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«La Civiltà  Cattolica»: quello strano e inquietante articolo di padre Spadaro sull’«integralismo»
NEWS 20 Luglio 2017    

«La Civiltà Cattolica»: quello strano e inquietante articolo di padre Spadaro sull’«integralismo»

di Samuel Gregg
sul sito dell'«Istituto Acton»

 

L’antiamericanismo è vecchio quanto la Rivoluzione americana stessa (se non di più). Gli Stati Uniti, come tutte le nazioni, hanno i loro difetti, ma sono loro ad attirare un’attenzione spropositata da parte del resto del mondo. Questo dipende anche dall’importanza dei mass-media americani, dal fatto che le loro notizie arrivano in tutto il mondo e dallo status di superpotenza degli Stati Uniti. Su scala globale, le scelte fatte dall’Argentina o dall’Italia, ad esempio, non sono importanti per gli affari internazionali quanto quelle degli Stati Uniti.

Alcune delle analisi più acute sugli Stati Uniti non sono state scritte da americani. Un’analisi esemplare è La democrazia in America (1835/1840) di Alexis de Tocqueville. Eppure, nonostante la grande e intensa attenzione dedicata agli Stati Uniti, non è difficile trovare articoli scritti da non americani intelligenti che però riflettono gravi incomprensioni e a volte una palese ignoranza sulle correnti politiche, economiche e culturali che definiscono l’America.

Questo mi porta a pensare ad un articolo strano pubblicato recentemente in La Civiltà Cattolica: la rivista quindicinale gesuita italiana che gode di uno status quasi ufficiale, in quanto il Segretariato di Stato della Santa Sede esercita la supervisione sugli articoli pubblicati. L’articolo a cui mi riferisco è: “Fondamentalismo evangelicale e integralismo cattolico. Un sorprendente ecumenismo”. I suoi autori, Padre Antonio Spadaro, SJ (direttore di La Civiltà Cattolica)e il Pastore presbiteriano Marcelo Figueroa (direttore dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano) esprimono diverse affermazioni su tendenze politiche e religiose specifiche degli Stati Uniti: affermazioni che, nella migliore delle ipotesi, sono inconsistenti e inesatte.

Prendiamo in considerazione, ad esempio, l’analogia tra le prospettive teologiche di particolari filoni dell’evangelismo americano e l’ISIS. Per quanto ne so, quelli che si definiscono fondamentalisti americani non distruggono 2000 anni di tesori architettonici, non decapitano i musulmani, non crocifiggono i cristiani mediorientali, non supportano una vile letteratura antisemita ne massacrano sacerdoti francesi ottantenni. Un’altra tesi discutibile dell’articolo è che il Sacro Romano Impero sia stato costituito con l’intento di realizzare il Regno di Dio sulla terra. Questa particolare analisi sarà vista come una novità dagli storici esperti di quella complicata entità politica che non divenne, come dice il proverbio inglese, né Sacra né romana né un impero.

Ci sono anche diversi legami tra lo scetticismo sul cambiamento climatico, la fede dei cristiani bianchi del sud degli Stati Uniti (commenti che se rivolti ad altri gruppi razziali sarebbero stati denunciati perché sconfina nel fanatismo) e i pensieri apocalittici di alcuni americani evangelici. In sostanza, si afferma che queste cose riflettono e aiutano ad alimentare una vista manichea del mondo da parte degli Stati Uniti. Poi c’è la particolare associazione dell’articolo con l’eresia del "vangelo della prosperità" legata agli sforzi recenti per proteggere la libertà religiosa in America.

Senza dubbio, gli studiosi evangelici e altri esperti metteranno in evidenza i numerosi problemi riguardanti la comprensione della storia del cristianesimo evangelico e del fondamentalismo negli Stati Uniti. Un mio amico agnostico, che è uno storico eminente dell’evangelismo americano in una prestigiosa università laica, mi ha detto che l’articolo mostra un’“ignoranza ridicola”. Sospetto anche che il Pastore Figueroa e Padre Spadaro siano ignari, per esempio, dell’adesione di molti evangelici al diritto naturale negli ultimi decenni: qualcosa che, per definizione, immunizza ogni serio cristiano dalle tendenze fideiste. Ma due particolari affermazioni degli autori richiedono una risposta più dettagliata.

