di Philip Kosloski
su «Aleteia»
Avete mai visto l’immagine della Madonna Nera, più nota come Madonna di Częstochowa? Attualmente è custodita nel monastero di Jasna Góra (Polonia).
Quando Papa Giovanni Paolo II ha visitato il monastero nel 1979, durante l’omelia ha detto: “Sono uomo di grande fiducia. Ho imparato ad esserlo qui”.
L’elemento dell’immagine che spicca maggiormente sono due cicatrici sulla guancia della Vergine Maria e una terza sulla gola.
È interessante sapere da dove derivino e perché non siano mai state eliminate.
Il quadro, secondo la tradizione dipinto originariamente da San Luca, nel XIV secolo è diventato proprietà del duca Vladislao di Opole. Il suo castello di Belz venne assediato dall’esercito tartaro, e durante la battaglia una freccia vagante colpì il quadro all’altezza della gola della Vergine Maria. Temendo il furto dell’immagine, Vladislao fuggì con il dipinto nella città di Częstochowa.
Vladislao invitò allora i monaci di San Paolo Eremita (Ordine paolino) d’Ungheria perché costruissero lì un monastero e per affidare loro il quadro.
Nel 1430 l’esercito ussita invase il monastero e rubò la preziosa immagine, che venne posta su un carro per essere portata via. Poco dopo, però, il carro non riuscì più a muoversi, e i cavalli rifiutavano di andare avanti. Gli ussiti gettarono il quadro a terra e uno dei soldati conficcò due volte la spada nel dipinto, provocando le due cicatrici sulla guancia della Vergine. Si dice che prima che il soldato riuscisse sferrare un terzo colpo cadde a terra morto.
Dei saccheggiatori recuperarono l’immagine e la restituirono alla chiesa del monastero. Nel corso degli anni vari artisti hanno tentato ripetutamente di restaurare l’immagine originale, ma invano. Miracolosamente, le cicatrici riappaiono sempre, per cui gli artisti hanno desistito dal tentativo di riparare l’immagine, riconoscendo che la Vergine Maria desidera rimanere con quei segni.
Alcuni credono che la Madonna voglia le cicatrici per mettere in guardia chiunque desideri rubare l’immagine, altri lo considerano un simbolo legato alle sue pene terrene. Come le cicatrici del corpo risorto di Gesù, restano come promemoria della sofferenza che bisogna sopportare prima di ottenere la ricompensa divina.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]