Una pagina sconosciuta di criminalità politica e di esemplare fedeltà alla Chiesa.
Protagoniste 32 religiose. Martirizzate durante la Rivoluzione Francese del 1789.
L’opera di Bernanos Dialoghi delle Carmelitane ha reso nota, anche al di fuori della Francia, la tragedia delle sedici suore del Carmelo di Compiègne. Pressoché sconosciuto è invece il dramma consumatosi nella città di Orange, nel giugno-luglio 1794, quando un tribunale speciale, nominato dalla Convenzione allora dominata da Robespierre, giudicò con rito abbreviato 332 prigionieri ammassati in carceri improvvisate e li fece giustiziare: tra essi si trovavano 32 claustrali.
Si tratta di un anello di quella lunga catena che fu la metodica opera di scristianizzazione della Francia e che sfociò in aperta persecuzione quando migliaia di credenti, laici, sacerdoti, religiosi e suore furono fucilati, annegati, ghigliottinati.
Fin dall'ottobre 1789 era stata deliberata la soppressione provvisoria degli ordini religiosi e il 2 novembre dello stesso anno, su proposta di quello strano personaggio che fu il vescovo Talleyrand, i beni della Chiesa furono nazionalizzati per essere messi in vendita l'anno successivo onde provvedere al finanziamento del nuovo regime. In realtà non si trattò di una nazionalizzazione, perché i beni non rimasero patrimonio nazionale, ma piuttosto di una requisizione-vendita che ebbe come risultato che pochi ricchi si impadronirono di un cospicuo patrimonio fino ad allora al servizio dell'intera comunità.
Il 24 agosto 1790 divenne legge la Costituzione Civile del Clero, vale a dire un'organizzazione della Chiesa ispirata ai principi rivoluzionari. Lo Stato si arrogò competenze che gli erano estranee, abrogò il diritto canonico, introdusse il principio dell'elezione per le cariche ecclesiali, vietando di rivolgersi al Papa per ottenere l'approvazione delle nomine vescovi li. I parroci furono ridotti al rango di funzionari statali; ad essi e ai religiosi venne fatto obbligo di prestare giuramento di fedeltà alla Nazione e di sostegno alla Costituzione.
Con il Breve Quod aliquantum, Papa Pio VI si oppose alla Costituzione Civile del Clero e incoraggiò gli indecisi a rimanere fedeli alla Chiesa.
È a questo punto che avvenne una svolta decisiva: la Rivoluzione, che fino ad allora aveva goduto di una notevole popolarità, dovrà fare i conti con un'ostilità crescente, alla quale reagirà con atteggiamenti autoritari e sempre più vessatori, trascinando la Francia a consumare una rottura con la sua storia le cui conseguenze durano fino ai nostri giorni.
È in questo clima di furore e di paura che si consuma il dramma delle trentadue religiose martiri di Orange.
Provenivano da varie città e congregazioni: orsoline, sacramenti ne, cistercensi e benedettine.
Tutte obbedirono agli ordini di sgombero ma tutte rifiutarono di essere secolarizzate. Gettate in mezzo alla strada, si organizzarono per continuare in qualche modo la loro vita religiosa, riunendosi in case private o affittando appartamenti. Ormai senza alcun reddito, si mantennero con lavori di sartoria e ricamo e procurandosi legna nei boschi. I sacerdoti le incoraggiarono con parole e scritti. Le autorità intanto premevano per ottenere giuramento di fedeltà a quel regime che le aveva spogliate dell'abito, private della casa e dei beni, manifestamente ostile alla Chiesa e che le avrebbe rese spergiure al voto di obbedienza solennemente professato il giorno della vestizione. All'ulteriore rifiuto seguì l'arresto e la prigionia nelle carceri di Orange.
Qui, pur nell'affollamento, nel crollo dell'igiene, nella drammaticità dell'attesa di un giudizio che si sapeva inesorabile, le suore organizzarono la vita secondo uno schema claustrale, alternando alle preghiere il servizio comunitario e l'incoraggiamento ai compagni di sventura.
