Dalla Risurrezione alla Pentecoste, passando attraverso le apparizioni ricordate nei Vangeli: quattordici stazioni della Via Lucis invitano a pregare e meditare sulla vita di Gesù risorto.
Il cristiano, lo abbiamo visto quando abbiamo parlato della Via Crucis, sa, o almeno dovrebbe sapere, che quello della croce è un cammino che anch’egli, al seguito del Maestro, è chiamato a seguire. Sa però anche che quella via faticosa, a tratti davvero dolorosa, non porta in un antro oscuro in cui si spegne ogni vita. Al contrario, alla fine, essa si spalanca su un vivido chiarore, su una concreta speranza, su una gioia capace di colmare il cuore. È la Via Lucis. Naturalmente, fin dagli eventi che caratterizzarono quel mattino di Pasqua di cui narrano i Vangeli, la fede cristiana ebbe al suo centro la Risurrezione di Gesù, confermata dalle apparizioni e suggellata, infine, dalla discesa dello Spirito promesso.
Di recente, tuttavia, ad opera di un salesiano, Sabino Palumbieri, questa fede ha trovato una nuova forma di espressione in una devozione analoga alla Via Crucis, che ha assunto appunto il nome di Via Lucis. È anch’essa strutturata in quattordici stazioni che qui ricordiamo perché certamente meno note di quelle della ormai antica sorella maggiore.
Così, via via, si prega e si riflette su Gesù che risorge da morto; sul sepolcro che i discepoli trovano vuoto; sulla prima apparizione alla Maddalena incerta e confusa; sul bellissimo incontro tra Gesù e i due discepoli sulla via di Emmaus, prima turbati e delusi per quello che era avvenuto a Gerusalemme qualche giorno prima, e infine pieni di gioia quando, allo spezzare del pane, riconoscono il Maestro. Di seguito, nella sesta stazione, si ricorda l’apparizione di Gesù ai discepoli, narrata da Luca, in cui il Cristo insiste perché lo tocchino e poi chiede loro da mangiare per rassicurarli che è proprio Lui, e che è davvero risorto. Nella settima stazione si ricorda come Gesù, apparendo nuovamente ai discepoli, dia loro il potere di rimettere i peccati; e poi di nuovo riappaia per confermare la fede di Tommaso, che non aveva creduto ai suoi amici. Si mostra quindi nuovamente ai suoi sul lago di Tiberiade: è l’occasione della pesca miracolosa. In una nuova apparizione conferisce il primato a Pietro e in un’altra ancora affida ai discepoli la missione di diffondere ovunque la Buona Novella. La dodicesima stazione ricorda poi la straordinaria Ascensione. La tredicesima ci introduce nel Cenacolo con Maria, in attesa dello Spirito, e l’ultima celebra la Pentecoste cioè la promessa realizzata che chiude gli eventi pasquali ma inaugura la vita della Chiesa, preludio a quella nell’eternità.
Il cammino ecclesiale di questa Via Lucis è stato facile e veloce, perché corrispondeva ad una esigenza pastorale concreta. Così essa ha preso in fretta le vie del mondo entrando nel Vademecum donato ad ogni pellegrino in occasione dell’anno giubilare e ottenendo la definitiva consacrazione nel Direttorio su pietà popolare e liturgia di cui abbiamo più volte parlato.
Qualche volta i cattolici sono stati accusati di insistere troppo nella loro spiritualità e anche nella loro teologia sulla Passione e Morte del Signore. Può essere che, nel corso dei secoli, si sia caduti in taluni eccessi. Eppure, il Signore sembra gradire anche questa accesa devozione alla sua Croce, come attestano i tanti stigmatizzati, da San Francesco a P. Pio, che ripropongono nella loro carne quegli eventi e che diventano tramite di innumerevoli grazie. Quel che è certo, tuttavia, ti che il Concilio Vaticano II colloca senza discussioni al centro della vita cristiana, liturgica e personale, il Mistero Pasquale nella sua completezza e che la Via Lucis ci può aiutare ad esprimere consapevolmente tutto ciò. Sappiamo bene che, come dice san Paolo, “se Cristo non èrisorto vana è la nostra fede”.
Ebbene, ripercorrere la Via Lucis significa in primo luogo rivisitare anche storicamente quegli eventi.
Essi, infatti, non sono pie favole, miti creati ad arte per consolare i creduloni. Sono, al contrario, fatti realmente accaduti. Il sepolcro vuoto ha trovato conferma nelle apparizioni attestate del Risorto ai discepoli. Dopo la Risurrezione di Gesù, per suo volere e sua autorità, nasce la Chiesa, come tramite nel tempo, attraverso i sacramenti, della grazia redentrice del Cristo. La discesa dello Spirito promesso conferma visibilmente l’assistenza divina trasformante e vivificante. Così, mentre la Via Lucis ci ricorda questi eventi e ci fa rivivere il loro significato, la gioia può giustamente invadere il nostro cuore e permeare tutto il nostro essere. Siamo stati davvero salvati: la grazia nelllo Spirito è a nostra disposizione per trasformarci a immagine del Figlio primogenito.
Via Crucis e Via Lucis diventano così momenti esemplari della nostra vita, destinati ad alternarsi di continuo nel corso dei giorni e degli anni: alla oscurità, alla sofferenza seguono la speranza e la gioia, fino a quella Luce senza fine che ci attende nell’eternità beata.
DA NON PERDERE
Stefano Zurlo, Inchiesta sulla devozione popolare, Piemme, Casale Mon.to 2003, pp. 187, € 12,90.
Confortante, a tratti persino commovente, questa inchiesta curata da Stefano Zurlo e prefata da Vittorio Messori. Un viaggio attraverso nove tra i più importanti santuari italiani dedicati a Maria o ad alcuni tra i santi più venerati. Uno scorcio su una realtà viva e dinamica, all’interno di una Chiesa che denuncia una pratica religiosa in grave crisi. Un sintomo di un legame che spesso non si esprime più nelle forme religiose tradizionali ma che tuttavia resta tenace. Una fede a volta sopita per anni ridotta magari a un “lucignolo fumigante”, che tuttavia si riaccende, ravvivata talvolta da una malattia o da gravi difficoltà esistenziali e che trova nei santuari il luogo in cui esprimersi in una nuova esperienza di contatto con il divino. Uomini postmoderni, spesso separati, divorziati o comunque marginali alla vita ecclesiale, che accorrono fiduciosi in queste “cliniche dello spirito”. Incontri, spezzoni di vita, consolazioni, conversioni, guarigioni: affascinanti testimonianze di come gli uomini di ogni tempo e di ogni condizione continuino a cercare Dio e di come Egli non si stanchi mai di rispondere loro (R.B.).
RICORDA
“Dopo la Via Crucis mi sento il cuore gonfio di amore: so quanto Dio mi ha amato. Dopo la Via Lucis mi sento il cuore gonfio di gioia: so che questo Dio ha vinto la morte. E so che anch’io vivrò per sempre”.
(Sabino Palumbieri, Via Lucis. ln cammino con il Risorto. Ed. Santuario B. V. Del Rosario, Pompei).
“Con la metafora del cammino, la Via Lucis conduce dalla constatazione della realtà del dolore… alla speranza del raggiungimento della vera meta dell’uomo: la liberazione, la gioia, la pace, che sono valori pasquali”.
(La “Via Lucis”, in Direttorio su pietà popolare e liturgia, Libreria Ed. Vaticana, 2002, pago 129).
IL TIMONE N. 25 – ANNO V – Maggio/Giugno 2003 – pag. 50 – 51