15.12.2024

/
Due parole sul “caso”
31 Gennaio 2014

Due parole sul “caso”

 

 

 

Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "il Timone", ha tenuto a Radio Maria il 22 aprile 1998, durante la "Serata Sacerdotale", condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall'autore.

1.    Concludiamo, con la trasmissione di questa sera, la prima parte del nostro Corso di formazione apologetica elementare.
2.    Come ricorderete, stiamo trattando il tema della dimostrazione dell'esistenza di Dio. E siamo giunti alla conclusione che la ragione umana, rettamente usata, può giungere, con le sue sole forze, alla certezza intellettuale che Dio esiste.
3.    Abbiamo percorso la quinta via di san Tommaso. Questa via parte dalla constatazione che la natura, l'universo che ci circonda è ordinato, è finalizzato e giunge ad ammettere come necessaria l'esistenza di un Ordinatore e di un Finalizzatore.
4.    Questo Ordinatore e Finalizzatore noi lo chiamiamo Dio.
5.    Vi sono altre vie, numerose altre vie per giungere alla dimostrazione dell'esistenza di Dio. Nel mio libro "Perché credere" io espongo anche la seconda via di san Tommaso.
6.    In questa conversazione affronteremo, in modo sintetico ed elementare, una obiezione che normalmente viene avanzata quando – costi quel che costi – non si vuole riconoscere l'opera di un Essere intelligente (cioè di Dio) che ha Ordinato l'universo e ha finalizzato la natura non intelligente.
7.   Questa obiezione sta racchiusa in una sola parola, una specie di parola magica: "caso".
8.   Voi domandate a chi si rifiuta ostinatamente di ammettere l'esistenza di Dio quale sia la causa dell'ordine meraviglioso che noi vediamo nel creato, che la scienza ci fa conoscere in modo mirabile e con ricchezza di particolari, e spesso sentirete rispondere tirando in ballo questa magica parolina: tutto potrebbe essere stato ordinato dal caso, per caso.
9.  Questa risposta, va detto subito e a scanso di equivoci, è di una miseria culturale assoluta, anche se è sostenuta da studiosi di materie scientifiche. Questi studiosi sono sempre meno, perché molti ed in aumento sono quelli che vanno accorgendosi che il caso non può spiegare la natura, l'universo.
10.    E tuttavia, spesso per ragioni ideologiche e per pregiudizi quasi invincibili, soprattutto a scuola, qualche professo re ricorre al caso se un suo alunno gli domanda qualcosa sulla causa dell'ordine della natura non intelligente.
11.    Quanto sia irragionevole rifugiarsi nel "caso" per spiegare l'universo noi lo lasciamo dire – così faccio in un apposito capitolo del mio "Perché credere" e così intendo fare questa sera – proprio ad illustri uomini di scienza, a scienziati, i quali, esperti di varie discipline, studiano il microcosmo e macro cosmo.
12.    Nel fare questo, non mi preoccuperò di selezionare, di citare scienziati in base alla loro fede religiosa. Vedremo che tanto coloro che credono in Dio quanto quelli che si dichiarano non credenti, o agnostici, hanno opinioni interessanti sul tema che ci riguarda e che stiamo affrontando.
13.    Noi vedremo che sono proprio questi uomini di scienza i primi ad escludere che il caso possa essere all'origine della bellezza, della complessità, dell'armonia del microcosmo e del macrocosmo.
14.    Le affermazioni che ora sentiremo, gli esempi di cui verremo a conoscenza andrebbero imparati a memoria e utilizzati per estirpare la convinzione che il caso possa aver dato vita all'ordine dell'universo.
15.    Cominciamo  ad  ascoltare uno scienziato che noi italiani conosciamo  bene, perché è un nostro connazionale, è un fisico molto famoso, vincitore di un Premio Nobel e che si chiama Carlo Rubbia. Ecco le sue parole: "Parlare di origine del mondo porta inevitabilmente a pensare alla creazione e, guardando la natura, si scopre che esiste un ordine  troppo preciso  che non può essere il risultato di un 'caso', di scontri tra 'forze' come noi fisici continuiamo a sostenere. Ma credo che sia più evidente in noi che in altri l'esistenza di un ordine prestabilito nelle cose. Noi arriviamo a Dio percorrendo la strada della ragione, altri seguono la strada dell'irrazionale" (cit. in Carlo Fiore, scienza  e  fede,  ElleDiCi,  Leumann 1986, p. 23).