Certe della condanna, si prepararono ogni giorno al martirio. Una di esse, Margherita de Rocher, fu udita esclamare: «È troppo bello, forse non sarà vero!". Le fu rivelato il giorno della morte; infatti, la sera precedente domandò perdono alle compagne, chiese loro di pregare perché l'indomani sarebbe stata sacrificata. La stessa cosa avvenne a Gertrude D'Alauzier la quale, ringraziati i giudici, salì sulla ghigliottina e la baciò. Clotilde Bes, udita la condanna, estrasse dalla tasca una scatola di confetti, li distribuì ai condannati dicendo: «ecco i nostri confetti nuziali!».
Possediamo poi inni composti in vista della ghigliottina da Elisabetta Pelissier che li cantava con la voce melodiosa di cui era dotata. Molti prigionieri laici, in preda alla disperazione, furono confortati dall'esempio di queste suore e affrontarono la morte con fede e dignità.
Si verificarono anche fenomeni eccezionali, riferiti dal canonico Isnard, biografo di su or Depeyre.
Imprigionata in una casa sequestrata, ottenne che potesse dormire con lei la nipotina, che poi ebbe a raccontare più volte: «Mentre la zia pregava presso il mio letto, la stanza fu rischiarata di vivissima luce e apparve un personaggio celeste. Spaventata mi rifugiai sotto le coperte, ma la zia mi disse: "Non aver paura, Nostro Signore Gesù è venuto a visitarci!" Gesù così parlò a mia zia: "Mi hai chiesto di associarti alla mia passione, eccoti nelle mani dei miei nemici, se il calice ti sembra troppo amaro, dì una parola e sarai libera". Sentii mia zia rispondere: "Signore, senza di voi la più dolce delle vite mi sembrerebbe insopportabile, con voi la più crudele morte sarà la mia felicità". Poi la visione scomparve". La guardia nazionale Monier dichiarò in seguito di aver visto fasci di luce invadere la casa.
Se prestiamo fede a questa testimonianza, dobbiamo accettare anche le parole «sei in mano dei miei nemici». Esse gettano una vivissima luce sul periodo del terrore e forse sull'intera Rivoluzione, che può essere interpretata come una furibonda lotta alla cristianità e al corpo mistico di Cristo.
Una preghiera
Sandro Totti è morto poche settimane dopo aver accettato di iniziare la collaborazione con Il Timone. Ma ha fatto in tempo a consegnarci un articolo, che pubblichiamo con la fondata speranza che possa aumentare la nostra amicizia spirituale in Cristo, quella che non finisce con la morte.
Cosi il lettore non troverà la sua fotografia ma questo breve ricordo.
Sandro Totti è stato un medico e un apostolo, come ha scritto Il Corriere Adriatico nella cronaca di Ancona per ricordarne la morte, avvenuta il 26 luglio nella città dove era stato primario ospedaliero, amato da colleghi e pazienti per la sua disponibilità senza riserve: «un uomo che ha vissuto in modo eroico la virtù dell'amore», cosi è stato definito Sandro Totti dal suo parroco, padre Andrea Acquaroli, durante i funerali concelebrati con l'arcivescovo di Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli, durante i quali è stata annunciata la prossima apertura del processo di beatificazione.
Ma Sandro Totti era anche un uomo di cultura, attento alla vita politica. Aveva fondato un Comitato per commemorare l'insorgenza popolare controrivoluzionaria del 1799 nelle Marche e proprio in questa circostanza era nata la nostra amicizia e collaborazione. Aveva anche studiato la figura di Pio VI, il Papa morto in esilio prigioniero di Napoleone, pubblicando Il martirio di un papa. Sulle tracce della deportazione di Pio VI (febbraio 1798-agosto 1799), Il Cerchio 2002.
Sandro Totti aveva 71 anni, lascia la moglie Nilde, quattro figli e un numero enorme di amici. (Marco Invernizzi)
IL TIMONE N. 37 – ANNO VI – Novembre 2004 – pag. 26 – 27
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