Il pastore K.A. Swamy è stato arrestato nella zona di Tankbund a Hyderabad, nel Telangana, mentre distribuiva copie della Bibbia. La notizia viene diffusa da Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), che spiega: “L’uomo è stato aggredito da un gruppo di fanatici che gli hanno ordinato di bloccare la distribuzione e lo hanno incolpato di proselitismo con false accuse”. In seguito il pastore è stato condotto presso la stazione di polizia locale, dove è stato tenuto in custodia per tutto il giorno e sottoposto a tortura mentale e fisica. Nonostante tutto, “è rimasto fermo nella sua fede e ha dichiarato che egli stava esercitando un suo diritto fondamentale”. Rilasciato in serata, è stato colpito da una paralisi e trasportato d’urgenza al Kamineni Hospital. Lì i medici hanno diagnosticato una grave emorragia cerebrale. Ad oggi le sue condizioni sono critiche ed è ricoverato per ulteriori accertamenti.
Sajan K George parla delle persecuzioni contro i cristiani, frequenti ancora oggi. “Mentre ricordiamo nella preghiera il brutale omicidio del pastore Graham Staines e dei due figli più piccoli – dice – è importante osservare che il loro sangue che scorreva a fiotti non è stato versato invano, ma è insieme al sangue dei martiri di Kandhamal”. Ricordando la morte del missionario australiano avvenuta nel 1999, preludio delle persecuzioni subite dai cristiani dell’Orissa nel 2008, il leader cristiano ortodosso sostiene che il sacrificio del pastore anglicano e quello dei 100 martiri di Kandhamal non hanno frenato la spinta alle vocazioni, in aumento nello Stato indiano.
Il presidente del Gcic riferisce che “il movimento vigila sul rispetto della libertà religiosa ed è attento alla salvaguardia delle garanzie costituzionali per la minuscola minoranza cristiana dell’India, che rappresenta poco più del 2% della popolazione totale”. “Dobbiamo ringraziare Gesù Cristo – continua – per il miracolo avvenuto a Kandhamal e in tutta l’Orissa, dove il sangue dei martiri è stato versamento nel suo nome”.
Il Gcic, conclude, “piange le vittime di Kandhamal e continua negli sforzi affinchè sia data giustizia ai parenti e ai sopravvissuti. Allo stesso tempo, celebriamo la loro fede eroica e il bene che Dio ci ha donato dopo tutto quel male. Preghiamo inoltre per il pastore K.A. Swamy, le cui condizioni sono serie. Possa il sangue dei martiri essere il seme dei futuri cristiani e dell’unità ecumenica”.