16.  Vorrei soffermarmi un momento e invitarvi a porre attenzione a ciò che abbiamo appena ascoltato. Carlo Rubbia sta parlando da osservatore, da scienziato che sta "guardando la natura". Non sta facendo un discorso di Fede, non sta enunciando verità filosofiche. Sta semplicemente osservando l'ordine esistente nella natura e dice che questo ordine è così complesso che non può essere il frutto di un caso.
17.   Se questo ordine non può essere frutto di un caso, deve necessariamente essere frutto di  una  intelligenza: qualcuno l'ha voluto, l'ha progettato, l'ha realizzato. Questo qualcuno può essere soltanto Dio.
18.   Ascoltiamo un altro scienziato di fama mondiale, un inglese, l'astrofisico Stephen Hawking. Ecco le sue parole: "Le leggi della scienza, quali le conosciamo oggi, contengono molti numeri fondamentali    // fatto degno di nota è che i valori di questi numeri sembrano essere stati esattamente coordinati per rendere possibile lo sviluppo della vita" (Dal Big Bang ai buchi neri, BUR, Milano 1997l6p. 147).
19.   Attenti bene. Hawking constata, da scienziato, che le leggi della scienza sembrano essere state esattamente coordinate. Da chi, domandiamo noi? Non certamente dal caso, perché il caso non coordina alcunché. Il caso non mette in ordine elementi disparati come quelli che troviamo nel creato. Evidentemente esiste un coordinatore e questo coordinatore è Dio.
20.   Sentiamo un altro scienziato, Grichka Bogdanov. È un esperto di fisica teorica. Con suo fratello, Igor, che è un astrofisico, e il filosofo francese Jean Guitton, è autore di un volume in titolato: "Dio e la scienza".
21.   Parlando proprio del caso, Bogdanov dice:  "Affinché la formazione dei nudeotidi porti 'per caso' alla elaborazione di una  molecola di RNA (acido ribonucleico) utilizzabile, sarebbe stato necessario che la natura moltiplicasse i tentativi a casaccio nello spazio di almeno 10" anni (vale a dire? seguito da 15 zeri, cioè un milione di miliardi di anni), il che è un tempo centomila volte più esteso dell'età di tutto il nostro universo" (Dio e la scienza, Bompiani, Milano 1992, p. 44).
22.    Proviamo a prestare un poco di attenzione. Gli scienziati calcolano, servendosi di sofisticatissimi programmi di computers, che per elaborare a caso una sola molecola di RNA è necessario un arco di tempo superiore di centomila volte l'intera età dell'universo.
23.    Viene da chiedersi come sia possibile ritenere ragionevole il caso. Se per una sola molecola ci sarebbe voluto tutto questo tempo, quanto altro tempo, quale quantità infinita, indeterminabile, non quantificabile di tempo ci sarebbe voluta per dare vita al nostro universo?
24.    Ascoltiamo un altro esempio, faci le da ricordare. Ce lo fornisce un italiano, il prof. Bucci, del Campus Biomedico di Roma.
25.    A un convegno internazionale che aveva come tema "La probabilità nelle scienze", Bucci diceva: "Supponiamo che io vada in una grotta preistorica e vi trovi incisa, su una parete, una scritta, per esempio: 'Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la dritta via era smarrita', e che io dica ai miei colleghi: in questa grotta,  a causa dell'erosione dell'acqua, della solidificazione dei carbonati e dell'azione del vento, si è pro dotta, per caso, la prima frase della Divina Commedia. Non mi prenderebbero per matto? Eppure non avrebbero nulla da ridire se dicessi loro che si è formata per caso la prima cellula vivente, che ha un contenuto di informazioni equivalente a 5.000 volte l'intera Divina Commedia" (cit. in E. Corti – G. Cavalleri, scienza e Fede, Mimep-Docete, Pessano 1995, p.13)..
26.    Bisogna riflettere – è un invito che rivolgo a tutti – quando attribuiamo, o sentiamo attribuire, al caso l'origine e l'ordine dell'universo. Dobbiamo riflettere per non cadere nel ridicolo.
27.    Se è ridicolo, folle, assurdo, irragionevole attribuire al semplice caso la prima  frase della  Divina  Commedia, come possiamo attribuire al caso – dice il professor Bucci – l'origine della prima cellula vivente, che ha un contenuto di informazioni equivalente a 5.000 volte l'intera Divina Commedia?
28.    Sappiamo che cosa trovano gli scienziati dentro una sola cellula vivente: 53 miliardi di molecole proteiche, 166 miliardi di molecole lipoidiche, 2.900 miliardi di "piccole molecole" e 250.000 miliardi di molecole di acqua e in più gli acidi nucleici.