Chi è un manicheo?
Come leggiamo nell’articolo, gli autori affermano che il fondamentalismo evangelicale ha fatto sì che l’America adottasse una comprensione manichea degli affari internazionali. Essi sostengono, tuttavia, che Papa Francesco rifiuta ogni immagine di un mondo in cui si contrappongono il bene e il male assoluti. Invece, dicono, il papa saggiamente riconosce che “alla radice dei conflitti c’è sempre una lotta di potere”.

Senza dubbio, il desiderio di potere motiva alcuni attori internazionali. È altrettanto importante riconoscere che alcune idee – come marxismo, leninismo, jihadismo islamico o nazionalsocialismo – hanno spinto i movimenti transnazionali e gli stati-nazione ad agire in modo malvagio perché le idee stesse sono malvage. Per gli americani (e per chiunque altro) riconoscere questo e chiamare queste cose con il loro nome non significa credere nel manicheismo. Si tratta semplicemente di riconoscere che alcune idee sono veramente malvage e portano molte persone, persino nazioni, a compiere atti gravemente cattivi.

Non si può comprendere, per esempio, il regime populista che sta ora distruggendo il Venezuela, a meno che non ci rendiamo conto che la sua leadership e molti dei suoi sostenitori sono in parte motivati ​​da una visione profondamente conflittuale del mondo. Questa visione deriva soprattutto e direttamente da Marx e Lenin (cosa che potrà dichiarare chiunque abbia ascoltato una delle brevi sfuriate televisive di tre ore di Hugo Chávez). Vale la pena ricordare che quando il presidente Ronald Reagan definì l’Unione Sovietica “l’impero malvagio” nel 1983, milioni di persone al di là dalla Cortina di Ferro hanno immediatamente compreso quello di cui parlava. Sapevano che i sistemi in cui vivevano erano basati su idee malvage sulla natura dell’uomo e della società.

Inoltre, il fatto che alcuni americani descrivano (spesso accuratamente) regimi particolari come malvagi non significa che considerino gli Stati Uniti un Regno di Dio embrionale sulla terra. Oggi, molti americani evangelici sono profondamente angosciati, per esempio, dallo status dell’élite e della cultura popolare negli Stati Uniti. E sottolineano subito questi fallimenti, anche quando tali debolezze si manifestano nei loro ranghi. Ciò dovrebbe far riflettere molti europei e latinoamericani prima di dire che milioni di cristiani negli Stati Uniti hanno una visione manichea del mondo. 

Ecumenismo, evangelici e cattolici
Una seconda tesi problematica che caratterizza l’articolo di Spadaro-Figueroa che richiede maggiore attenzione è la sua definizione del rapporto tra molti cattolici ed evangelici negli Stati Uniti: un rapporto su cui il sacerdote e il pastore hanno chiaramente delle riserve.

Padre Spadaro e il Pastore Figueroa osservano correttamente che molti cattolici e evangelici hanno riconosciuto di aver avuto, negli ultimi decenni, obbiettivi comuni per quanto riguarda “aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’educazione religiosa nelle scuole e altre questioni considerate genericamente morali o legate ai valori”. Aggiungono che “sia gli evangelicali sia i cattolici integralisti condannano l’ecumenismo tradizionale, e tuttavia promuovono un ecumenismo del conflitto che li unisce nel sogno nostalgico di uno Stato dai tratti teocratici”.

Da “Integralisti cattolici” possiamo sicuramente presumere che gli autori si riferiscano ai tanti cattolici americani (normalmente etichettati come “conservatori”) che hanno scelto di allearsi con gli evangelici per difendere cose come la cultura della vita e la libertà religiosa da quella forma di secolarismo dottrinare dilagante sotto l’amministrazione Obama. Ma la stragrande maggioranza di questi cattolici non sono “integralisti” per non parlare dei teocratici in attesa. Piuttosto il contrario. Né la maggioranza degli evangelici negli Stati Uniti spinge i programmi teocratici.

Se si esaminano, ad esempio, le dichiarazioni di vari studiosi e intellettuali coinvolti in movimenti come “Evangelicals and Catholics Together”, vediamo che non contengono nessuna aspirazione teocratica. La discussione ecumenica tra coloro che si impegnano in questi sforzi ha portato nel tempo a risultati positivi con chiarimenti dei punti comuni, rimozione di idee sbagliate, individuazione di blocchi dottrinali reali e individuazione di aree in cui possono essere fatti insieme lavori pratici per promuovere il bene comune. Ciò è in netto contrasto con i luoghi comuni e le assurdità che hanno da sempre caratterizzato la discussione ecumenica insieme al rapido declino delle confessioni protestanti che da tempo si sono allontanate dalle verità basilari cristiane sulla fede e la morale che la maggioranza degli evangelici continua ad affermare rigorosamente.

