Il Timone n. 17 – anno 2002 –
QUARESIMA
RICHARD JOHN NEUHAUS, Le ultime parole di Gesù dalla Croce, Mondadori, Milano 2001, pp. 218,€15,49
Sacerdote e teologo di spicco nel panorama culturale americano, Neuhaus in sette capitoli prende le mosse dalle classiche “sette parole” di Gesù dalla Croce per trame spunti culturali e ascetici che colpiscono profondamente il lettore, “spiazzandolo” con improvvise intuizioni, squarci sorprendenti, ragionamenti rigorosi e penetranti sui temi più coinvolgenti ed esigenti della vita cristiana: peccato, giudizio, inferno, apostolato, coerenza, devozioni, ecc. Lo stile elegante, e insieme molto concreto e scorrevole, aiuta a seguire il discorso dell’Autore, che interpella il lettore in prima persona ponendolo davanti alle più penetranti domande ma lasciando a lui, e alla sua libertà, le conseguenze da trarre di volta in volta. Non tutti gli spunti convinceranno appieno (da un punto di vista assolutamente personale, per esempio, la tesi dell’inferno “potenzialmente vuoto”, tratta da Balthasar, non ci convince), ma la prospettiva da cui si pone Neuhaus è senza dubbio rigorosa e originale. Le numerose citazioni letterarie e artistiche che arricchiscono un libro già di per sé coinvolgente ne fanno, oltre tutto, un ottimo aiuto per l’orazione individuale.
TESTIMONI
AA.VV., Un Santo per amico (Testimonianze sul Beato Josemarìa Escrivà, fondatore dell’Opus Dei), Ares, Milano 2001, pp. 400, €19,63
In occasione del centenario della nascita del fondatore dell’Opus Dei (9 gennaio 1902 – 26 giugno 1975), esce questa preziosa raccolta di testimonianze sulla sua fama di santità, che spicca per almeno due caratteristiche: innanzi tutto provengono da uomini di Chiesa (cardinali, vescovi, religiosi e religiose) che, negli anni subito successivi alla morte del Fondatore, hanno sentito il bisogno di raccogliere i propri ricordi e sollecitare l’inizio del processo di canonizzazione. Inoltre, si tratta di persone che conobbero direttamente il Beato Josemarìa proprio nei suoi primi anni di apostolato (ci sono colleghi di studi, sacerdoti amici, alcuni vescovi che assistettero al sorgere delle prime iniziative apostoliche, e addirittura uno dei suoi confessori), e narrano in prima persona alcuni più o meno rilevanti episodi, contribuendo a tratteggiarne un ritratto forse poco noto, nonostante le numerose biografie già edite. Il minimo comune denominatore consiste nel fatto che tutti si considerano, prima di tutto, amici del Fondatore, potendone testimoniare in prima persona le virtù umane e soprannaturali. Ed è interessante proprio quest’accento sull’aspetto umano del Beato Josemarìa, che ne fa risaltare la magnanimità (nel senso etimologico di “grandezza d’animo”) e la sorprendente – per tutti, da chi viveva con lui a chi lo incontrava saltuariamente, a chi lo conosceva una volta nella vita – capacità di amare chiunque, rispettandone soprattutto la libertà (emblematico, per esempio, il ricordo di tanti che si sentirono da lui incoraggiati a seguire una chiamata non all’Opus Dei, ma alla vita religiosa o consacrata).
DEVOZIONE
MICHELE DOLZ, Il Dio Bambino (La devozione a Gesù bambino dai vangeli dell’infanzia a Edith Stein), Mondadori, Milano 2001, pp. 240, € 16,53
Quella a Gesù Bambino è forse la prima devozione con la quale una persona entra in contatto, già nei primissimi anni di vita. Ma non è devozione solo da bambini, se è vero -come è vero – che moltissimi grandi santi l’hanno praticata e incoraggiata, e che esistono santua-ri in giro per il mondo ad essa dedicati. L’autore ne ripercorre la storia, le caratteristiche, gli spunti e le citazioni in un affascinante e culturalmente rigoroso percorso dalle origini della Chiesa ai giorni nostri, attraverso opere spirituali, letterarie e (in modo quasi inevitabile, vista la passione per le arti figurative già nota ai lettori del Timone) artistiche. Un percorso che può anche incoraggiare a rivedere la propria devozione personale, alla fine delle festività natalizie che, talvolta, tanto fanno per distrarci dall’essenziale.
STORIA
VITTORIO MESSORI, Il miracolo. Spagna 1640: indagine sul più sconvolgente prodigio mariano. Rizzoli, Milano 2000, pp. 256, L. 28.000
II 29 marzo 1640, a Calanda, villaggio sperduto della Spagna settentrionale, un giovane contadino analfabeta devoto della Madonna del Pilar, Miguel Juan Pellicer, ebbe restituita miracolosamente la gamba destra che gli era stata amputata in seguito a un incidente. Il ragazzo e i suoi genitori affermarono che il prodigio si era compiuto per intercessione della Vergine Santissima del Pilar, che Miguel Juan andava sempre a pregare nel Santuario di Saragozza, dopo l’amputazione della gamba.