29.    Tutto questo in una sola cellula. E questa immensa, complessa, inimmaginabile struttura cellulare sarebbe sorta per caso? Ma chi può ritenere seria, scientifica, ragionevole una ipotesi del genere?
30.    E, visto che ci siamo, aggiungiamo carne al fuoco. Di queste cellule nel nostro corpo ce ne sono – pare – oltre 60.000 miliardi. Davvero, lo ricordino bene i nostri studenti quando a scuola qualche professore si richiama al caso: ricorrere al caso rasenta il ridicolo, sconfina nell'assurdo, nell'irragionevole.
31.    Tanto vale credere agli ufo o ai fantasmi e dire che sono stati loro a dar vita all'universo.
32.    Voglio fare un altro esempio che riguarda l'irragionevolezza del caso. Lo traggo da uno scienziato di fama mondiale, recentemente scomparso: John Eccles, premio Nobel per la fisiologia e la medicina.
33.    Sentiamo le sue parole: "Supponiamo l'esistenza dì un magazzino immenso di pezzi aeronautici, tutti nelle loro casse o sugli scaffali. Un edificio enorme,mettiamo di mille chilometri per lato [come dire: un lato lungo da Milano a Reggio Calabria, n.d.r]. Arriva un ciclone che, per centomila anni, fa roteare e scontrare tra loro quei pezzi. Quando finalmente si placa, dove c'era il magazzino c'è una serie di quadrimotori, già con le eliche che girano….Ecco: stando proprio alla scienza, le probabilità che il caso abbia creato la vita sono più o meno quelle di questo esempio. Con, per giunta, un'aggravante: da dove vengono i materiali del magazzino?".
34.    Ho tratto questo esempio da un bellissimo libro di Vittorio Messori, intitolato Inchiesta sul Cristianesimo (Mondadori, Milano 1993, p 174). Messori ricorda queste parole nel capitolo dedicato all'intervista di Margherita Hack, una scienziata italiana, una delle poche che si appella ancora al caso pur di negare l'esistenza di Dio e che appare in televisione  ogni volta  che  qualche scienziato parla di Dio per ricordare ai telespettatori che esistono anche scienziati non credenti.
35.    Sempre in quel libro trovo questo esempio. Lo fornisce un astronomo e matematico,  Fred Hoyle, nato nel 1915. Dice Hoyle: "Ma è possibile che il caso abbia prodotto anche soltanto gli oltre duemila enzimi necessari al funzionamento del corpo umano? Basta una piccola serie di calcoli al computer per rendersi conto che la probabilità che questo sia avvenuto casualmente è pari alla probabilità di ottenere sempre 12, per 50.000 volte di fila, gettando due dadi sul tavolo [due dadi non truccati, ovviamente, n.d.r]. Più o meno la stessa probabilità del vecchio esempio della scimmia che, battendo su una macchina da scrivere, finirebbe con lo sfornare tutta intera la Divina Commedia, con capoversi e punteggiatura al punto giusto. E questo, ripeto, solo per gli enzimi, perché l'improbabilità raggiunge livelli ben più pazzeschi se ci si allarga a tutte le innumerevoli condizioni necessarie alla vita: tutti 'numeri' usciti da cilindro del caso? Se si risponde sì, si esce dalla ragione" (pp. 174- 175).
36.    Quanto è significativo sentire dire da uno scienziato, che di ragione se ne intende, che fare ricorso al caso per spiegare  la  complessità  dell'universo vuoi dire uscire dalla ragione.  
37.    Ma allora, chi ammette l'esistenza di Dio non è un essere irragionevole, superstizioso, dogmatico, privo di cultura superiore; al contrario, stando a molti scienziati, è chi si rifà al caso ad essere dogmatico e non scientifico.
38.    Andiamo avanti. Nel 1966, il premio Nobel per la fisica veniva consegnato ad uno scienziato austriaco, Alfred Kastler, dichiaratamente ateo, non credente. Una volta, un giornalista francese lo interrogò a proposito del caso e Kastler rispose con un esempio molto bello e facile da ricordare.
39.     Sentiamolo: "Supponiamo che nel corso di uno dei prossimi voli lunari venga esplorata la faccia sconosciuta della luna, cioè quella che ci è opposta e che non vediamo mai, ma che gli astronauti possono raggiungere. Fino ad oggi, essi sono sempre atterrati sulla parte visibile dalla terra perché le comunicazioni via radio rimangono possibili mentre non lo sono più quando ci si trova sull'altra faccia.
