di Daniel R. Esparza
su «Aleteia»
Il monastero della piccola città rumena di Voronet è forse il più conosciuto e il più bello dei cosiddetti “monasteri dipinti” di Ucraina, Romania e Moldavia.
Ma non è sempre stato così. Durante l’era del totalitarismo comunista, sia Voronet che altri monasteri dell’area rimasero quasi anonimi, se non appositamente mantenuti nel silenzio, sostenuti e mantenuti solo dalle mani di suore e monaci ortodossi locali. Oggi questi monaci e suore accolgono i visitatori che vengono ad ammirare i sublimi affreschi della “Cappella Sistina d’Oriente”, il grande monastero di Voronet, costruito nel 1488 in soli tre mesi e tre settimane.
Il monastero è ricoperto da affreschi, sia internamente che esternamente, che illustrano scene bibliche e riferimenti iconografici a temi religiosi, includendo persino i ritratti dei filosofi greci Platone e Aristotele come se appartenessero alle tradizioni cristiane teologiche e filosofiche.
Ma l’unicità di Voronet, che lo differenzia dalla pittura bizantina tradizionale e dagli suoi neutri sfondi dorati dietro i personaggi rappresentati, è un misterioso colore azzurro, che nel monastero è praticamente ovunque. Gli affreschi di Voronet sono infatti noti per questo intenso pigmento blu, conosciuto come “Blu Voronet”. La sua composizione resta oggi ancora un mistero, a oltre 500 anni dalla fondazione del monastero, ad eccezione dei monaci che con devozione mantengono vivi i colori della struttura.