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15.12.2024

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Giulio II
31 Gennaio 2014

Giulio II

 

 

Profuse grandi energie nella difesa e nell’espansione dei domini territoriale del papato. Era un “Papa-soldato” e scelse il nome in riferimento a Giulio Cesare, confermando il suo ardore per il recupero imperiale della Chiesa.
Iniziò la ricostruzione della Basilica di San Pietro, chiamandovi a lavorare i più grandi artisti dell’epoca.


 

 

Nome: Giuliano della Rovere
Data nascita: 5 dicembre 1443
Elezione: 1 novembre 1503
Incoronazione: 18 novembre 1503
Motto: dominus mihi adiutor, non timebo quid faciat mihi homo
Durata: 9 anni, 3 mesi e 21 giorni

Data morte: 21 febbraio 1513

Sepolto: S. Pietro in Vincoli
Posizione cronologica: 216

 

Giulio II (1503-1513) è uno dei pontefici invisi a certa storiografia perché contrasta l’imma-gine “politicamente corretta” del Papa dedi-to al solo ambito spirituale, mentre egli era più simile ad un generale di corpo d’armata che ad un pastore d’anime. Ma dopo il papato di Alessandro VI Borgia (1492-1503) la Chiesa, in quel preciso periodo storico, aveva bisogno precisamente di una personalità energica come Giulio II che ristabilisse la smarrita autorevolezza morale del papato.
Lo stesso Ludwig Von Pastor, nella sua monumentale opera sui Papi, così giustifica la presenza di Giulio II al soglio di Pietro: «…Giulio II ci sta innanzi come uno dei più poderosi pontefici dopo Innocenzo III, per quanto non fosse un ideale di papa… Ma forse richiedevasi appunto un tale personaggio per diventare il salvatore del papato in un’epoca di prepotenza, quale era il principio del secolo XVI» (vol. III, p. 712).
Di origini molto umili, Giuliano Della Rovere nasce il 5 dicembre 1443 ad Albissola (Savona) da Raffaello della Rovere e da Teodora Manirola.
Grazie all’interessamento dello zio paterno, il francescano card. Francesco Della Rovere, Giuliano si forma presso il Convento di S. Francesco a Perugia. La sua carriera ecclesiastica ha un’“accelerazione” quando lo zio diventa papa Sisto IV (1471-1484): ottiene la titolarità di diversi vescovati in Italia e in Francia, estendendo in maniera esponenziale la propria influenza “politica” all’interno della Curia (alla morte dello zio, riesce a far eleggere Papa il suo concittadino Innocenzo VIII [1484-1492]).
Chi lo conosce direttamente riporta l’impressione di un uomo dall’ingegno acuto e dalla straordinaria energia fisica che spesso deborda in sfoghi collerici sproporzionati. Avverso ad ogni forma d’ipocrisia, la sua schiettezza lo porta a scagliarsi anche violentemente con gli opportunisti. L’alta statura, la testa rotonda e grossa, gli occhi profondi e infuocati, il naso pronunciato e le labbra quasi costantemente serrate gli conferiscono una presenza grave e maestosa; per alcuni è la figura di Papa più forte di tutta la storia della Chiesa.
In giovinezza pare non sia stato irreprensibile riguardo al-la continenza (da vescovo ebbe probabilmente tre figli), ma dimostra con la vita più virtù cristiane di gran parte dei prelati suoi contemporanei.
Il 1° novembre 1503 è eletto pontefice all’unanimità grazie alla grande influenza non solo morale che gode nel collegio cardinalizio (probabilmente ci furono pratiche simoniache).
Da subito il pensiero dominante di Giulio II è la restaurazione della potestà temporale della Chiesa con un obiettivo ancora più ambizioso: l’unificazione della penisola sotto la guida del Papa come unico sovrano. Un grosso scoglio per l’unificazione dell’Italia è però rappresentato da Venezia che ha occupato illegittimamente dei territori in Romagna alla caduta dei Borgia. Per sperare in una vittoria, data la pochezza del proprio esercito, Giulio II è costretto a prendere parte alla Lega di Cambrai del 1508, formata dai nemici di Venezia ossia Francia, Spagna, Inghilterra e l’Imperatore Massimiliano. In realtà, il progetto del Papa era più ampio: l’obiettivo sarebbe stato di aderire alla Lega per trasformarla poi in una crociata secondo il suo antico sogno (e che tale rimarrà sebbene accumuli denaro per questa finalità per tutta la vita) di celebrare la S. Messa nella chiesa di S. Sofia a Costantinopoli dopo averla liberata dai musulmani. Anche per questo motivo, Giulio II aderisce alla Lega il tempo necessario per avere la meglio su Venezia la quale, per evitare la catastrofe, si riconcilia con il Papa subito dopo la sconfitta con la restituzione della Romagna. A questo punto Giulio II scioglie la sua adesione alla Lega e si allea con Venezia e al grido di “fuori i barbari” si scaglia contro gli ex alleati francesi prendendo parte personalmente alla campagna militare, nella convinzione che fosse suo preciso dovere di pontefice la difesa armata del suolo italico dalle intrusioni delle potenze straniere.