40.    Supponiamo che essi abbiano la sorpresa di scoprire una fabbrica automatica che produce alluminio: esistono attualmente sulla terra fabbriche completamente automatiche. Essi vedrebbero da un lato delle pale che scavano il suolo e raccolgono l'allumina; dall'altro le barre di alluminio che ne escono. Essi vi troverebbero apparecchiature tipiche della fisica, processi di elettrolisi, poiché l'alluminio viene prodotto mediante elettrolisi di una soluzione di allumina nella criolite. In altre parole, dopo aver esaminato questa fabbrica, essi constaterebbero solo il verificarsi di normali fenomeni fisici perfettamente spiegabili con le leggi della causalità".
41.    Si domanda Kastler: "Essi ne dovrebbero forse concludere che il caso ha creato tale fabbrica, oppure che degli esseri intelligenti sono discesi sulla luna prima di loro e l'hanno costruita?
42.    Ambedue queste possibilità  di spiegazione sono reali. Ma pongo la domanda: sarebbe logico ritenere che il caso ha unito le molecole in modo tale da creare siffatta fabbrica automatica? Nessuno accetterebbe questa interpretazione.
43.    Ebbene, in un essere vivente troviamo un sistema infinitamente più complesso di una fabbrica automatica. Voler ammettere che il caso ha creato tale essere mi sembra assurdo. Se esiste un programma, non posso ammettere programma senza programmatore" (in Christian Chabanis, Dio esiste? No rispondono…, Mondadori, Milano 1974, pp. 28-29).
44.    Come si vede, anche un ateo deve ammettere l'esistenza di un "programmatore" per spiegare la complessità del creato. Non ha il coraggio di chiamarlo "Dio", ma non può ricorrere al caso, perché ciò sarebbe assurdo.
45.    Credo sia giunto il momento di trarre una conclusione da questa nostra conversazione. Che cosa ci rimane?
46.    Gli scienziati studiano, con sempre maggiore stupore, la grandezza, la bellezza, la complessità e le leggi che regolano l'universo e la natura, il macro e il microcosmo.
47.    Questi stessi scienziati, anche molti di coloro che non credono in Dio, sono portati ad escludere che il caso sia all'origine di quello che loro stessi studiano.
48.    Sulla scorta delle loro affermazioni, sulla base dei dati e delle conoscenze che ci trasmettono, noi crediamo – come diceva l'ateo Alfred Kastler – che sia del tutto ragionevole ipotizzare, di fronte ad un 'programma', l'esistenza di un 'programmatore'.
49.    Questo programmatore dell'universo, questo architetto dell'universo creato è Dio.
50.    La nostra ragione si ferma qui. È molto poco – va detto – rispetto a quello che Dio stesso ci ha fatto conoscere di Lui attraverso Gesù, il Vangelo e la Chiesa.
51.    Ma anche se è poco, è comunque qualcosa. È un inizio: l'inizio di un cammino che la ragione dell'uomo può fare e che dovrebbe spingere lo stesso uomo ad aprirsi a quella Verità che lui – uomo – non può trovare da solo, con le sue forze, con la sua intelligenza, ma che Dio ci ha fatto conoscere in Gesù Cristo.
52.    E la Verità è questa: Dio ci ama, ci salva, in Lui ogni uomo realizza se stesso pienamente.
53.    In Dio trova riposo la nostra ragione, in Dio troviamo il senso della nostra vita, la risposta alle nostre domande e, soprattutto,   in   Dio  noi  vinciamo  la morte che tutti ci attende per iniziare quella vita eterna del Paradiso che è la gioia e la felicità piena senza mai fine.

Vi segnaliamo…

Su invito di Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, Gianpaolo Barra condurrà un "Corso di apologetica popolare" dai microfoni della benemerita emittente. L'appuntamento è fissato al secondo sabato di ogni mese, a partire dalle ore 21 e fino alle 22,30. I prossimi appuntamenti, quest'anno: 10 novembre, 8 dicembre.

 

 

 

 

 

TIMONE  N. 16 – ANNO III – Novembre/Dicembre 2001 – pag. 64 – 66

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Per leggere l’articolo integrale, acquista il Timone

Acquista una copia de il Timone in formato cartaceo.
Acquista una copia de il Timone in formato digitale.

Acquista il Timone

Acquista la versione cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

I COPERTINA_dicembre2024(845X1150)

Acquista la versione digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Resta sempre aggiornato, scarica la nostra App:

Abbonati alla rivista