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Calano gli aborti? Ma la 194 non c’entra
31 Gennaio 2014

Calano gli aborti? Ma la 194 non c’entra

 

 

Anche alla luce della recente indagine parlamentare sulla legge 194 va smentita la presunta connessione tra quella legge, la diffusione della contraccezione e il calo degli aborti. Spieghiamo perché.

Nei dibattiti sulla Ru 486 (la pillola abortiva) e sulla legge 194, si sente spesso ripetere che la 194 è una buona legge perché avrebbe determinato un calo nel ricorso all’aborto. È proprio vero?
Tanto per incominciare, anche se fosse vero che la 194 ha fatto diminuire gli aborti, essa resterebbe pur sempre una legge gravemente ingiusta perché autorizza e contribuisce (con le strutture del Servizio Sanitario Nazionale) all’uccisione di esseri umani innocenti e un fine buono (la presunta diminuzione degli aborti) non giustifica un mezzo cattivo (l’autorizzazione legale ad abortire e il contributo dello Stato).
Inoltre, verrebbe da chiedere ai sostenitori della 194 come facciano a sapere che gli aborti clandestini siano calati, visto che per definizione sfuggono alla contabilità.
Per quanto riguarda poi gli aborti legali, i dati internazionali dimostrano in realtà che l’aborto sta aumentando. Assuntina Morresi ed Eugenia Roccella su il Foglio del 26.10.05 hanno riportato alcuni dati. Ad esempio: in Francia su 1000 nati vivi, nel 2000 si contavano 253 aborti, saliti a 277 nel 2002; in Spagna dal 2000 al 2002 su 1000 nati vivi gli aborti da 160 sono diventati 184; in Svezia gli aborti sono aumentati da 343 a 348.
Ma anche per quanto riguarda il nostro paese è possibile smentire il presunto nesso tra la diminuzione degli aborti e la legislazione abortista.
In Italia i dati del 2004 sull’aborto mostrano una crescita del 3,4%, in controtendenza con gli anni passati: da 132.178 aborti del 2003 si è passati a 136.715 nel 2004. E la recente indagine conoscitiva sull’applicazione della legge 194 ha evidenziato che tale crescita «riguarda non solo le donne immigrate, ma anche la popolazione residente» in Italia.
Ora, è vero che rispetto agli anni ’80 c’è stata effettivamente una riduzione degli aborti (nel 1982 furono 234.593), ma è erroneo pensare che essa sia ascrivibile alla legalizzazione dell’aborto. Il filosofo scozzese David Hume (1711-1776) ci ha insegnato che post hoc (dopo ciò) non vuol dire propter hoc (a causa di ciò): se “X” (il calo degli aborti) viene dopo “Y” (la legalizzazione dell’aborto) non è detto che la sua causa sia per forza Y. Se una strada diventa bagnata dopo il passaggio di un’autobotte non è detto che sia stata bagnata dall’autobotte, perché, per esempio, potrebbe essere stata bagnata da uno scroscio di pioggia avvenuto nel frattempo.
Ma, poi, come si può pensare che la legalizzazione dell’aborto ne faccia diminuire la pratica? È una pretesa logicamente assurda.
Ad esempio: in Olanda il consumo di sostanze stupefacenti è aumentato e non diminuito dopo la loro legalizzazione. Per stare all’Italia, si pensi alla recente diminuzione del consumo di sigarette dopo l’emanazione della legge che ha ristretto i luoghi per fumare. In effetti:
1) nella mentalità comune vige un diffuso positivismo giuridico secondo cui è moralmente sbagliato solo ciò che è vietato dalla legge: pertanto, la legalizzazione dell’aborto ha eliminato molte remore morali nei suoi riguardi, aumentandone la pratica;
2) è inoltre inevitabile che la legalizzazione di una prassi la renda più comodamente accessibile, incrementandone la diffusione;
3) la legalizzazione di un comportamento e la sua depenalizzazione eliminano il timore di incorrere nelle pene che esistevano precedentemente e dunque, di nuovo, ne aumentano la diffusione. Se il furto venisse depenalizzato è ovvio che il numero dei furti aumenterebbe.
Qualcuno dice che la 194 ha fatto diminuire l’aborto perché ha diffuso la contraccezione. Anche a tale affermazione si può facilmente replicare.
1) La contraccezione è prodotto della stessa cultura contro la vita di cui è espressione anche la 194, ma non è un effetto della 194.
