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13.12.2024

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Ateismo senza ragione
31 Gennaio 2014

Ateismo senza ragione

 

 

 

Come rispondere ad alcune obiezioni di filosofi che hanno negato l’esistenza di dio?
Ecco alcune indicazioni utili.

 

 

Nell’ultimo numero del Timone avevamo lasciato i lettori in sospeso circa le obiezioni filosofiche all’esistenza di Dio. Per Feuerbach (1804- 1872), es. l’idea di Dio nasce dall’insoddisfazione che l’uomo prova per la propria condizione, dal desiderio di abolire ogni limite della condizione umana. A furia di immaginare se stesso senza limiti, l’uomo finisce per idealizzare l’entità che ha immaginato, per attribuirle un’esistenza reale e per credere che essa esista davvero. Così non è Dio che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza, bensì è l’uomo che crea Dio idealizzando la propria immagine e a propria somiglianza. Marx (1818-1883), secondo cui la religione è “l’oppio dei popoli”. Aggiunge che l’idea di Dio nasce dalla lotta di classe come strumento politico, perché le classi dominanti tramite la credenza in Dio possono più facilmente sottomettere le classi inferiori. In tal modo, esprime un’obiezione molto diffusa all’esistenza di Dio, quella secondo cui la religione è instrumentum regni, strumento politico dei potenti per mantenere soggiogato il popolo. Secondo Freud (1856-1839), ancora, l’idea di Dio nasce dall’insicurezza dell’uomo che si raffigura un Essere Onnipotente in cui trovare conforto, sicurezza, guarigione dalla limitatezza e dalla malattia, pace, ecc. Per Nietzsche (1844-1900), infine, l’idea di Dio nasce come stratagemma degli uomini deboli per seminare dei sensi di colpa nei forti, ed impedire che essi li asserviscano.
Ora, queste obiezioni e altre simili che pretendono di smascherare un’origine indecente dell’idea di Dio potrebbero essere smentite mostrando delle differenti genealogie di quest’idea, però non si può negare che in alcuni uomini l’idea di Dio nasca effettivamente così (dall’idealizzazione, come strumento politico, dalla paura, ecc.). Per certi versi, dunque, tale obiezione può essere salutare (l’aveva già avanzata Senofane nel VI secolo a.C.) perché ci sollecita a non costruire un’immagine di Dio a nostro uso e consumo, al modo, per es., di Voltaire (1694-1778). Infatti, non tutti sanno che quest’ultimo, venerato campione della tolleranza e critico spietato della Chiesa, accusata di essere contraria ad un vero umanesimo, si dedicava ad un’attività disumana come il traffico di schiavi. Logico dunque che la sua immagine di Dio fosse quella di un Dio lontano, che non si interessa delle vicende umane, cioè un’immagine estremamente di comodo, perché concernente un Dio che lo lasciava indisturbato a proseguire i suoi commerci.
Il punto è un altro. Tutte queste obiezioni non fanno altro che ricostruire l’origine, la genesi, la nascita del concetto di Dio, ma un’analisi sull’origine di un concetto non è un analisi sulla veridicità del contenuto del concetto, cioè non è una verifica se a tale concetto corrisponda qualcosa nella realtà o se si tratti di un concetto immaginario a cui nella realtà non corrisponde nulla (come il concetto di cavallo alato, che io possiedo nella mente, ma a cui nella realtà non corrisponde nulla): che io abbia appreso alcune ,convinzioni dai miei famigliari, dai miei educatori, dai libri che ho letto, dalla televisione o dalla società o in altro modo, non significa ancora nulla a proposito della veridicità o erroneità del loro contenuto. All’origine delle nozioni che ho appreso può esserci un libro che altri non hanno letto, l’incontro con persone che altri non hanno incontrato, un’esperienza della mia vita.
