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15.12.2024

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Non tutti sanno che…
31 Gennaio 2014

Non tutti sanno che…

Il Timone n. 17 – anno 2002 –

 

 

 

Ebrei. Nel suo Gli ebrei salvati da Pio XII (Logos, Roma 2001) Antonio Gaspari fornisce dati interessanti sugli ebrei scampati in Italia alla persecuzione nazista grazie alla Chiesa di Pio XII. La Gestapo deportò dall’Italia e dalle isole Egee 8.566 ebrei. Altri 303 israeliti morirono prima della partenza, di stenti o perfino uccisi. Dai lager tornarono solo 830 ebrei. Ma nel 1939 gli ebrei in Italia erano 50.000, dunque l’84% di loro scampò alla persecuzione. Chi li nascose, li aiutò, fornì loro vitto e alloggio? Secondo Gaspari, la gran parte degli ebrei sopravvissuti fu salvata grazie all’assistenza della Chiesa di Pio XII. Nella sola Roma, “la comunità ebraica – scrive Gaspari – ha attestato che la Chiesa ha salvato 4.447 ebrei dalla persecuzione nazista”.

I Mille. In un convegno intitolato “La liberazione d’Italia nell’opera della Massoneria” (Torino 1988), lo studioso Giulio Di Vita ha tenuto un relazione su il “Finanziamento della spedizione dei Mille”. Lavorando in archivi inglesi, egli ha scoperto che a Garibaldi fu versata la stratosferica cifra di tre milioni di franchi francesi, pari a molti miliardi del giorno d’oggi. Tale somma servì anche a corrompere diversi ufficiali dell’esercito borbonico, come il generale Ferdinando Lanza, incaricato di difendere Palermo, la cui resa fu militarmente inspiegabile. Si sa che fu il governo di sua maestà britannica a fornire il denaro: non a caso lo sbarco avvenne a Marsala, sotto la protezione di due navi inglesi. E si sa anche che la Gran Bretagna aiutò Garibaldi “per colpire il Papato nel suo centro temporale, cioè l’Italia, agevolando la formazione di uno stato protestante e laico”.

Rivoluzione francese. Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio del 1793, la Convenzione Nazionale viene chiamata a decidere sulla condanna a morte del re Luigi XVI. I votanti si dividono a metà: in 361 dicono “sì” alla ghigliottina, 360 si oppongono. Per un solo voto, il re viene assassinato. Nel suo bel libro “La sfida della fede”, Vittorio Messori ci informa circa la sorte toccata a quei 361 il cui voto condannò a morte il Re: di essi, 74 morirono in modo violento, quasi sempre, a loro volta, con la testa mozzata. Altri morirono per svariate cause, ma ben 121 cercarono e ottennero cariche pubbliche sotto l’impero di Napoleone. Ecco di che cosa sono stati capaci quegli uomini: per odio al re, lo condannarono alla ghigliottina e poi si misero al servizio di un sovrano ben più sanguinario, feroce e crudele di Luigi XVI.
Patria. Le lunghe tregue che seguivano gli scontri, spesso di breve durata, tra cristiani e musulmani al tempo delle Crociate, permisero contatti pacifici e scambi proficui tra i contendenti. Si sviluppò in terra crociata una letteratura ricca di Croniche e Gesta, che ci ha consegnato il ritratto di individui e popoli, memorie geografiche, storiche e archeologiche. Nella sua Historia, Guglielmo, vescovo di Tiro, nativo di Gerusalemme (verso il 1130-1135), che studiò anche in Francia, fece emergere un concetto del tutto nuovo per il XII secolo: l’idea di Patria. In effetti, nel Medioevo, il termine “patria” aveva un significato religioso: l’uomo è un viandante, un pellegrino in viaggio verso la “patria” celeste, il Paradiso. Nelle terre d’Oltremare, invece, dove i cristiani erano soggetti a governi instabili, a contatti frequenti con i musulmani, a lunghi periodi di lontananza dalla terra di provenienza, si cominciò a sentire e a rendere più vivo anche l’amore per quella terra che si sentiva essere la “propria”, la “patria” dalla quale ci si era allontanati per la Crociata. Frutto delle Crociate fu dunque l’amore verso una Patria non solo celeste ma anche terrena (Federica Tacchi).
Speranza. Il 9 dicembre 2001 sono stati ordinati i primi quattro sacerdoti cambogiani. È questo un segno di speranza per la Chiesa di quel lontano, ma non per questo meno caro, Paese, dopo la devastazione spirituale e materiale provocata dal Comunismo. Il 17 aprile 1975, i Khmer rossi, guidati da Poi Pot, occupavano la capitale Phnom Penh e instauravano nel Paese un sistema totalitario che nulla aveva di invidiare a quelli creati da Stalin, Mao e Hitler. La capitale, che a quel tempo contava tra i due e i tre milioni di abitanti (molti i rifugiati) fu totalmente evacuata in poche ore. Il terrore invase l’animo del popolo. I pochi cattolici cambogiani furono il gruppo etnico o religioso più straziato, con il 48,6% di vittime, secondo Il Libro nero del Comunismo (p. 556). La cattedrale di Phnom Penh è stato il solo edificio della città completamente raso al suolo. Tutti i vescovi e sacerdoti furono eliminati e per 15 anni non si celebrò, nemmeno clandestinamente, la Santa Messa. Ora, dopo 22 anni dell’inizio di quella tragedia, con l’ordinazione dei primi quattro sacerdoti indigeni, un futuro di speranza si apre per la Chiesa cambogiana.
Moranino. Francesco Moranino, partigiano comunista soprannominato “Gemisto”, radunò una banda di antifascisti che si macchiò di un orribile delitto. In sintesi: cinque partigiani (Strazzera, Scimone, Santucci, Compasso e Francesconi) volevano raggiungere gli Alleati in Svizzera per costituire un gruppo partigiano autonomo, svincolato dai comunisti. Moranino li considerò traditori. In località Portula, gli uomini di “Gemisto” uccisero tutti i partigiani “bianchi” e più tardi massacrarono anche le loro mogli. Nel dopoguerra, prima del processo e della condanna, protetto dal Pci di Togliatti, Moranino espatriò in Cecoslovacchia, ma nel 1953 il Pci lo elesse per la seconda volta deputato. Graziato dal Presidente Saragat, tornò in Italia, venne eletto senatore nel collegio di Vercelli (1968) e morì nel 1971.

 

 

 

 

IL TIMONE N. 17 – ANNO IV – Gennaio/Febbraio 2002 – pag. 21

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