di Marco Tosatti
su «La nuova Bussola Quotidiana»
Il Tribunale Costituzionale del Cile ha respinto, con sei voti contro quattro, ieri, la richiesta di giudicare incostituzionale la legge che introduce l’aborto legale nel Paese. Il Cile era uno dei sei Paesi al mondo in cui la soppressione del feto non era permessa. Adesso in Cile l’aborto sarà possibile in tre casi: lo stupro, malattie genetiche tali che rendano impossibile la sopravvivenza del feto, e il rischio per la vita della donna. L’interruzione della gravidanza dovrà avvenire nelle prime dodici settimane di vita del bambini.
Fra una settimana, il 28 agosto, si saprà se e in che modo potrà essere invocato il diritto all’obiezione di coscienza. Nel progetto di legge emanato dal Congresso si afferma che tutti i medici e professionisti della sanità possano ricorrere a un motivo di coscienza, e non giungere a realizzare un aborto. Ma la legge non chiarisce se anche le istituzioni sanitarie in quanto tali possano avvalersi della clausola. Quando “Chile vamos”, il movimento che ha cercato di far giudicare incostituzionale la legge, ha presentato al Tribunale le sue motivazioni, ha sottolineato proprio questo punto. Resta da vedere adesso se la causale dell’obiezione di coscienza sia ritenuta valida, e se anche i centri sanitari possano avvalersene, proibendo al proprio personale di collaborare. Ma c’è anche il pericolo che il Tribunale Costituzionale decida che l’obiezione di coscienza non si può applicare in nessun caso; in questo modo tutti i medici e il personale medico sarebbero obbligati a intervenire, e interrompere la gravidanza, se viene richiesto in base alla legge.
La maggior sponsor di questa legge è certamente il Presidente della Repubblica uscente, Michelle Bachelet, che ha dichiarato “hanno vinto le donne”, la democrazia e tutto il Paese. “Depenalizzare l’interruzione di gravidanza per queste tre ragioni è una base di protezione e dignità per ciascuna delle nostre compatriote, e ciò che ci ha guadagnato sono la tolleranza, l’umanizzazione delle nostre leggi, il capire che non tutte le donne sono uguali, né per ciò che riguarda le loro convinzioni né per ciò che riguarda le proprie possibilità reali, personali, familiari o emozionali per affrontare situazioni di questo tipo”.
Non c’è da stupirsi se Michelle Bachelet, dichiaratamente agnostica, e da sempre a favore dell’aborto, è stata fra le maggiori promotrici della legge. La Bachelet fra l’altro, dopo una prima presidenza, svolta fra il 2006 e il 2010, dal momento che non era immediatamente rieleggibile, ha ottenuto l’incarico di primo direttore esecutivo di un ente delle Nazioni Unite appena creato: quello per l’Eguaglianza di Genere e di conferimento di poteri alle donne(UN Women). Dopo la morte di Pinochet e il ritorno della democrazia, la Bachelet aveva lavorato come consulente della Pan-American Health Organization e dell'Organizzazione mondiale della sanità; due agenzie che hanno nella loro agenda la diffusione dell’interruzione della gravidanza a livello planetario. Nominata ministro della sanità in Chile, la Bachelet propose anche l'introduzione della pillola del giorno dopo (bloccata da una sentenza della Corte Suprema) e politiche favorevoli all'aborto.
È un curriculum molto chiaro. E di conseguenza stupisce ancora di più che una persona, che ha promosso questo tipo di agende per tutta la sua carriera professionale e politica, venga invitata – come è stato – a tenere una relazione alla Conferenza su clima e popolazione promossa dalla Pontificia Accademia delle Scienze, gestita da mons. Sorondo. Non è la sola: altri relatori appartengono alla stessa area di pensiero secondo cui sono gli esseri umani, il principale problema della terra e del clima, e di conseguenza la loro presenza va ridotta. Bisogna ricordare che la scienza del clima e dei cambiamenti climatici, anche se propagandata con forza da molti settori, è tutt’altro che sicura; e ci sono moltissimi scienziati che contestano la teoria del riscaldamento globale causato dall’uomo. Ma stranamente mons. Sorondo non li invita: preferisce una testimonial dell’aborto come Michelle Bachelet. Ma quanto è strana questa Pontificia Accademia per le Scienze! Ricordiamo ancora i tempi della sciagurata vicenda della Sindone, gestita dal prof. Chagas…