Il giudice Borsellino è considerato un grande uomo, un vero saggio, da molti solo finché dice cose che questi molti vogliono sentir dire. Quando parla contro la legalizzazione della droga, allora, anche Borsellino “non capisce niente”.
Come al solito, di fronte a parole esplicite come queste, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Anzi, forse c’è di peggio di chi non vuol sentire. Son coloro che sentono e pretendono di rivoltare la frittata facendo dire o sottintendere considerazioni (per es: “Lui parlava di droghe pesanti“) che lasciano il tempo che trovano.
Borsellino dice chiaramente: “Non si riflette che la legalizzazione del traffico di droga non elimina affatto il traffico di droga”. Anche quelle più “leggere” (dice “vendibili in farmacia“).
E dice che è da “dilettanti di criminologia” pensare che la legalizzazione combatta il narcotraffico e la mafia.
E poi, a conferma di quanto il compianto magistrato diceva alcuni anni fa, lo dicono i dati recenti raccolti in tutti i Paesi che hanno legalizzato l’uso ricreativo della droga “leggera”: il commercio clandestino è aumentato, i prezzi al consumo della roba legale sono altissimi rispetto a quelli della roba di contrabbando (come accade con le sigarette), la criminalità organizzata prospera e ringrazia i legislatori. Lo ha ribadito chi lavora per il recupero dei tossicodipendenti; ne parlano i giornali nazionali: negli Usa, negli Stati dove l’uso ricreativo è legale, il mercato illecito prospera (40% del consumo), mentre gli introiti fiscali languiscono all’1% (110 milioni di dollari, su un bilancio di 11 miliardi).
Ricordiamo con stima e rispetto il giudice Borsellino e ascoltiamo ciò che ha da dire sulla mafia e sul commercio della droga.