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14.12.2024

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La filosofia è inutile?
31 Gennaio 2014

La filosofia è inutile?

 

 

 

 

C’è un luogo comune: la filosofia non serve a niente. Invece è estremamente utile, perché aiuta a progredire nelle varie scienze, ad essere liberi, a configurare una società giusta, a cogliere il senso della vita e la felicità.

Secondo l’opinione più diffusa la filosofia è uno sterile esercizio di produzione di elucubrazioni astratte che non servono a nulla. Come dice una specie di slogan: «la filosofia è quella cosa con la quale e senza la quale si resta tale e quale».
In effetti ci sono alcuni filosofi che scrivono in modo incomprensibile e si occupano di temi insignificanti, per di più in modo pesantemente dettagliato ed analitico. Ma è proprio vero che tutta la filosofia, nel suo complesso, è inutile?
C’è da augurarsi che gli abbonati del Timone che leggono gli articoli di filosofia che appaiono su questa rivista siano convinti dell’utilità della filosofia, che adesso proverò ad argomentare.
In effetti, in un certo senso è vero che la filosofia è inutile, nel senso che, diversamente dalle altre scienze e discipline, non produce direttamente nulla: non costruisce case, non progetta automobili, non guarisce malattie, ecc. La filosofia, invece, è una ricerca disinteressata della verità, nonché del bene e del male dell’agire umano.
Ma, per altri versi, la filosofia ha un’utilità enorme, che si può comprendere se si tiene presente che filosofare significa ragionare, esercitare quello strumento peculiare di cui l’uomo è dotato, che si chiama ragione.

1. Le altre scienze e discipline producono cose, opere, servizi, ecc. e in ciò consiste la loro utilità. Ma per esercitare qualsiasi scienza e disciplina bisogna saper ragionare e, dato che filosofare significa ragionare, chi pratica la filosofia rinforza e consolida la propria ragione e questo è molto utile per produrre ciò che le varie scienze e discipline realizzano.
È vero che ogni uomo ragiona già senza far filosofia, perché possiede la ragione come equipaggiamento naturale, però chi fa filosofia rafforza e consolida la propria capacità di ragionare e quindi è maggiormente provvisto dell’abilità che gli consente di procedere efficacemente nelle varie scienze e discipline. È un po’ come prepararsi per una faticosa camminata in montagna: chi fa la sua vita normale, in cui cammina più o meno quotidianamente, è già in grado di fare un’ascensione in montagna, ma chi va in palestra o a correre per allenarsi è molto più in grado di ascendere in vetta.
Non a caso, nella storia del genere umano esistono rudimenti di scienza e di tecnologia fin dai popoli più antichi, dato che l’uomo per natura, cioè per equipaggiamento, è dotato di ragione; ma lo sviluppo delle scienze è progredito molto più rapidamente da quando i Greci hanno inventato la filosofia. Questo sviluppo è avvenuto in Occidente, proprio dove veniva coltivata la filosofia, e si è poi verificato anche in Oriente solo quando esso ha assunto alcune forme di ragionamento, alcune forme logiche di pensiero, alcuni concetti tipici della filosofia occidentale.
Non è un caso, ancora, che i diplomati al Liceo conseguano, in media, risultati universitari più brillanti dei loro coetanei che non hanno studiato filosofia e che i laureati in filosofia, a smentita di un diffuso luogo comune che li crede condannati alla disoccupazione, riescano a raggiungere posizioni di grande prestigio anche al di fuori degli ambiti professionali strettamente filosofici: ad esempio, la società Spencer Stuart, in una ricerca di pochi anni fa ha preso in esame le prime 1.000 aziende degli Stati Uniti, rilevando che su 9 manager solo 3 si sono laureati in materie economiche.
Del resto, come dicono alcuni tra gli stessi manager, nelle facoltà tecniche vengono insegnate appunto delle tecniche che non soltanto sono spesso già superate quando i laureati arrivano nel mondo del lavoro, ma rappresentano meno del 10 % di quanto è necessario sapere. Il restante 90 % si impara sul campo e ciò richiede flessibilità mentale, capacità di adattarsi alle situazioni che evolvono e si aggiornano continua-mente, l’abilità di comprendere le persone (colleghi, superiori, dipendenti), tutte capacità che, di nuovo, i filosofi hanno sviluppato molto più dei loro colleghi laureati in altre discipline. In certi casi ai filosofi basta proprio solo imparare sul campo, altre volte per pareggiare le conoscenze specialistiche dei loro colleghi devono fare dei corsi o dei master, ma, poi, in tutto il resto dell’esperienza professionale, i filosofi sono avvantaggiati.

