utti e tre i Vangeli sinottici pongono il racconto della tentazione di Gesù nel deserto subito dopo il Battesimo ricevuto da Giovanni. Il Battesimo si conclude con la discesa dello Spirito Santo che presenta un’evidente analogia con l’unzione dei sacerdoti e dei re. L’olio è un chiaro simbolo dello Spirito e quando nell’Antico Testamento si compie su qualcuno il rito dell’unzione, vuol dire che lo Spirito “si posa su di lui” per renderlo adatto a compiere l’incarico che gli viene affidato. Messia, dall’ebraico Mashiach, e il corrispondente Cristo, dal greco Christós, significano letteralmente: “uno che è stato unto”. Nel caso di Gesù l’unzione è speciale, unica, perché su di lui – nella sua umanità – si posa ora quello «Spirito eterno» (Eb 9,14) che è suo da sempre. Ora Gesù riceve nella storia quell’incarico, quella missione che riflette il suo eterno procedere dal Padre nell’amore dello Spirito Santo. Tutta la vita terrena di Gesù ha le sue origini nel mistero dell’eterna vita trinitaria e ne è quindi un riflesso: contemplandola contempliamo la Trinità.
Si resta un po’ stupiti – nota Benedetto XVI nel suo recente libro su Gesù di Nazaret – nel constatare che questo stesso Spirito conduce Gesù nel deserto «per esser tentato dal diavolo» (Mt 4,1). Lui stesso però ce ne dà una convincente spiegazione: «L’azione è preceduta dal raccoglimento e questo raccoglimento è, necessariamente, anche una lotta interiore per l’incarico, una lotta contro i travisamenti di esso, che si presentano come i suoi veri adempimenti» (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano 2007, p. 48). Così come il diavolo ha cercato – purtroppo con successo – di falsificare il significato del comando di Dio di non mangiare dell’«albero del giardino» (Gn 3,1) e quindi di travisare il senso del diventare «come Dio», che pure faceva parte dei piani del Creatore sull’uomo (cfr. Gv 10,34), così ora tenta di travisare il senso dell’opera messianica affidata a Gesù. In questo travisamento c’è il modello di ogni fraintendimento e falsificazione della persona di Gesù, dei suoi intenti e, quindi, del Cristianesimo e della vita cristiana.
Sei stato incaricato di cambiare il mondo? «Dì che questi sassi diventino pane». Che cosa c’è di più ovvio e ricercato del benessere? Non è forse un atto di amore soddisfare i bisogni elementari dell’uomo? Per raggiungere questo vero e concreto miglioramento del mondo Dio non serve, anzi è di ostacolo. La risposta di Gesù è chiara: «Non di solo pane…». È proprio cercando innanzitutto Dio che si potrà ottenere anche il resto: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33).
Per cambiare bisogna potere e per raggiungere il potere bisogna conquistare il consenso: metti il tuo agire e i suoi risultati alla portata di una sperimentazione che tutti possano fare. Per convincere, devi lasciati giudicare sulla base dei criteri che stabiliscono gli uomini, devi lasciarti provare come si provano le merci. Gettati giù dal pinnacolo del Tempio, gli angeli ti sorreggeranno e tutti potranno constatare. Anche qui il mistero di Dio è solo di ostacolo…
Oppure vieni a patti con i potenti di questo mondo: tu starai alle loro condizioni e loro ti aiuteranno. «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Il travisamento è il rischio più grande e la minaccia sempre incombente. Il vero Messia deve instaurare il Regno di Dio. Ma in che cosa consiste soprattutto questo Regno di Dio? «Un mondo in cui regnano la pace, la giustizia e la salvaguardia della creazione» (ibid., p. 77), suggeriscono oggi in molti. Una risposta che sembra di un’ovvietà sconcertante, ma che è così lontana da quello che Gesù ci ha veramente donato, cioè il «potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12), da apparire agli occhi della fede per quello che è realmente: una tentazione diabolica. Anzi, qualcosa che assomiglia in modo inquietante al programma dell’Anticristo, così come ce lo propone in modo letterariamente affascinante e profeticamente convincente Vladimir Sergeevic Solov’ev nel suo famoso Racconto dell’Anticristo (cfr. ibid., pp. 58 e 64).
IL TIMONE – N.60 – ANNO IX – Giugno 2007 pag. 60
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