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Al cuore del problema: Rahner e la dissoluzione del cattolicesimo. Un libro di Stefano Fontana
NEWS 12 Aprile 2017    

Al cuore del problema: Rahner e la dissoluzione del cattolicesimo. Un libro di Stefano Fontana

Riportiamo una riflessione di Stefano Fontana tratta dal sito dell'Osservatorio Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa. Fontana di cui l'editore Fede & Cultura ha da poco pubblicato La nuova Chiesa di Karl Rahner. Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo.

 

L’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi così scriveva nel libro “La Dottrina sociale della Chiesa. Una verifica a dieci anni dal Compendio (2004-2014)” (Cantagalli, Siena 2014): «A mio modo di vedere la posizione di pensiero maggiormente influente per la critica alla Dottrina sociale della Chiesa è quella di Karl Rahner. Se andiamo a vedere nel dettaglio, molti dei teologi che, in seguito, hanno sferrato critiche e sviluppato percorsi alternativi alla Dottrina sociale sono stati suoi allievi. Rahner riflette sulla scia del pensiero di Heidegger, ossia al di fuori del contesto di una filosofia cristiana. Fuori anche dal contesto tracciato in seguito dalla Fides et ratio di san Giovanni Paolo II. Questa enciclica fa alcuni nomi, a titolo di esempio, di filosofi cristiani, ma Heidegger non figura tra essi. Rahner intende Dio come un “trascendentale esistenziale”. Ciò significa due cose principalmente: che tutti gli uomini sono in Dio, perché Egli è la loro dimensioni apriorica, l’orizzonte non conoscibile e non categorizzabile della loro soggettività e della loro libertà, in pratica del loro essere persone; che a Dio si accede sempre dentro la nostra coscienza. Egli non viene conosciuto, ma coscienzialmente ed esistenzialmente esperito come orizzonte di ogni significato. Ciò storicizza la fede, che non è un conoscere ma un fare esperienza esistenziale di un orizzonte intrascendibile. In questo consiste, per lui, la trascendenza. Non ci sono più atei e credenti, ma tutti sono dentro quest’orizzonte e si accompagnano reciprocamente nell’interpretazione della vita. Qualcuno passa da un cristianesimo anonimo ad uno non anonimo, ossia tematizzato e consapevole, senza perciò cessare di condividere quello stesso orizzonte. Il bene e il male non sono netti, ma svolgendosi l’esistenza tutta dentro l’orizzonte trascendentale di Dio, esistono vari livelli di bene da far lievitare, ma non mai da condannare. L’uomo non può mai sapere fino in fondo quando è in situazione di peccato. La Chiesa non è davanti al mondo, pur essendo anche nel mondo, ma si fa mondo, perché condivide col mondo il comune orizzonte esistenziale. In questo quadro, che ho dovuto qui riassumere in poche battute col rischio di incompletezze, è molto difficile farci entrare la Dottrina sociale della Chiesa, a meno di smantellarne il carattere di corpus dottrinale, eliminarne la valenza missionaria e salvifica ed intenderla come una prassi dell’accoglienza, dell’ascolto e del camminare insieme, ma senza la luce della verità che viene dall’esterno di questo mondo, dal trascendente. Il trascendente, per Rahner, consiste appunto nella dimensione trascendentale esistenziale che, essendo la condizione di ogni senso, non può essere a sua volta tematizzata. Trascendente in questo senso».

Da queste affermazioni risulta l’incompatibilità della teologia rahneriana con la Dottrina sociale della Chiesa e perciò si capisce perché tutte le correnti che a Rahner si rifanno in realtà hanno sempre combattuto, in modo palese od occulto, la Dottrina sociale della Chiesa, anche nel lungo periodo – anzi soprattutto allora – in cui essa doveva essere rilanciata per volontà dei Pontefici. Si è trattato di un’opposizione sorda e pervicace che ha prodotto molti danni e che oggi sembra essere vincente. Ho potuto confermare questa tesi dell’Osservatorio nel mio ultimo libro “La nuova Chiesa di Karl Rahner. Il teologo che ha insegnato ad arrendersi al mondo” (Fede & Cultura, Verona 2017). Alla luce anche di quanto scritto in questo libro, può essere utile richiamare qui i punti fondamentali per cui la teologia che fa capo a Rahner rappresenta un tentativo di eutanasia della Dottrina sociale della Chiesa. Speriamo di suscitare così un dibattito che ospiteremo volentieri nel nostro sito.

