Qualche tempo fa osservammo come la Francia ipergiacobina avesse ancora paura del presepe. Al punto da spingere il Consiglio di Stato, «in nome della laicità», ad “autorizzarlo” negli uffici pubblici, ma sotto condizione ovvero che lo si intenda solo come semplice «evento culturale, artistico o, al massimo, festivo» ed assolutamente senza alcuna «intenzione religiosa» e senza provare a fare «proselitismo»: trattandosi della rappresentazione della Sacra Famiglia, una frase simile appare obiettivamente priva di senso.
Qualcosa non quadrava: donde e perché tanti ridicoli timori? Doveva esserci una spiegazione, una causa. Le cose sono parse quanto meno più chiare dopo il comunicato emesso lo scorso 16 novembre dal Godf, il Grand’Oriente di Francia, comunicato in cui si denuncia con forza la «confessionalizzazione della società», che proprio tale decisione del Consiglio di Stato avrebbe imposto, minando alla base – recita il testo – «il principio costituzionale di laicità in tutti i suoi elementi costitutivi: neutralità degli enti pubblici di fronte ai culti, libertà di coscienza ed eguaglianza dei diritti dei cittadini davanti alla legge».
Non si vede proprio come un semplice presepe possa costituire una minaccia nei tre ambiti sollevati, tuttavia questa presa di posizione permette quanto meno di capire con chiarezza chi si stesse, in realtà, agitando dietro le quinte, chi fosse il “grande vecchio” – o “grande fratello” che dir si voglia – scalpitante nelle retrovie. Si capisce perché la massima autorità con giurisdizione amministrativa, anziché emettere un verdetto chiaro, lineare, organico e coerente abbia dovuto far numeri da equilibrista e ricorrere ad acrobazie lessicali, per affermare negando e negare affermando. Da una parte non poteva impedire che il presepe si facesse, dall’altra qualcuno, particolarmente influente, faceva evidentemente pressioni, perché lo proibisse.
Questa pasticciata sentenza non ha però soddisfatto la prima obbedienza massonica francese, che ha immediatamente vomitato i suoi veleni, accusando il Consiglio di Stato di «contorsioni» (il che non è infondato, ma per i motivi esattamente opposti) e chiedendosi come le autorità competenti possano distinguere in questo modo i presepi permessi da quelli vietati. Bizzarra tanta acrimonia in chi, come la massoneria, ami definirsi (a parole) non ostile verso la Chiesa Cattolica, per poi viceversa (nei fatti) non perder occasione di pugnalarla alle spalle (M. F.).