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Orfanatrofio di Tuam, la non-notizia che ha fatto il giro del mondo. Qui si spiega come andà davvero
NEWS 9 Marzo 2017    

Orfanatrofio di Tuam, la non-notizia che ha fatto il giro del mondo. Qui si spiega come andà davvero

di Stefano Magni

 

La stampa, per due giorni, nell’ultimo fine settimana, ha scoperto una sorta di “Olocausto irlandese”. Poi non se n’è praticamente più parlato. Che cosa ha attirato l’attenzione di così tanta stampa e Tv? La scoperta di una “fossa comune” con i corpi di 800 bambini nel terreno di un orfanatrofio cattolico a Tuam, nel nordovest dell’Irlanda. Erano i figli di ragazze madri. L’orfanatrofio, gestito dalle suore del Buon Soccorso, in attività dal 1925 al 1961, viene ora accusato di aver lasciato morire di fame e di stenti i suoi piccoli ospiti, di averli sepolti in una fossa comune, a mo’ di punizione per il peccato dei genitori. Ma è andata veramente così?

La Nuova Bussola Quotidiana ne parla con David Quinn, dell’Irish Independent. “La storia ha origine quasi tre anni fa – ci spiega – nel giugno del 2014, quando una storica locale, Catherine Coreless, condusse una ricerca sui bambini morti nell’orfanotrofio di Tuam. Trovò tutti i certificati di morte, i nomi e le cause di decesso di quasi 800 bambini, 796 per la precisione. Quei bambini dovevano essere sepolti da qualche parte”. Torna a fare notizia perché “Sono state ritrovate le ossa ed è giunta la conferma di ciò che si sospettava: che fossero sepolti nel terreno dell’orfanatrofio. Non si sa quanti ne siano stati trovati, dicono ‘un numero significativo’, probabilmente molto inferiore ai 796, ma non abbiamo modo di saperlo”.

La cosa fa subito scandalo, “Per come è stata data la notizia, la prima volta, nel 2014. Allora i giornali titolarono che i corpi di 800 bambini erano stati gettati in una fossa settica. Dopo le indagini e gli scavi, sono state trovate due strutture sotterranee. In una di queste sono stati rinvenuti i corpi, datati agli anni ’50 e nei decenni precedenti. Non si sa a cosa fosse adibito quel locale e non è affatto detto che fosse una fossa settica”. In generale “Ciò che ora fa scandalo – continua Quinn – è che in quell’orfanotrofio siano morti centinaia di bambini, poi sepolti in una tomba senza nome. Di realtà simili all’orfanotrofio di Tuam ce n’erano in tutta Irlanda, ma anche in Inghilterra e nel resto d’Europa. Non voglio difendere le pratiche consuetudinarie in quanto tali, ma la realtà di Tuam era comune, allora”. Il numero delle morti in quell’orfanotrofio non è superiore alla media, anzi: “dentro quell’orfanatrofio di Tuam il tasso di mortalità era addirittura più basso rispetto ai bambini nati nelle famiglie povere nel resto del paese. E per povertà, allora, non si intendeva quella che conosciamo oggi, ma: difficoltà a procurarsi il cibo sufficiente a sopravvivere”.

Il grosso dei decessi, stando ai documenti, è per malattia. “Consideriamo poi gli spazi e il livello di affollamento. Come si vede dall’elenco dei defunti e dalle cause della loro morte, un bambino che si ammalava di morbillo provocava un contagio molto rapido, come un incendio estivo, come avvenuto nel 1936 e nel 1947. Nel 1943, nei soli mesi di maggio e giugno vediamo dieci morti di pertosse (alcuni con pertosse e arresto cardiaco). Molti venivano contagiati e morivano in poco tempo. Con questo non voglio giustificare nulla: si poteva probabilmente dedicare ancora più attenzione e più cure ai bambini. Però vaccinazioni e antibiotici non c’erano ancora. Quando sono comparsi sulla scena, sul finire degli anni ’40, le statistiche registrano un calo drastico del tasso di mortalità infantile per malattia”.

Sui media, però, si parla molto di quanti morirono di fame, per malnutrizione… “Nell’elenco dei defunti, la causa di decesso non è indicata come morte per fame o malnutrizione. Si trovano 18 casi di ‘marasma’, piuttosto, fra le cause elencate. Bisogna tener presente che si trattava, appunto, di bambini molto poveri. Arrivavano all’orfanatrofio già denutriti, assieme a madri malnutrite. “Marasma” poi era un termine, indicato da chi accertava la morte del bambino, che includeva anche altre cause di morte. E, in totale, sono una piccola minoranza. Quel che vorrei far notare, però, è che non viene nascosto nulla: dei defunti sappiamo i nomi, il giorno del decesso e la causa.

E’ dunque un caso così eccezionale? “Voglio ricordare le circostanze – conclude Quinn – un orfanatrofio povero, in un paese fra i più poveri d’Europa, in una regione fra le più povere del paese, in un’epoca in cui la mortalità infantile era molto alta ovunque (e nel Sud Italia, nel 1925, era ancora più alta che in Irlanda). L’opinione pubblica addita al pubblico ludibrio la cattolica Irlanda che ‘abbandonava’ i figli delle ragazze madri negli orfanatrofi. Ma cosa succedeva, in quell’epoca, in altri paesi? Le stesse pratiche erano comuni ovunque, in paesi cattolici e non, cristiani e non. Nella laica e socialdemocratica Svezia era ancora peggio: le ragazze madri venivano indotte ad abortire e sterilizzate, in base alle leggi eugenetiche. E non mi pare che la cosa, oggi, faccia altrettanto scandalo”.