Norcia. E' ritornata in questi giorni alla ribalta una dichiarazione dell'Arcivescovo di Spoleto-Norcia Mons. Renato Boccardo all'ANSA a proposito della ventilata ricostruzione della Basilica di San Benedetto di Norcia con fondi dell'UE e dello Stato Italiano:
La ricostruzione della Basilica di San Benedetto di Norcia passi attraverso la fusione di antico e moderno, "dando vita a una composizione tra quello che c'era prima e che si è salvato e qualcosa di nuovo, anche di ardito, capace comunque di diventare un simbolo e un'attrazione turistica mondiale sia dal punto di vista architettonico che della fede". È la proposta che ha lanciato monsignor Renato Boccardo, vescovo della diocesi Spoleto Norcia, in un'intervista all'ANSA. "La Basilica di San Benedetto è diventata l'icona di questo terremoto – ha ricordato monsignor Boccardo – e allora credo sarebbe interessante promuovere un concorso internazionale, invitando gli architetti conosciuti ad avanzare proposte su come ricostruirla". "Non ho competenze in materia – ha sottolineato il vescovo -, quindi non so come la realizzerei, ma personalmente mi piacerebbe vedere ricostruita una Basilica molto luminosa".
In piena stagione dell'autoproclamata "Chiesa povera" non poteva mancare il vescovo che improvvisandosi tour-manager sogna "in primis" che la nuova Basilica possa essere fonte di "attrazioni turistiche".
Una dichiarazione in vero stile "Chiesa povera". Tutto secondo copione (del mondo e della modanità).
Al Prelato suggeriremmo di non preoccuparsi neanche lontanamente della promozione turistica ma solo di salvaguardare e magari implementare la sacralità del luogo.
Ricordiamo che per millenni le chiese, i santuari, le basiliche e le cattedrali sono stati meta di interminabili pellegrinaggi di popolo, spessissimo della povera gente, in virtù del solo linguaggio spirituale che le sacre mura immettevano nel cuore dei fedeli.
Ma in questa ultra sbandierata "Chiesa povera" è l'effimero che diventa la fonte di guadagno e di interesse mediatico.
Ecco infine la ciliegina "interessante promuovere un concorso internazionale, invitando gli architetti conosciuti" dunque sempre e solo i "soliti noti"…
L'Arcivescovo ha dichiarato di non possedere competenze in materia, potrebbe Dunque appoggiare un progetto che ricalchi ad esempio nelle linee essenziali il primitivo impianto romanico senza bizzarrie moderniste.
C'è tutto da imparare dagli Orientali, che anche oggi costruiscono edifici sacri che, pur nella modernità dei materiali e delle tecniche, sanno conservare l'identità della propria tradizione religiosa.
Una questione di "identità spirituale" avrebbe detto San Giovanni Paolo II.
Non abbiamo bisogno dell'allegra creatività degli archistar famosi e super sponsorizzati …
Abbiamo invece bisogno di una chiesa capace di accogliere i fedeli locali e forestieri rispettando la tradizione religiosa, architettonica ed artistica dell' Umbria: una delle più belle e caratteristiche terre baciate da Dio!
Quando sarà finalmente concesso anche ai giovani architetti di dimostrare la loro sensibilità professionale e, per quelli che la posseggono, la loro specifica competenza liturgica?
Ahimè, non ci possiamo fidare degli uomini di Chiesa che non vigilano sufficientemente che progetti delle nuove chiese siano in linea con il Vangelo, Magistero e Liturgia: "procul este, profani"; stiano lontani tutti coloro che in piena stagione della "Chiesa povera" sognano di sostituire la devozione verso i santi con le chimere turistiche.
Preferiamo invece rimanere saldamente ancorati all'Insegnamento di San Benedetto "padre di molti popoli… alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero" riassunto nel Nihil amori Christi praeponere che indica oggi come ieri "l’ascesa alle vette della contemplazione, che può essere realizzata da chi si abbandona a Dio" ispirando altresì quel "rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa" (Cfr. Benedetto XVI, Udienza Generale 9 aprile 2008)
Difatti "per i monaci è giunto il momento di dedicarsi a nuovi progetti di costruzione presso la nostra casa in montagna a Norcia, a seguito della richiesta da parte dell'arcidiocesi di Spoleto di liberare spazio nei nostri edifici in città (che appartengono alla diocesi) per le proprie esigenze. L'arcidiocesi ha centinaia di immobili danneggiati e gli edifici in città sono tra i meno danneggiati. Vediamo la loro richiesta come un segno della volontà di Dio: noi possiamo iniziare un nuovo capitolo della vita della nostra comunità sul fianco della montagna".
I monaci chiamano la loro campagna di costruzione Radici Profonde. È un invito aperto a tutte le persone del mondo affinché aiutino i monaci a costruire un monastero antisismico, donando alla città di Norcia una fiorente comunità monastica per i secoli a venire.
In seguito agli impegni presi dall’UE e dal governo italiano per la ricostruzione degli edifici storici in città per i bisogni della diocesi, i monaci rivolgeranno i propri sforzi alla chiesa del sedicesimo secolo e al resto della proprietà fuori le mura.
"Qui verrà costruito ex-novo un magnifico monastero con una chiesa, per complementare quello già esistente, il che racchiude l’essenza della vita dei monaci: il rinnovamento dell’uomo attraverso il culto di Dio, affinché gli uomini possano diventare monaci, i monaci santi e Norcia, l’Europa e il mondo possano avvicinarsi a Dio".
Non tutto quel ch’è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch’è forte non s’aggrinza,
Le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L’ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quel ch’è senza corona.
∼ J. R. R. Tolkien ∼