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Il prodigio di san Nicola in Russia: mostrare al mondo che c’è ancora chi crede nell’aiuto dei santi
NEWS 31 Luglio 2017    

Il prodigio di san Nicola in Russia: mostrare al mondo che c’è ancora chi crede nell’aiuto dei santi

di Vladimir Zelinskij
da L'Osservatore Romano 29-30 luglio 2017

 

Un avvenimento aspettato da tempo. Già in passato si era parlato dell’eventualità di una “visita” del santo più amato dagli ortodossi russi. Ma quando questa è finalmente divenuta realtà, la portata della devozione popolare ha superato tutte le aspettative.

Le code per venerare la reliquia di san Nicola nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca sono durate anche dieci ore. Nell’occasione, la Chiesa ortodossa aveva preparato anche alcune istruzioni: «Per non perdere tempo invano bisogna avere con sé il Vangelo, il libro delle preghiere, l’acatistos a san Nicola… Aspettando il vostro turno, fate il lavoro spirituale per il santo che vi vede e vi sente, che gioisce della vostra fede. Pregate e il tempo passerà più veloce. Per le persone sulle sedie a rotelle è aperto un ingresso speciale. Se andate con i bambini, pensate anche a come occupare il loro tempo. Spiegate loro il senso di tutto ciò che sta succedendo». Una piccola lezione di catechesi, insomma.

Ma quale motivo ha spinto più di due milioni e mezzo di pellegrini — alcuni giunti da molto lontano — a Mosca e poi a San Pietroburgo a sacrificare un giorno intero per poter toccare con le loro labbra lo scrigno con le reliquie di un vescovo vissuto a Bisanzio diciassette secoli fa? Certo, in quella folla di devoti non tutti avevano, per così dire, il “curriculum” di praticanti. Ma in tutte le religioni esiste una massa nascosta di fedeli che credono “a modo loro”, e non esprimono normalmente all’esterno il loro sentimento religioso che, però, si risveglia in momenti speciali, in cui avvertono una particolare chiamata dal Signore. L’incontro con san Nicola è stato proprio il rispondere a una chiamata che ogni fedele perso in quella folla ha sentito in modo personale.

Perché? Prima di tutto la Russia ha una tradizione antichissima relativa alla venerazione del santo di Bari che, tra tutti gli altri eletti di Dio, è come il re, il cui rango nella pietà popolare viene subito dopo quello della Madre di Dio. Nel calendario ortodosso ogni giorno ha il suo significato: il lunedì è dedicato agli angeli, il martedì a Giovanni Battista, il mercoledì è il giorno del tradimento di Giuda, il giovedì è il giorno degli apostoli e di san Nicola, poi il venerdì è il ricordo della crocifissione, il sabato è il giorno del silenzio e della Madre di Dio. Non si sa quante chiese russe siano consacrate al nome di san Nicola (alcune si trovano anche in Italia) e non esiste tempio ortodosso in Russia che non custodisca una sua immagine. Spesso, dopo lunghe celebrazioni, il popolo all’improvviso comincia a cantare davanti alla sua icona. «Regola di fede, immagine di mitezza, maestro di continenza: così ti ha mostrato al tuo gregge la verità dei fatti. Per questo, con l’umiltà, hai acquisito ciò che è elevato, con la povertà, la ricchezza, o padre e pontefice Nicola. Intercedi presso il Cristo Dio, per la salvezza delle nostre anime».

Eppure le immagini, le preghiere, le devozioni, gli acatistoi non nascono dal nulla o solo da una bella fiaba un tempo raccontata ai bambini, ma dall’esperienza reale delle persone che hanno avuto un incontro benefico con Nicola taumaturgo.

Tra i santi che operano miracoli (la salvezza in mare, l’aiuto inaspettato, la guarigione, l’avvertimento forte, e via dicendo) san Nicola è considerato il più efficace, il più attivo. Una nuvola di eventi soprannaturali avvolge il nome del santo e l’atmosfera generale durante la sua “visita” in Russia era caratterizzata proprio dalla speranza e dall’attesa del suo aiuto.

Ma proviamo a riavvolgere il nastro del tempo e a rivedere da vicino alcuni volti di quella folla di pellegrini.

Fino alla cattedrale moscovita rimangono ancora più di due chilometri. Qualcuno prega, un altro canta, un terzo legge il canone a san Nicola. A mano a mano che la meta si avvicina, cresce il fervore. «È bello per l’anima stare qui», dice uno. E una donna di sessant’anni afferma: «Lui è il mio santo. Un giorno, mentre raccoglievo le patate nel mio orto ho trovato un’antica icona. Non so di che secolo fosse. Fatto sta che poi il Signore mi ha dato due figli, nati in anni diversi, ma proprio nel giorno della sua festa», il 19 dicembre. Accanto a lei un uomo arrivato dopo un viaggio molto lungo: «Ho una venerazione speciale per san Nicola. Mio padre ha avuto un ictus molto grave e mia sorella ha chiesto l’intercessione del santo per la sua guarigione. E così è accaduto: mio padre è guarito molto velocemente e sebbene prima fosse poco credente, è andato lui stesso in chiesa a portare una grande candela davanti all’immagine del santo. E io sono venuto da lontano per ringraziarlo». Gli fa eco una donna: «Il Signore ci ha mandato questo Taumaturgo». Che poi aggiunge: «Il popolo russo è schiacciato dalle tasse, dai prezzi, dalla povertà. Mio nipote dopo l’università non riesce trovare alcun lavoro. Ma non mi aspetto nulla dagli uomini, solo Nicola può aiutarci».

Uno dei giorni della permanenza delle reliquie a Mosca, la città è stata colpita da un nubifragio e la polizia ha cercato di convincere la gente a tornare a casa. Ma come abbandonare il proprio posto dopo tre, quattro, cinque ore di coda? Quasi nessuno è andato via.

Speranze, preghiere, aspettative. Miracoli ottenuti, miracoli attesi. In questi ultimi due mesi la Russia ha assistito a un vero e proprio incontro tra il santo e il suo popolo, un vero prodigio nell’anima di tante persone.