Il 25 dicembre, Natale del Signore, padre Romano Scalfi, sacerdote trentino dal 1948 che nel 1957 fondò il Centro Studi Russia Cristiana, è morto all'età di 93 anni, a Seriate, in provincia di Bergamo. È stato un grande protagonista del dialogo serio, intelligente e mai compromissorio con il mondo russo ortodosso, tanto quanto tra i primi coraggiosi e indomiti a dare voce alla Chiesa del silenzio durante la persecuzione comunista. In occasione del suo novantesimo compleanno, Maurizio Vitali ha realizzato un’intervista di cui riproponiamo un frammento d’oro…
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E la Divina Liturgia? Perché la ritiene così importante anche per noi?
Proprio per il valore della liturgia nella vita cristiana. Come l’icona, la Divina Liturgia bizantina non è preoccupata di parlare solo alla testa, ma coinvolge tutti i fattori della persona. La si capisce con la vita. Usa il canto obbligatoriamente, l’incenso, le formule ripetitive, movimenti e gesti pieni di dignità e di significato. È stata definita nel IV secolo ed è rimasta intatta sino ad oggi, e così ci riporta vicinissimi alle origini… Tutt’al contrario di certi preti che credono di dover cambiare il canone con proprie sottolineature soggettivistiche e sentimentaloidi… Conosce la leggenda di Vladimir?
No. La racconti.
Il principe pagano dell’antica Kiev spedì suoi fiduciari a conoscere le grandi religioni per vedere quale andasse bene anche per i suoi sudditi. I fiduciari si recano dapprima presso l’Islam, ma questo non va bene perché non si può bere vino. Poi vanno dagli Ebrei, ma li trovano troppo irrigiditi nella loro Legge. Giungono finalmente a Costantimopoli, assistono alla Divina Liturgia e al ritorno riferiscono al sovrano che «era così bello che non sapevamo se fossimo in terra o in cielo».