Cioè l’origine delle dottrine a cui aderisco può essere qualsiasi fonte, qualche problema che ho cercato di risolvere, ecc.: però tutto ciò non significa ancora che il contenuto delle mie nozioni sia vero o falso. Invece, se voglio mettere alla prova una legge fisica, chimica, economica, ecc., non mi interessa sapere l’origine della sua formulazione, bensì cosa dice questa legge, il suo contenuto.
Insomma, l’analisi sull’origine, sul come è nato un concetto, è diversa da quella sulla veridicità del contenuto, sul cosa dice il concetto, dunque, anche ammettendo che siano vere le genealogie del concetto di Dio proposte dagli autori che abbiamo brevemente esaminato, il problema circa la validità e la veridicità del concetto di Dio resta impregiudicato.
In altri termini, questi autori presumono di indicare come è nata l’idea di Dio, ma ciò che importa veramente è sapere se cosa è contenuto nell’idea di Dio è vero oppure falso. Per far ciò bisogna adottare un procedimento che si concentra non su come è nata l’idea di Dio, ma su cosa dice l’idea di Dio. Per es., noi abbiamo verificato (cfr. Timone n. 16, pp. 32-34) che il mondo manifesta un mirabile finalismo che può essere spiegato solo ricorrendo ad un Essere Intelligente Finalizzatore, che ha prodotto tale finalismo, cioè ricorrendo a Dio. Insomma, il contenuto (il cosa) dell’idea di Dio è pienamente giustificato ed esigito come spiegazione del finalismo del mondo.
Venendo poi alla celebre affermazione nietzscheana secondo cui “Dio è morto”, basta notare che essa è solo un’affermazione, appunto, e non una dimostrazione.
L’ateismo di Nietzsche, (analogo a quello di Sartre) cioè, è postulatorio: la morte di Dio è un postulato non dimostrato da cui partire per poter rivoluzionare la vita e la morale, perché Dio è sentito come un avversario alla deificazione dell’uomo (teoria del superuomo). A riprova basta la seguente asserzione di Nietzsche: “se esistessero dei, come potrei sopportare di non essere Dio?”. Dunque, non una dimostrazione dell’inesistenza di Dio, bensì un’affermazione gratuita e ingiustificata. Un’ultima obiezione all’esistenza di Dio ha trovato espressione letteraria in un personaggio de ‘I Demoni di Dostoevskij (1821-1881), Kirillov, che si suicida per sfidare Dio e per dimostrare, a suo dire, che Dio non esiste perché non riesce a impedirgli di suicidarsi (peraltro, si racconta che. col medesimo scopo dimostrativo di Kirillov, anche Mussolini abbia sfidato pubblicamente Dio ad annientarlo). È chiaro che una simile prova, in realtà, non dimostra nulla, perché Dio non si piega certamente ai diktat dell’uomo e non asseconda le sue sfide.

RICORDA
“L’ateismo non è soltanto macchinoso e raro, è anche un fenomeno recente, una bizzaria sostenuta da pochi e da poco tempo nel solo ambiente di certa intelligencija occidentale”.
(Jean Guitton, cit. in Vittorio Messori, Inchiesta sul Cristianesimo, Oscar Mondadori, Milano 1993, p. 72).
BIBLIOGRAFIA
E. Gilson, L’ateismo difficile, Vita e Pensiero, Milano 1982.
G. Zunini, Homo religiosus, Il Saggiatore, Milano 1966, pp. 299-307.
A. Leonard, Il fondamento della morale. Saggio di etica filosofica, San Paolo, Milano 1995, pp. 77-84. Un procedimento simile a quello che abbiamo criticato, viene impiegato per squalificare la morale. Per una difesa della morale da questa critica: A. Bausola, Filosofia morale, Celuc, Milano 1974, pp. 13-19.
E. Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano 19912, pp. 25-55.

 

 

 

IL TIMONE N. 22 – ANNO IV – Novembre/Dicembre 2002 – pag. 48 – 49

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