Inoltre, quando negli Stati Uniti i cristiani evangelici e i cattolici affermano che, ad esempio, gli esseri umani non ancora nati hanno diritto alle stesse protezioni dall’uso ingiusto della forza letale come qualsiasi altro essere umano o che la libertà religiosa è qualcosa in più di una semplice libertà di culto, o che i genitori hanno il diritto di insistere affinché i loro figli non debbano sorbirsi la sciocchezza della “teoria del gender” a scuola, tali argomenti sono sempre più trattati in termini appartenenti alla sfera pubblica. I cattolici hanno una lunga tradizione su tali questioni. Eppure è anche un approccio che molti evangelici hanno iniziato ad adottare solo negli ultimi anni.

Questo non aggiunge nulla al discorso dell’imposizione della teocrazia o alla pretesa di privilegi speciali, per non parlare dei tentativi di facilitare accordi tra Stato e Chiesa o qualche tipo di nazionalismo americano evangelico/cattolico. Contrariamente alle affermazioni di Padre Spadaro e del Pastore Figueroa, questa non è “una diretta sfida virtuale alla laicità dello Stato”. Si tratta di affermare che le verità che tutte le persone possono conoscere attraverso la ragione naturale possono anche essere legittimamente riconosciute in società pluralistiche come gli Stati Uniti. Inoltre, affermare così tali verità aiuta anche a facilitare la libertà e l’autentico pluralismo negli Stati Uniti (contrariamente all’ideologia della “diversità”). Queste verità aiutano anche a proteggere i non cristiani e i non credenti, così come un qualsiasi altro americano, dalla coercizione ingiusta.

Un problema di attendibilità
Se l’articolo di La Civiltà Cattolica riflettesse semplicemente le opinioni di un qualsiasi prete cattolico occidentale e di un ministro argentino presbiteriano, pochi sarebbero preoccupati per il suo contenuto. Ma gli articoli di La Civiltà Cattolica sono controllati dal Segretariato di Stato della Santa Sede. Quindi, è curioso che chiunque abbia approvato l’articolo (supponendo che fosse stato correttamente verificato) presso la Segreteria di Stato non abbia preso in considerazione la mescolanza fatta dagli autori su questioni indirettamente collegate, o sollevato questioni sul tono emotivista dell’articolo, o notato che Padre Spadaro e il Pastore Figueroa hanno una conoscenza amatoriale della storia religiosa degli Stati Uniti e dei punti più importanti della politica americana. Se è vero che la bandierina rossa non è stata alzata – o è stata ignorata – allora tutti i cattolici, americani e non, hanno ragione di preoccuparsi. Non è semplicemente nell’interesse della Chiesa universale sviluppare o incoraggiare visioni generalmente false sugli Stati Uniti o sull’Anglosfera.

Tutte le persone, tra cui il papa e i suoi consiglieri, sono libere di avere le proprie opinioni sulle diverse nazioni e comportamenti internazionali. Nessuno si aspetta che il vescovo di Roma sia acritico verso gli Stati Uniti o qualunque altro Paese. C’è molto da criticare sugli Stati Uniti, proprio come sull’Argentina (fallimenti in materia economica, invidia sempre presente e idolatria della persona, incoraggiate dal veleno del peronismo) o sull’Italia (corruzione e clientelismo dilagante nella sua cultura politica ed economica a cui i funzionari vaticani e gli ecclesiastici italiani non hanno, purtroppo, dimostrato di essere immuni).

Tuttavia, lo sviluppo di tali opinioni dovrebbe essere accompagnato da un’attenta riflessione, informazioni dettagliate e una comprensione accurata della storia e dello sviluppo di un paese. Purtroppo, tutto questo manca nell’articolo Spadaro-Figueroa ed è evidente. Ma il danno maggiore lo subisce l’attendibilità della Santa Sede nel suo contributo sulla sfera internazionale. E nessuno trae beneficio da questo, meno di tutti Papa Francesco.