Il giovane è stato ordinato sacerdote ieri nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo a UlaanBaatar, la stessa chiesa dove questa mattina ha celebrato la sua prima liturgia eucaristica. L’ordinazione è stata presieduta dal Prefetto apostolico mons. Wenceslao Padilla, che oggi festeggia il 12mo anniversario della sua ordinazione episcopale; da mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo della diocesi sudcoreana di Daejeon dove Enkh ha studiato; e dal nunzio in Corea e Mongolia, mons. Oswaldo Padilla.
Più di 40 i sacerdoti che hanno concelebrato, dai padri missionari della Consolata presenti da anni nel Paese asiatico fino a p. Modesto, venuto dall’arcidiocesi di Napoli in rappresentanza del cardinal Sepe. Erano presenti 1.500 fra fedeli e ospiti, fra cui rappresentanti del governo e delle autorità cittadine; folta anche la rappresentanza diplomatica. Fra i presenti molto commossa la madre di Enkh, che ha abbracciato il figlio definendolo “un orgoglio”.
Molto rilevante la presenza dell’abate Dambajav, che guida il monastero buddista di Dashi Choi Lin. Il popolo mongolo è infatti diviso fra sciamanesimo tradizionale e buddismo tibetano, e gli aspetti delle due religioni molto spesso si incontrano. Con la comunità cristiana i rapporti sono invece meno stretti, e l’ordinazione di Enkh rappresenta un ponte anche in questo senso.
L’abate ha partecipato alla messa di ordinazione e ha regalato al giovane sacerdote una khadag [sciarpa tradizionale buddista] di colore blu: il colore rappresenta il cielo e quindi la purezza, ma è anche simbolo di buon auspicio e invito alla compassione. I presenti hanno applaudito quando il religioso ha posto la sciarpa sulle spalle di Enkh. Il segretario dell’abate ha spiegato: “Abbiamo buoni rapporti con i cattolici, impariamo da loro come loro imparano da noi. Siamo felici che uno di noi, un mongolo, sia divenuto prete di questa Chiesa”.