2) C’è un nesso profondo tra contraccezione ed aborto. È un dato di fatto accertato da fonti non sospettabili: «l’incidenza degli aborti provocati è dell’1% nelle donne che non usano contraccettivi e del 9% tra le donne che li usano». Lo registrava già nel 1949 un Rapporto della Regia Commissione per la Popolazione della Gran Bretagna; successive indagini, come quelle riportate nel già citato articolo di Morresi e Roccella, riconfermano che l’aborto aumenta tra le donne che fanno uso di contraccettivi, specie nelle donne con meno di venti anni. Ad esempio, in Gran Bretagna dal 1990 al 2000 è aumentata la percentuale di donne che ricorre alla contraccezione (dall’80 all’83%) e dal 1990 è inoltre disponibile la pillola del giorno dopo, che ha raggiunto anche le 800.000 prescrizioni l’anno, e che, dal 2001, si acquista senza ricetta medica. Nello stesso periodo la percentuale di aborti per le donne al di sotto dei 20 anni è salita dal 36 al 39%.
L’indagine conoscitiva sulla 194 permette inoltre di escludere che la diminuzione degli aborti sia da attribuire alla legge in forza del fatto che essa istituisce dei consultori che dovrebbero promuovere degli interventi che aiutino la donna a cambiare idea. Non ci sono dati precisi al riguardo, ma, come dice il testo dell’indagine conoscitiva, «sono state avanzate stime al riguardo, che indicano in una percentuale di circa il 5% di casi in cui la donna […] decide di proseguire la gravidanza a seguito del colloquio presso il consultorio ». Solo il 5% dunque.
Inoltre è risaputo che in molti casi questi consultori si limitano a rilasciare un certificato di autorizzazione all’aborto senza mettere in atto alcun tentativo di dissuasione.
Ed è certo (citiamo sempre dall’indagine conoscitiva) che «risultano zone del territorio, anche nel centro e nord Italia, che risultano sprovviste di un’adeguata rete di consultori». Dove questi esistono «accade […] che all’indicazione sulla carta di un consultorio non corrisponda una presenza effettiva e costante del servizio nel territorio, a causa di gravi problemi di organico, carenza di risorse finanziare etc.».
Del resto, il nesso tra contraccezione e aborto è culturalmente comprensibile. La cultura contraccettiva diffonde nei riguardi della vita nascente un atteggiamento di rifiuto, una antilife mentality, che vede nella procreazione una condanna ed un problema: è chiaro che una simile cultura porta all’aumento e non alla diminuzione degli aborti.
Così, nei vari paesi sono quasi sempre le persone, i movimenti e le istituzioni pro contraccezione a promuovere la diffusione dell’aborto e le grandi multinazionali farmaceutiche prediligono ormai la produzione di abortivi a quella dei contraccettivi, in quanto i primi sono il mezzo più efficace per evitare i figli non voluti.
In realtà, il calo italiano degli aborti legali è da attribuirsi a ben altri fattori: una diminuzione generale della fertilità, che ha determinato la corsa verso la fecondazione artificiale; la diffusione di falsi contraccettivi, come la «pillola del giorno dopo», che sono di fatto molto spesso abortivi e che determinano un alto numero di aborti che non vengono conteggiati e che, pertanto, non rientrano nelle statistiche; l’incremento, anche nel grande pubblico, delle conoscenze di biologia dello sviluppo circa la continuità e l’autonomia dello sviluppo dell’embrione.
Siccome però tutti questi fattori si possono rinvenire anche negli altri paesi, dove il numero degli aborti aumenta, se ne può dedurre che il calo italiano è dovuto principalmente alla sensibilizzazione culturale pro-life realizzata dalla Chiesa in Italia e dal Movimento per la Vita (grazie al suo sostegno ogni anno alcune migliaia di madri riescono a portare a termine la gravidanza: solo nel 2004 sono stati salvati circa 7.000 bambini). Tanto è vero che una recente indagine sociologica dell’Eurispes ha rilevato che il 78% degli italiani non accetta il criterio secondo il quale una madre possa abortire semplicemente se lo vuol fare.

RICORDA
«La cultura contraccettiva promuove nei confronti della procreazione un atteggiamento ipocritamente etichettato come “responsabilità”, mentre in realtà è rifiuto».
(Lino Ciccone, La vita umana, Ares 2000, p. 122).
BIBLIOGRAFIA
Assuntina Morresi – Eugenia Roccella, Gli insospettati paradossi del legame tra contraccezione e aborto, in Il Foglio, 26.10.05, p. 1, www.ilfoglio.it/downloadpdf.php?id=41653.
Lino Ciccone, La vita umana, Ares 2000, pp. 121-123.
Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, specialmente i punti 12-13.

IL TIMONE – N.51 – ANNO VIII – Marzo 2006 – pag. 14-15
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