Vittorio Messori è il primo italiano ad occuparsi di questa vicenda che lascia tutti a bocca aperta – credenti e non credenti -, ma della quale nessuno può dubitare, vista la quantità davvero insolita di materiale documentario, di testimoni e di prove. Di fronte a “e/ milagro de los milagros” viene infatti data risposta ai vari dubbi scettici di un Voltaire, di un Fèlix Michaud, o di un Emile Zola. Quest’ultimo, ad esempio, nella seconda metà del XIX secolo, diceva che si sarebbe rassegnato a credere alla natura soprannaturale dei prodigi che si compivano di fronte alla grotta di Massabielle a Lourdes, solo qualora gli avessero dimostrato che, tra di essi, si fosse verificato il caso di una gamba amputata e poi inspiegabilmente riattaccata. Il romanziere francese evidentemente non sapeva – nonostante il suo “verismo” – che almeno una volta il prodigio dei prodigi si era verificato: quella famosa “gamba di legno”, che lui invano cercava a Lourdes tra gli ex-voto, due secoli prima era servita come prova irrefutabile di un miracolo che lui stesso sarebbe stato costretto a definire come tale. Nel libro di Messori la cronaca dei fatti di Calanda si intreccia a belle descrizioni storiche della cultura cattolica della Spagna del Seicento e al racconto del vandalismo repubblicano che, durante la Guerra Civile spagnola (1936-1939), si scatenò anche a Calanda e giunse a profanare persino la chiesa costruita intorno alla casa di Miguel Juan Pellicer. Del resto, l’interesse del volume sta anche nell’aver saputo descrivere un evento miracoloso, mettendolo in relazione al suo intreccio profondo con la storia a tutti più nota. (Giuseppe Bonvegna)
LETTERATURA
PAOLO GULISANO, Tolkien: il mito e la grazia. Ancora, Milano 2001, pp. 200, € 15,00
“La fantasia rimane un diritto: creiamo alla nostra misura e nel nostro modo derivativo perché siamo stati creati: e non soltanto creati, ma fatti a immagine e somiglianza di un Creatore”. John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973) lo scrisse in uno dei suoi saggi più noti e significativi, Sulle fiabe (1939). In questa idea forte c’è un po’ tutto l’uomo Tolkien: il filologo, il narratore, il padre, il marito e il cattolico. E c’è tutta la sua idea di scienza e di fiction. Certamente, il consiglio migliore è: leggetelo, leggete tutto Tolkien. Dall’A alla Z – saggistica, narrativa, epistolario – e prima che ogni riduzione filmica (anche la più bella) possa fare danni irreparabili; ma anche dopo va bene lo stesso. L’importante è leggerlo. Tolkien, infatti, parla da sé e parla chiaro. Dopo di che, cimentatevi anche con il libro di Paolo Gulisano, Tolkien: il mito e la grazia. In esso ritroverete i tratti essenziali della vita e della produzione di uno dei giganti più misconosciuti e più travisati del Novecento. Ma assolutamente più preziosi e affascinanti. (Marco Respinti)
APOLOGETICA
G.K.Chesterton, Perché sono cattolico, Gribaudi, Milano 1995, pp. 144, L 18000
Grande apologeta, forse perché convertitosi in età matura, Chesterton si scaglia con intelligenza e ironia contro quella società pseudoanglicana ma di fatto agnostica (e tanto simile alla nostra) che era l’Inghilterra post-vittoriana, rimasta inorridita dal cambio di bandiera di uno dei suoi più grandi letterati in favore di noi ‘papisti’. Sue armi, come sempre, la logica e il gusto per il paradosso.
Questa breve raccolta di saggi, la cui traduzione purtroppo non riesce a rendere l’originalissimo stile chestertoniano, è una selezione tutta italiana di articoli pubblicati su varie riviste tra il 1922 e il 1935 ed è pertanto inesistente, come raccolta, in lingua originale. La prefazione del Card. Biffi ne è una mirabile sintesi: “La Provvidenza ha suscitato quest’uomo come antidoto efficace contro tutti i veleni che sono imperversati lungo tutto il secolo XX. […] Nei suoi scritti […] si trovano denunciate praticamente tutte le nostre follie. Ricordiamo alla rinfusa non solo le aberrazioni disumane del comunismo e le intemperanze del capitalismo selvaggio […], non solo l’agnosticismo filosofico, l’indifferentismo religioso, il relativismo morale, non solo la mentalità divorzistica e l’allergia moderna a trasmettere la vita, ma anche la mania dei culti esoterici, il buddismo snobistico, le varie ideologie vegetariane e animaliste, le ambiguità dell’internazionalismo pacifista, eccetera. […] Mi auguro che questa piccola raccolta sia più che altro un segno: il segno di una rinnovata attenzione e di una salutare ripresa di interesse” (Elisabetta Sala).
STORIA
ROBERT CONQUEST, Il grande terrore. Gli anni in cui lo stalinismo sterminò milioni di persone, trad. it. Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1999, pp. 880, £ 12,39
Pubblicato in Italia per la prima volta nel 1970, considerato punto di riferimento fondamentale per apprendere la tremenda realtà del terrore staliniano, in cui milioni di uomini furono sterminati nei sotterranei delle prigioni, nei campi di concentramento, nelle deportazioni forzate, questo lavoro di Robert Conquest, uno dei massimi studiosi del comunismo, vede ora una nuova veste, arricchita dalla possibilità che l’autore ha avuto, dopo la caduta del Muro dì Berlino, di accedere agli archivi degli ex servizi segreti sovietici. Ne emerge un’opera che illumina uno dei più tragici periodi del secolo scorso e l’attività mostruosa di un uomo nel quale credettero ciecamente milioni e milioni di persone: Stalin. (GB)
IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 60