«Avverto la compagnia in generale di una mancanza che parecchi commettono qui alla presenza di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ho osservato che molti facendo la genuflessione davanti al Santissimo Sacramento, non la fanno fino a terra, o la fanno senza devozione. L’avevo notato altre volte e mi ero proposto di avvertirne la Compagnia… e affinché quelli che non fanno con devozione la genuflessione, come conviene alla gloria e alla maestà di Dio vivente, se ne correggano, mi sono creduto in dovere di non differire più oltre e di avvertire come faccio la Compagnia, perché vi faccia più attenzione.
I motivi che ci inducono a fare questa prostrazione con la dovuta devozione esteriore ed interiore, ed è così che devono fare i veri cristiani sono: l’esempio del Figlio di Dio, e quello di altre comunità religiose. Il Figlio di Dio si prostrò (…) Io pure, in questo, non ho mai dato l’esempio che dovevo. Purtroppo la mia età e il mio mal di gambe me lo impedicono. Se, tuttavia, vedrò che la Compagnia non si corregge, mi sforzerò di far il meglio che mi sarà possibile, anche se per rialzarmi dovrò appoggiarmi con le mani contro terra, pur di dare l’esempio».
Ripetizione dell’orazione 28 Luglio 1655, Conferenze ai Missionari