Alla fine si è ribellata. E ha pagato con la morte. La piccola Fortuna Loffredo, bimba di sei anni, nel giugno 2014 è stata gettata giù dal balcone del sesto piano di quello che si può definire il palazzo degli orrori a Napoli. Una rete di pedofili scoperta grazie alla ribellione dei più piccoli che ha vinto l'omertà degli adulti. Dopo due anni di paure e di silenzi, è arrivata la svolta. A compiere l'efferato gesto, secondo i pm, è stato Raimondo Caputo, compagno di una vicina di casa, amica della mamma della piccola Fortuna, già noto alle forze dell'ordine per precedenti di abusi sessuali.
L'uomo è anche il compagno della madre di un'altra vittima, Antonio Giglio, il bambino di 3 anni caduto dalla finestra di casa sua nel 2013.
Secondo quanto spiega la Procura l'uomo era già detenuto perché indagato per il reato di violenza sessuale aggravata ai danni di minore. Nelle corse delle indagini è merso che l'uomo il 24 giugno 2014 avrebbe costretto la piccola salire sul terrazzo all'ottavo piano per poi lanciarla nel vuoto, "probabilmente a seguito del rifiuto del minore minore di subire l'ennesima violenza sessuale". L'uomo avrebbe costretto la bimba a subire ripetuti atti sessuali e avrebbe sessualmente abusato di altre due minori, una delle quali compagna di gioco di Fortuna. L'indagine in questione aveva portato a provvedimenti cautelari nei confronti di Caputo e della moglie per violenza sessuale aggravata nei confronti di una bimba di 12 anni.
Nel corso delle indagini sono state arrestate due persone per abuso su minori, e prima della morte di Fortuna un altro bambino era deceduto in circostanze da chiarire. In entrambi i casi, all'inizio si pensò a cadute accidentali, nel caso del piccolo Antonio dal balcone di casa e in quello di Fortuna, dal terrazzo dell'edificio. Secondo quanto si è appreso, la persona indagata per la morte della bambina sarebbe già in carcere.
"Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall'altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia". Domenica Guardato, la mamma della piccola Fortuna uccisa a 6 anni dopo aver subito abusi sessuali, commenta con l'ANSA l'arresto dell'uomo accusato dell'omicidio. Se la prende anche con la compagna dell'uomo, sua vicina di casa, in carcere per violenza su un'altra bimba di tre anni, e a loro dice: "Voglio guardarvi in faccia per capire perché lo avete fatto". "Ho sempre saputo chi è stato a uccidere Fortuna. Ho atteso che qualcuno venisse da me, ma niente. Ma qui c'è omertà, anche oggi", ha aggiunto Domenica Guardato. "Gli adulti ostacolavano le indagini, i piccoli hanno permesso una svolta". Così il procuratore aggiunto di Napoli nord, Domenico Airoma, che ha coordinato l'inchiesta sull'omicidio della piccola Fortuna: il riferimento è al contributo dato da tre figli minorenni della donna che si trova ai domiciliari con l'accusa di concorso in violenza sessuale, e il cui compagno è stato arrestato per la morte di Fortuna. Airoma ha parlato di "omertosa indifferenza e colpevole connivenza" riscontrate da parte degli adulti.
Una rete di omertà
"La scarpina destra di Fortuna sarebbe stata occultata da una signora all'ottavo piano del palazzo in cui viveva la piccola. La stessa che negò di aver visto qualcuno sul pianerottolo poco prima della caduta della bambina". Domenico Airoma, procuratore aggiunto di Napoli Nord, che indaga sulla rete di pedofili del Parco Verde a Caivano, nel Napoletano, sottolinea un particolare emerso su Fortuna Loffredo e che collegava quella che sembrava una caduta accidentale a giugno 2014 con un'altra avvenuta l'anno precedente, vittima un bimbo di 3 anni, Antonio Giglio, figlio di Marianna Fabozzi, ai domiciliari per ùaltro filone dell'inchiesta, il cui compagno, Raimondo Caputo, è ora accusato di omicidio e violenza sessuale. Anche la scarpina destra di Antonio non fu mai trovata. Il fascicolo di quell'indagine è però della Procura di Napoli. Dove fosse la scarpina di Fortuna è emerso da una intercettazione. L'indagine, sottolineano gli inquirenti, è stata resa difficile non solo dell'omertà degli abitanti del Parco Verde, ma anche da connivenze. Persone che hanno cercato in tutti i modi di depistare le indagini, accusano Airoma e il procuratore capo Francesco Greco. Caputo, 44 anni, è già detenuto in carcere con l'accusa di aver abusato sessualmente di un'altra bambina di 12 anni, altra figlia di Marianna Fabozzi, anche lei coinvolta in questo caso. L'arresto di Caputo avvenne a novembre scorso, proprio durante le indagini sulla morte della piccola Fortuna. E proprio di una rete di pedofili all'interno del Parco Verde di Caivano parla il procuratore Greco : "Un contesto che lo stesso gip nell'ordinanza ha definito disastrato".