2. Come dice con grande profondità il Vangelo «la verità rende liberi» (Gv 8, 32), perché chi conosce la verità può scegliere con cognizione di causa e agire liberamente senza farsi condizionare od influenzare; solo chi conosce le alternative e la verità sulle alternative che gli si parano di fronte può selezionarle liberamente, altrimenti si farà manipolare dagli altri. Crederà di essere libero quando invece è manovrato da singole persone, oppure dai media, dalle lobbies, dai gruppi di pressione. Ora, la filosofia è appunto la ricerca della verità, dunque è un’attività estremamente utile.

3. Ognuno di noi desidera vivere in una società caratterizzata dalla giustizia, dalla sicurezza e insieme dalla libertà, in una trama di rapporti sociali equi, di rispetto reciproco, ecc. Ebbene, la filosofia dimostra ulteriormente la sua utilità, perché si interroga anche sulla buona configurazione politica di una società.

4. Se filosofare significa ragionare, non c’è niente di più utile che saper ragionare, perché ciò ci consente di discernere il senso della vita, cioè la meta della nostra esistenza e non c’è nulla che sia più importante da sapere del traguardo a cui dobbiamo indirizzarci. Ancora una volta il Vangelo ce lo conferma efficacemente: «Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?» (Lc 9, 2425). Ora, la filosofia si interroga proprio sull’uomo, su Dio, sul bene e sul male, dunque contribuisce in modo speciale a farci comprendere a cosa dedicare le nostra vita e da cosa distoglierci.
Si potrebbe obbiettare che per conoscere il senso della vita basta la fede. Per rispondere in modo esaustivo bisognerebbe esporre alcune critiche al cosiddetto fideismo (mancandomi lo spazio posso solo rinviare a G. Samek Lodovici, L’esistenza di Dio, Quaderni del Timone, Edizioni Art 2004, pp. 15-19). Nei limiti di questo articolo si può almeno aggiungere quanto segue, che vale come ulteriore riprova dell’utilità della filosofia.
4-1. Le fedi religiose sono molte e differenti. Dunque per vagliarle e individuare quella vera bisogna disporre di uno strumento per giudicare i contenuti delle varie fedi, che sia diverso dalla fede stessa, e tale strumento non può essere che la ragione.

5. Se filosofare significa ragionare, la filosofia è utilissima perché ci consente di conoscere in cosa consiste la felicità e come conseguirla.
Si potrebbero evidenziare svariati altri motivi dell’utilità della filosofia, ma ci si può limitare ad un sua ultima difesa.
Come dice Aristotele in una sua opera giovanile che si intitola Protreptico (al paragrafo III), chiunque critica la filosofia in realtà si contraddice e si smentisce da solo. Infatti, per criticare in modo efficace qualcosa bisogna pur sempre ragionare e argomentare, ma chi esercita queste due attività sta appunto proprio filosofando. Dunque chi critica la filosofia si smentisce, perché sta lui stesso facendo filosofia.

 

 

 

RICORDA

«In settori professionali molto complessi e articolati, dove si devono mettere a punto strategie e prendere decisioni sulla base di molti valori e parametri, a lungo andare sembrano vincenti i curricula con una forte componente umanistica: laureati in filosofia, in lettere, in lingue o altre discipline umanistiche si trovano assa spesso avvantaggiati nel dirigere, nell’innovare, soprattutto in quei settori dove sono necessari intuito, flessibilità, comprensione delle situazioni, del contesto culturale e dei beni umani in gioco».
(Aramndo Fumagalli, Il valore delle forme narrative per la formazione umana professionale, in Vita e Pensiero 9 [1998], p. 589).
BIBLIOGRAFIA
Armando Fumagalli, Il valore delle forme narrative per la formazione umana professionale, in Vita e Pensiero 9 [1998], p. 563-593.
Aristotele, Protreptico. Esortazione alla filosofia.
Tomas Melendo, Un sapere a favore dell’uomo. Introduzione alla filosofia, Edusc, 2002.
Antonio Livi, La filosofia e la sua storia, Dante Alighieri, 1996, vol. I, pp. 1-14.
Josef Pieper, Per la filosofia, Ares, 1976.
Giovanni Paolo II, Fides et Ratio.
Giovanni Reale, Storia della filosofia antica. Dalle origini a Socrate, Vita e Pensiero, 1975, vol. I, pp. 11-12.

 

IL TIMONE – N. 56 – ANNO VIII – Settembre/Ottobre 2006 – pag. 32 – 33

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