I cristiani nelle terre dove comanda l’islam: raramente tollerati, spesso perseguitati fino al martirio.
Offriamo una sintetica mappa della situazione.
Nella maggior parte dei Paesi islamici si vanno riducendo gli spazi di libertà, religiosa per i non musulmani. Lo testimonia la percentuale degli abitanti cristiani ella erra Santa, scesa dal 15 al 3 per cento negli ultimi vent’anni.
L’allarme, lanciato ad Amman, in Giordania, l’11 marzo scorso dalla Conferenza delle Chiese mediorientali, si fa ancora più drammatico se, come ha sottolineato il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, negli ultimi tempi la violenza israelo-palestinese e la conseguente crisi economica hanno spinto intere famiglie ad abbandonare i villaggi nei quali avevano vissuto per decine di generazioni. Brutto segnale per il dialogo e la comprensione reciproca tra cristianesimo e islam, perché la scomparsa delle comunità arabo-cristiane fa venir meno una sorta di anello di congiunzione tra due mondi, irrinunciabile perché fondamentale per la pace.
Stesso discorso per i luoghi dove non scorre il fiume di sangue che attraversa la Palestina, ma dove predominano l’oppressione, la persecuzione e l’intolleranza, che giunge fino a noi dal mondo islamico che considera l’Occidente “dar-alharb”, un territorio contro cui muovere il “jihad” o guerra santa.
Per descrivere la condizione dei cristiani nei Paesi a maggioranza musulmana, la sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) ha iniziato nel 1998 a monitorare le notizie pubblicate sui mezzi di comunicazione e a raccogliere informazioni sullo stato della libertà religiosa. Ne è nato un primo volume, sviluppato negli anni 1999, 2000 e 2001 in un rapporto annuale che comprende tutti gli Stati del mondo. Nella fase di ultimazione degli aggiornamenti che saranno pubblicati nel volume in uscita tra pochi mesi, emergono alcuni profili che, schematicamente, possono fornire una visione d’insieme.
Afghanistan
Fino al 2000, la minoranza cristiana contava su un numero appartenenti, via via espulsi dal regime dei Talebani al potere fino al novembre del 2001. Ai non musulmani era allora imposto di indossare un indumento giallo che li distinguesse dai fedeli islamici. Attualmente, a Kabul risiedono tre religiose della congregazione delle Piccole Sorelle di Charles de Foucauld.
Arabia Saudita
Le carceri ospitano regolarmente detenuti cristiani, accusati per il solo fatto di riunirsi per pregare. Si tratta perlopiù di immigrati filippini, condannati e costretti a lasciare il Paese. È proibita la costruzione di luoghi di culto, tranne le moschee, perché il regime wahhabita considera tutto il territorio “luogo sacro” dell’islam in quanto ospita le città dì Medina e della Mecca. I turisti sono perquisiti e viene sequestrato ogni tipo di materiale religioso. Proibita ogni attività di evangelizzazione, così come la conversione, che nel gennaio del 2000 è costata la condanna a morte a un cittadino somalo che era stato battezzato. Solo la pressione internazionale ha fatto sì che in seguito potesse espatriare.
Bangladesh
Sebbene l’Islam sia la religione di stato,la shari’a non è legge civile. Questo consente il riconoscimento dei diritti dei cristiani e delle altre religioni e fa sì che la Chiesa cattolica possa gestire 518 scuole e 340 centri sanitari.
Brunei
Nonostante la tolleranza garantita dalla Costituzione, negli ultimi dieci anni sono stati progressivamente limitati i diritti alla predicazione e alla conversione, e adottate misure restrittive come il rifiuto del visto a vescovi e missionari, la proibizione di importare materiale religioso e il divieto di costruire luoghi di culto non islamici. L’educazione pubblica prevede l’obbligo, anche per i non musulmani, di seguire corsi di istruzione islamica, mentre l’insegnamento del cristianesimo è proibito anche nelle scuole private.
Sia negli Emirati Arabi Uniti sia in Bahrein la minoranza cristiana gode di una certa libertà di culto e può svolgere attività educative e sociali. Lo stesso vale per il Kuwait, dove la comunità cattolica gode della libertà di professare la propria fede. Rimane comunque in vigore, come in tutti gli altri Paesi islamici, l’obbligo per i non musulmani di convertirsi all’islam se vogliono sposare una donna musulmana. Ed è proibito formare clero cristiano all’interno del Paese, così come non è consentita alcuna attività missionaria. In Oman i cristiani godono del.Ia libertà di associazione, di culto e possono costruire chiese.
Indonesia
Al governo siedono musulmani moderati, ma è forte la pressione di gruppi islamisti radicali, che sfuggono al controllo delle autorità politiche. Negli ultimi due anni, un esercito musulmano che si autodefinisce Laskar Jihad ha assassinato migliaia di cristiani e ne ha obbligati alcune migliaia a convertirsi all’islam a Timor Est e nell’arcipeago delle Molucche. I guerrieri islamici distruggono abitazioni e luoghi di culto, costringendo alla fuga centinaia di migliaia di cristiani.
Iraq
Come Caldei, Raphael I Bidawid, la libertà dei cristiani in questo Paese in cui l’islam è la religione di Stato non soffre di particolari limitazioni. Un cristiano, Tarek Aziz, è stato per molti anni primo ministro nel governo di Saddam Hussein. Vi è una comunità di cristiani curdi antica tradizione nel nord del Paese.
