Di Gianpio Bortolotti
su «Notizie Pro Vita»
La testimonianza di un giovane marito che, ricoverato in Day Hospital per alcuni accertamenti, ha avuto modo di constatanre la pervasività.
La Boldrini non sarà amata, ma è seguita…
In questi giorni ero in ospedale per alcuni accertamenti. Nulla di grave, di per sé, ma quel che è bastato per costringermi a passare due giorni in Day Hospital: dovevo arrivare entro le 8.30 e rimanere lì fino a metà pomeriggio.
Vivo in una città del nord dove la sanità funziona ancora abbastanza bene e che – in confronto al resto d’Italia – non registra particolari problemi a livello sociale. Sì, anche da noi si sta diffondendo sempre più un’impostazione favorevole al gender e alle istanze LGBT (anzi, siamo una delle regioni all’avanguardia in quanto a tentativi legislativi contro l’omofobia et similia) ma, tutto sommato, il clima è ancora abbastanza gestibile.
Forse proprio per questo sono rimasto veramente sorpreso nel vedere come il Boldirini – pensiero, con tutto quanto ne consegue a livello sociale e di considerazione della donna, si stia diffondendo anche qui: mi riferisco alla “mania” della “Presidenta” di declinare al femminile i nomi, se si riferiscono a una donna. Come se questo fosse sufficiente per aumentare la dignità delle donne… Oltretutto, e non lo dico da misogino o maschilista, tra “quote rose”, “femminicidi”, politiche “gender equality” e “women’s empowerment” e via discorrendo non mi sembra che le donne manchino di attenzioni (che poi siano sbagliate è un altro discorso: la donna va tutelata in quanto persona, ha una dignità che va oltre il sesso di appartenenza, e ne andrebbe tutelata la femminilità – in primis il suo essere moglie e mamma – e non il fatto che si appiattisca su uno standard maschile e, per lei, svilente rispetto alle sue peculiarità e potenzialità. E, di contro, l’uomo dovrebbe smetterla di femminilizzarsi…).
Ma torniamo a noi. Lunedì mattina, infatti, all’arrivo della Dottoressa – che poi è già al femminile, mah…! – che doveva predisporre la terapia per me e gli altri pazienti, l’infermiera l’ha accolta con un «Buongiorno Dottora!». Incredibile, non potevo credere alle mie orecchie. Il giorno seguente, stessa scena: la giornata è iniziata con uno squillante «Buongiorno Dottora!»… il tutto è naturalmente stato accolto come una cosa normale dal personale dell’ospedale, mentre credo che tra i pazienti la cosa non sia passata inosservata. E, dai un giorno e dai l’altro, le persone che questa infermiera riesce indirettamente a influenzare con il suo apparentemente innocuo «Dottora» non sono affatto poche…
Inoltre, mi è sorto un pensiero, ammetto un po’ cattivello. Io di professione sono geometra: visto l’andazzo, ero fortemente tentato di rispondere, se interrogato sulla mia professione dalla suddetta infermiera, di rispondere «Geometro». Insomma, se le cose vanno fatte, vanno fatte bene e anche noi maschietti abbiamo i nostri diritti, acciderbolina!
È vero, forse si tratta di un’infermiera isolata e – come dice il detto – «Una rondine non fa primavera», ma il segnale è chiaro: il Boldrini – pensiero si sta diffondendo.
Io, da uomo che apprezza e valorizza la differenza tra i sessi, rimango convinto di una cosa: le donne non hanno bisogno di essere chiamate con i nomi declinati al femminile (il che, tra le altre cose, è anche un insulto alla nostra stupenda lingua italiana), ma hanno bisogno di uomini veri, oggi i grandi assenti della società, che sappiano valorizzarle appieno: ognuno ha il suo fantastico ruolo nel mondo, ed è proprio nella differenza complementare tra maschile e femminile che si schiude il nostro futuro.