La Chiesa nel mondo
Perché ci sia Dottrina sociale della Chiesa bisogna che la Chiesa non sia mondo. La Dottrina sociale della Chiesa è infatti l’annuncio di Cristo nelle realtà temporali. Se la Chiesa si immerge senza distinzione nelle realtà temporali, la missione della Dottrina sociale della Chiesa, e la Dottrina sociale della Chiesa come missione della Chiesa, sono già finite. Ma proprio questo è quanto afferma Rahner, secondo cui la Chiesa deve smetterla di voler “manipolare il mondo”. Essa deve intendersi come una parte del mondo, senza pretese di superiorità dottrinale e veritativa.

Dio si rivela nel mondo
Questo perché Dio non si rivela prioritariamente nella Chiesa ma nel mondo, dato che Egli si rivela indirettamente negli eventi dell’esistenza in quanto orizzonte primordiale e apriorico che li rende possibili. La rivelazione di Dio non è né cosmica né metafisica, è completamente storica. Dio si rivela indirettamente nei fatti storici. Ne consegue che la dottrina – e quindi anche la Dottrina sociale della Chiesa – non è l’elemento primario. Prima di tutto c’è la vita, la prassi… e poi la dottrina. Ecco perché la Dottrina sociale della Chiesa è stata accusata di ideologia e di astrattezza.

Dio è immanente nella storia
Secondo Rahner bisogna ripensare la trascendenza di Dio. Essa non è di carattere metafisico, ma esistenziale. Dio è trascendente nel senso che non è una cosa tra le cose, ma è l’orizzonte che rende possibile la nostra visione interessata, partecipe e libera delle cose. Trascendente per lui vuol dire a-priori. In questo senso Dio non ci rivela delle conoscenze, non ci trasmette una dottrina, non ci dà delle prescrizioni… Egli ci dice solo di vivere in modo partecipato, dialogando con gli altri perché Dio si rivela a tutti e non solo ai cristiani.

Dio pone domande e non dà risposte
La Dottrina sociale della Chiesa, pur con il suo carattere pratico e perfino sperimentale, aveva la pretesa di indicare delle risposte di bene e di salvezza all’umanità. Ma per Rahner Dio non dà regole, suggerimenti, indicazioni. La presenza di Dio in tutti gli uomini consiste nella loro “questionabilità”, ossia nella insaziabilità che li porta a mettere sempre in questione i nuovi risultati acquisiti. Il cristiano è semplicemente colui che è aperto al futuro, da cui derivano tutte le dottrine teologiche del futuro e della prassi che hanno caratterizzato i decenni postconciliari.

Dottrina e legge morale naturale non esistono più
La Dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto di fondarsi sulla rivelazione – vale a dire sulla dottrina della fede – e sul diritto naturale. Ma nella prospettiva rahneriana entrambe le cose non esistono più. La rivelazione non ci fa conoscere verità dottrinali, I dogmi sono storici e si evolvono, la “natura” va riassorbita completamente nella storia ed è un residuo metafisico del passato.

Come si vede da questi poveri accenni – sviluppati più adeguatamente bel libro sopra citato – tra la teologia di Karl Rahner e la Dottrina sociale della Chiesa c’è assoluta incompatibilità. Questo spiega, lo ripeto, perché essa sia stata e sia fortemente contestata e contrastata. Ma la ragione non sta dalla parte di Rahner e del rahnerismo, nonostante sembri oggi prevalente nella Chiesa.