Le autorità comuniste cinese dell’Heilongjiang si sono congratulate per aver “bloccato attività religiose illegali”: lo scorso 20 aprile una piccola comunità che stava celebrando la messa è stata invasa dall’arrivo delle forze dell’ordine che hanno messo a soqquadro la sala e hanno tentato di arrestare il sacerdote e il leader laico della comunità.
L’azione è stata filmata con un video messo messo on line (v. foto). Nel video si notano diversi poliziotti che discutono in modo animato con i membri della comunità che a sua volta cerca di strappare dalle loro mani il leader e il p. Shen Yanjun, un sacerdote sotterraneo che ha iniziato il suo lavoro alla chiesa di Qinshan (Wudalianchi) sette mesi fa. Il video è stato poi rimosso dal web.
Il governo locale ha poi diffuso un comunicato di lavoro in cui afferma di “aver fermato con successo un sacerdote cattolico sotterraneo dal temere un’attività religiosa illegale”. Il raid della polizia era un’operazione comune decisa dall’Ufficio affari religiosi, dalla pubblica sicurezza e dal Fronte unito.
Il ministero per gli affari religiosi e il Fronte unito (a cui appartiene l’Associazione patriottica) continuano a elevare occasioni di scontro con la Chiesa e con il Vaticano essendo contrari al dialogo fra governo cinese e Santa Sede.
Nei giorni prima di Pasqua essi hanno sequestrato due vescovi sotterranei – non riconosciuti dal governo, ma riconosciuti dalla Santa Sede – per proibire loro di celebrare i riti della Pasqua con la loro diocesi. Si tratta di mons. Vincenzo Guo Xijin di Mindong e di mons. Pietro Shao Zhumin di Wenzhou. Fonti di AsiaNews hanno confermato che mons. Shao è ora ritornato a Wenzhou. Di mons. Guo invece non si sa ancora nulla.