Iran
Sin dalla proclamazione della Repubblica islamica (1979), sono state imposte severe restrizioni all’attività missionaria. Tuttora non è consentita la conversione di un musulmano a una fede diversa dall’islam, anche se nessuno è obbligato ad abbracciare quella musulmana. I non musulmani godono di una discreta libertà di stampa, gestiscono le proprie scuole e, in seguito a recenti riforme, i libri di testo e i programmi scolastici non devono essere preventiva mente approvati dal governo. In Giordania lo Stato garantisce una certa libertà ai cristiani, limitata da ostacoli burocratici, soprattutto nel concedere permessi di soggiorno ai missionari stranieri.
Libano
Un tempo modello di convivenza tra le religioni, in seguito alla guerra civile (1975-1990), molte famiglie cristiane sono emigrate all’estero. I musumani sono la maggioranza della popolazione. A impedire la restaurazione di un clima di serenità per la comunità cristiana, oltre alla pressione di gruppi terroristi islamici come Hezbollah, è soprattutto l’occupazione del territorio da parte delle truppe siriane, che controllano lo stesso governo Iibanese. In Siria, il regime militare controlla tutte le comunità religiose, compresa quella musulmana. Ai cristiani è concesso di acquistare terreni per costruire luoghi di culto e altri edifici per uso pastorale.
Malesia
Essendo l’islam religione di Stato, ogni attività missionaria cristiana, compresa la stampa, è proibita. Le autorità ostacolano la costruzione di chiese, ritardando le autorizzazioni necessarie.
Maldive
Le confessioni diverse dall’islam sono formalmente fuorilegge. Di conseguenza, non esistono luoghi di culto non musulmani e i pochi cristiani sono controllati a vista.
Pakistan
Vige nell’ordinamento civile la distinzione tra musulmani e “infedeli”. Crea odiose discriminazioni la legge elettorale, secondo la quale le minoranze non musulmane possono votare solo pochi candidati, scegliendoli da una lista di appartenenti alla propria religione. Il codice penale punisce il reato di blasfemia: chiunque sia accusato da un testimone di aver insultato l’islam o Maometto rischia la pena capitale. IL 28 ottobre 2001, durante un assalto armato a una chiesa cattolica da parte di terroristi islamici, 18 persone sono rimaste uccise.
Palestina
I cristiani grazie all’opera numerosi ordini religiosi cattolici e per effetto di un accordo del 2000 tra Santa Sede e Autorità nazionale palestinese, godono del rispetto della maggioranza musulmana, all’interno della quale si fanno tuttavia sempre più forti le tendenze alla guerra contro gli “infedeli”.
Turchia
Vige una separazione netta tra Stato e religione. L’islam è posto sotto controllo dalle autorità, che nominano i rappresentanti musulmani e prowedono al pagamento dei loro stipendi. Sono represse le attività missionarie cristiane, anche se formalmente la conversione dall’islam a un’altra religione non è proibita.
Anche l’Europa inizia a confrontarsi con Stati come la vicina Bosnia Erzegovina, appoggiata sul piano politico e finanziario dai Paesi arabi. Un nodo cruciale è costituito dalle Repubbliche ex sovietiche dell’ Asia centrale.
In Cecenia è in corso una guerra civile tra terroristi islamici e truppe russe, scatenata da movimenti indipendentisti, affiancati da guerriglieri musulmani di ogni parte del mondo, per proclamare uno Stato musulmano. Lo stesso era avvenuto tre anni fa nel vicino Daghestan e anche l’Azerbaigian, il Kazakistan, il Kirgyzstan, il Turkmenistan sono sottoposti a minacce da parte di movimenti islamici estremisti.
Nell’Africa nera, molte tensioni oppongono cristiani e musulmani. Se in Stati a maggioranza islamica, come il Ciad, il Senegal, il Niger o il Burkina Faso, non raggiungono livelli cruenti, ciò sembra dovuto alla laicità dello Stato.
Considerata la “carica esplosiva” sociale ed economica del Continente, non sono da sottovalutare i pericoli legati a un’adesione in massa all’islam. Infatti, la proclamazione della shari’a in Nigeria ha scatenato un’ondata di violenze con centinaia di vittime da entrambe le parti.
Anche dal Kenya giungono segnali di guerra civile e religiosa. Un conflitto ventennale divide in due il Sudan, dove il regime di Khartoum persegue con il sangue una politica di arabizzazione e islamizzazione forzata delle popolazioni meridionali, cristiane e animiste. Nelle nazioni dove l’islam si è affermato, come la Mauritania, vige nel codice penale la pena di morte per chi abbandona l’islam. In Egitto, il massacro di cristiani awenuto nel 2000 nel villaggio di EI Kosheh, è considerato un campanello d’allarme per la convivenza tra le comunità di copti ortodossi e di musulmani. Anche in Libia affiorano a livello istituzionale le istanze islamiste più radicali.
Gravissima la situazione dell’Algeria, dove è ancora vivo, tra le altre innumerevoli carneficine compiute da terroristi islamici, il ricordo dei martiri trappisti trucidati dal Gia, il Gruppo islamico armato. Anche nei Paesi cosiddetti moderati, come il Marocco o la Tunisia, permangono leggi discriminatorie che costituiscono un grave ostacolo alla missione.
Dal Corano
“V’è prescritta la guerra anche se ciò possa spiacervi: ché può darsi che vi spiaccia qualcosa che è invece un bene per voi, e può darsi vi piaccia qualcosa, mentre invece è un male per voi, ma Dio sa e voi non sapete”.
(Corano, 2, 116).
Dossier: I cristiani e l’islam: la difficile convivenza
TIMONE N. 19 – ANNO IV – Maggio/Giugno 2002 – pag. 32 – 34