Nell’assedio della città di Mirandola, punto chiave per il dominio dello Stato estense, il 2 gennaio 1511 Giulio II è sul campo di battaglia ricoperto di neve fresca, trasportato su una lettiga per via della febbre alta che ha contratto in quei giorni, così da galvanizzare personalmente le truppe alla conquista della città, noncurante del concreto rischio di cadere prigioniero dei francesi. Tre giorni dopo la fortezza di Mirandola capitola e Giulio II è tra i primi a penetrare nella breccia aperta nelle mura, arrampicandosi su una scala a pioli. Lo scontro con la Francia passa rapidamente dal piano militare a quello politico-religioso. Il re Luigi XII convoca il “conciliabolo” di Pisa nel 1511 per deporre il Papa. Ma Giulio II con la convocazione del V Concilio Lateranense, il 18° ecumenico, recupera pienamente la propria autorità spirituale e politica (sono presenti tutti i sovrani d’Europa).
Eppure, Giulio II non trascura del tutto i suoi doveri spirituali.
Riporta ordine e tranquillità all’interno della città di Roma grazie anche all’aiuto delle Guardie svizzere che istituisce ufficialmente il 22 gennaio 1506. Combatte l’eresia, emana una bolla per decretare nulla ogni elezione pontificia che d’ora in poi avverrà per simonia, promuove la riforma degli ordini religiosi, alimenta la devozione al SS Sacramento e alla Passione di Cristo. Ciò nonostante, il suo impegno in questa direzione rimane certamente deficitario; oltretutto sottovaluta la minaccia della crisi religiosa che si stava delineando in Europa, e che sarebbe poi sfociata da lì a breve nel Protestantesimo.
Il sogno di una renovatio imperii che rilanci in modo adeguato la grandezza del papato, per Giulio II deve passare anche attraverso la magnificenza dell’arte, verso la quale è sempre stato attratto. Massima espressione di questo progetto è la ricostruzione della Basilica vaticana, che ancora vive sulle mura erette da Costantino. Il 18 aprile 1506 il Papa pone la prima pietra del nuovo edificio che vedrà la conclusione solo nel 1612; Giulio II si avvale dei maggiori talenti artistici dell’epoca tra cui Michelangelo, Raffaello e Bramante. A Michelangelo “imporrà” anche l’affresco del soffitto della Cappella Sistina, come pure a Raffaello chiederà di dipingere le Stanze del Palazzo Vaticano.
Grande passione di Giulio II è la scultura. Ritrova e valorizza il gruppo del Laocoonte (realizzato tra il 20 e 40 a.C.) ma soprattutto commissiona a Michelangelo la propria tomba che nel progetto iniziale prevedeva ben 40 statue: vengono realizzati “solo” il Mosè (che ben tratteggia l’aspetto “terribile” e maestoso di Giulio II), situato nella basilica di S. Pietro in Vincoli, e dei Prigioni, ora conservati a Parigi e a Firenze.
Proprio in quella tomba incompiuta sono deposte le spoglie mortali di Giulio II, lì traslate molti anni dopo la morte avvenuta il 21 febbraio 1513.

 
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«All’estero, dove le cose italiane non si conoscevano da vicino, fece molto scandalo per il procedere guerresco del papa, mentre in Italia l’opera politica di Giulio II veniva quasi generalmente riguardata come indispensabile e benefica per la Chiesa e per la patria… Così Giulio II ci sta innanzi come uno dei più poderosi pontefici dopo Innocenzo III, per quanto non fosse un ideale di papa. La critica imparziale infatti non può negare che Giulio II abbia secondato troppo delle tendenze esclusivamente politiche e proceduto in tutte le sue imprese con una passionatezza e intemperanza punto dicevoli a un papa. Genuino, personaggio fuori affatto della comune, egli concepì il suo compito in maniera impetuosa, violenta, con una forza veramente erculea. Ma forse richiedevasi appunto un tale personaggio per diventare il salvatore del papato in un epoca di pre-potenza, quale era il principio del secolo XVI».
(L. Von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, vol. III, p.712, Roma, Desclè Ed. Pontificia, 1934).

IL TIMONE – N.64 – ANNO IX – Giugno 2007 – pag. 54-55

 

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