi valori, e il principale anello di congiunzione che ha permesso questo è sempre stata la famiglia. La candela che al Battesimo la famiglia accende alla fiamma del grande cero pasquale rappresenta proprio questa trasmissione perenne della luce della Verità. Purtroppo, non sempre la preghiera in famiglia risulta facile; spesso entrano in azione forze divergenti, tensioni psicologiche, attriti fra i componenti; ma è proprio qui che vengono guarite queste situazioni: attraverso la preghiera comunitaria familiare. In assenza di questa, tali forze negative spesso prendono il sopravvento lacerando la famiglia stessa e talvolta anche distruggendola.
Dinanzi a questo rischio non è sufficiente che i genitori abbiano fede, e nemmeno che singolarmente preghino: occorre la medicina insostituibile della preghiera in famiglia. Spesso è forte la tentazione di costruirsi una propria oasi di pace, presso un gruppo di preghiera o partecipando alle riunioni di qualche movimento: una specie di zona franca dove vivo al di fuori dei problemi ed ho l’illusione di poter proseguire la mia crescita spirituale da solo, senza troppi veleni domestici. In realtà, terminata quella gratificante esperienza, riprecipito ogni volta nella situazione di partenza, e mi accorgo che non vado oltre nella mia crescita se non si cammina insieme. Non sarò nemmeno più in grado di proporre ai miei familiari un ritiro spirituale di famiglia o anche un semplice pellegrinaggio fatto in comune. E allora si ricade nel rischio di non voler perdersi queste cose praticandole da soli. In realtà, è molto più fruttuosa un’Ave Maria in famiglia che un intero rosario da soli; o una camminata coi figli fino alla cappellina più vicina del quartiere che non un pellegrinaggio personale di cinque giorni a qualche lontano santuario; o un confronto domestico sui temi della fede che non una solitaria immersione negli esercizi spirituali tenuti da qualche teologo.
Nelle case non dovrebbe mai mancare un angolo dedicato alla preghiera, una croce, una bibbia aperta. La famiglia, anche se cristiana, non sopravvive senza la preghiera. Senza la preghiera non può anzi nemmeno definirsi cristiana. La famiglia si rifiuta di pregare con me? Pregherò con il coniuge chiedendo proprio questa grazia. Il coniuge si rifiuta di pregare con me? Pregherò per chiedere la grazia che preghi con me. Spesso la crisi della preghiera in famiglia passa proprio attraverso la crisi della preghiera di coppia. È importante che la coppia, fin dal fidanzamento, impari a pregare insieme, e che dopo il matrimonio non faccia mai mancare questo modello davanti agli occhi dei figli. I figli non vanno mai sgridati o forzati verso tale direzione: l’importante è che vedano mamma e papà pregare; e per non sentirsi esclusi talvolta si uniranno, magari se invitati ad una piccola parte di quel rito, specie se all’inizio o alla fine del pasto o del riposo notturno. Non sempre è facile, specie quando questo non è stato fatto dall’inizio, ma lo Spirito Santo c’è, ed entra in azione se glielo chiediamo. È però importante puntare alla quotidianità del gesto. È opportuno che le parrocchie aiutino le famiglie in questa direzione, creando occasioni per la preghiera comunitaria della famiglia. E in particolare della famiglia unita. La pastorale familiare non deve nella sua azione separare i componenti della famiglia, ma operare affinché si attui una vera pastorale della famiglia unita e indivisa.

 

IL TIMONE – N. 77 – Anno X – Novembre 2008 – pag. 61

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