"Da questa indagine – spiega Airoma – arriva un quadro che ci preoccupa molto, un contesto in cui l'infanzia non è tutelata. Le istituzioni devono farsene carico, la scuola, il comune, l'Asl e i servizi sociali. Ieri abbiamo avuto un incontro con il procuratore del tribunale dei Minori per individuare degli interventi da mettere in atto". Greco specifica che, vista la drammaticità dei fatti che coinvolgono minori, gli inquirenti non riescono a dirsi "soddisfatti" del risultato. "L'unica nota positiva – dice – è che l'equipe che sta seguendo i tre minori allontanati dal contesto, coloro che hanno permesso di arrivare a questo risultato con le loro dichiarazioni, ci ha riferito che i bambini hanno ripreso a giocare e a sorridere". Dal momento in cui sono iniziate le indagini dopo la morte della bambina, gli investigatori hanno individuato 4 bambini che avevano probabilmente subito abusi sessuali. Nei mesi scorsi, l'indagine ha visto l'arresto di Salvatore Mucci e della moglie, ovvero coloro che per primi dissero di aver soccorso Fortuna. I tre minori allontanati, invece, sono tutti figli di Marianna Fabozzi. Le indagini non sono ancora concluse. Saranno, infatti, ascoltate le persone che hanno reso false testimonianze. "Questo risultato – conclude Greco – lo dedichiamo anche al pm Federico Bisceglia che per primo iniziò a indagare sulla rete di pedofilia e morto in un incidente stradale". In Procura era anche l'avvocato dei Loffredo, Angelo Pisani. "La giustizia non deve avere nessuna pietà per queste persone – ha detto – c'è ancora tanto da fare e bisogna capire anche come è morto il piccolo Antonio Giglio, precipitato anche lui in circostanze simili a quelle di Fortuna e figlio della compagna di Caputo. La morte di Fortuna è servita almeno a salvare tanti altri bambini", ha concluso l'avvocato.
Il palazzo dell’orrore
È un vero e proprio palazzo dell'orrore quello in cui la piccola Fortuna viveva con i genitori al Parco Verde di Caivano: oltre a Raimondo Caputo, l'uomo arrestato oggi per l'omicidio della piccola e alla compagna, arrestati alla fine dello scorso anno per violenze sessuali sulla loro bimba, nel corso delle indagini gli inquirenti hanno infatti accertato che anche altri quattro minori erano stati vittime di violenze. Tanto che tra le fine del 2014 e l'inizio del 2015 un'altra coppia di inquilini dello stabile era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani. C'è poi la storia di Antonio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell'uomo arrestato, che nel 2013 aveva subìto la stessa fine di Fortuna, e di altri tre minori, sempre della stessa famiglia, tra cui la migliore amica della bimba, che qualche mese fa sono stati allontanati dal Tribunale dei Minorenni di Napoli, in quanto si è scoperto che anche loro avevano subito abusi. Proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte. Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l'inquilina dell'ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola. "Lo avrebbe fatto per tutelare il figlio che era ai domiciliari" ha spiegato il procuratore Aggiunto Domenico Airoma; la donna è stata incastrata da un'intercettazione. Nel palazzo gli inquirenti hanno sentito più volte gli inquilini, che si sono contraddetti dando versioni poco credibili, così come i bambini sentiti, che sarebbero stati "ammaestrati". "Dicevano il falso non tanto perchè minacciati, ma proprio per quell'innata diffidenza verso le forze dell'ordine" ha aggiunto Airoma. La svolta c'è stata solo dopo che i tre figli della compagna dell'arrestato sono stati allontanati da Parco Verde e presi in custodia dai servizi sociali; hanno infatti iniziato a parlare confermando gli abusi. "In questa storia così tragica, l'unica soddisfazione è la relazione degli assistenti sociali secondo cui ora i tre minori sembrano 'più allegri e disponibili al giocò" conclude Airoma. Chi ha dichiarato il falso è probabile venga denunciato. Dalle indagini non sono emersi collegamenti con la morte del piccolo Antonio, per la quale indaga la Procura di Napoli.