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Zen: il Papa ha difeso il diritto all’obiezione di coscienza, non negherà  ai suoi figli questo diritto
NEWS 8 Agosto 2016    

Zen: il Papa ha difeso il diritto all’obiezione di coscienza, non negherà ai suoi figli questo diritto

da Corrispondenza Romana

 

«Da tanti anni i nostri nemici non sono riusciti a farci morire. Ora ci tocca morire per mano del nostro Padre. Va bene, andiamo a morire»: sono le parole durissime, che il Vescovo emerito di Hong Kong, card. Joseph Zen Ze-kiun, ha ripreso da un sito Internet cattolico, per fotografare lo stato odierno degli ambigui rapporti diplomatici sussistenti fra Cina e Vaticano, rapporti in cui la prospettiva di un compromesso – ovvero di una resa della Santa Sede – pare profilarsi in modo più che concreto col rischio che la Chiesa clandestina, fedele a Roma, venga gettata nelle fauci dell’Associazione Patriottica, totalmente controllata dal regime comunista cinese.

Sua Eminenza non ricorre a giri di parole nell’appello pubblicato dall’agenzia AsiaNews ed afferma chiaramente di temere «lo spettro di una dichiarazione proveniente proprio dall’autorità della Chiesa», un testo insomma che dica «di cambiare rotta. Quello che era dichiarato contrario alla dottrina ed alla disciplina della Chiesa diventerà legittimo e normale, tutti dovranno sottomettersi al governo che gestisce la Chiesa, tutti dovranno obbedire ai vescovi che fino ad oggi sono illegittimi e perfino scomunicati. Allora, hanno sbagliato per decenni questi poveri “confrontazionisti”?». Ed, a scanso di equivoci, precisa il card. Zen di aver voluto lanciare un appello «pieno di tristezza e di dolore» proprio «per preparare gli animi ad una tale eventualità, la quale una volta sembrava impossibile, ora ci si presenta molto probabile». Specificando anche come, «nella nostra accettazione delle disposizioni da Roma» vi sia «un limite, il limite della coscienza. Non possiamo seguire quell’eventuale accordo in ciò che alla coscienza appare come chiaramente contrario all’autentica fede cattolica. Papa Francesco ha sovente difeso il diritto all’obiezione di coscienza», quindi «non negherà ai suoi figli questo diritto».

Una decisione, quella del card. Zen, certo non assunta con disinvoltura: «Sarà per me una vera lacerazione del cuore, tra l’istinto salesiano di devozione al Papa e l’impossibilità di seguirlo fino in fondo nel caso, per esempio, che incoraggiasse ad abbracciare l’Associazione Patriottica e ad entrare in una Chiesa totalmente asservita ad un governo ateo. Dovremo rifiutare di fare quel passo proprio perché esso è formalmente in contraddizione con l’autorità petrina. Sì, nel caso contemplato (ed in questo momento speriamo ancora fortemente che non si verifichi), noi vogliamo essere fedeli al Papa (al Papato, all’autorità del Vicario di Cristo), nonostante il Papa».

La validità della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007 è stata più volte ribadita anche da papa Francesco. In essa si afferma chiaramente non esser corrispondente alla dottrina cattolica la pretesa di «organismi voluti dallo Stato», come l’Associazione Patriottica, «di porsi al di sopra dei vescovi stessi e di guidare la vita della comunità ecclesiastica».

Il Vescovo emerito di Hong Kong lamenta anche un certo “tramar nell’ombra”: pare che i contatti tra Cina e Vaticano si siano moltiplicati, benché le trattative siano «diventate affari strettamente riservati alla Curia Romana, non una minima informazione» pare venga fornita ai membri della Commissione per la Chiesa in Cina, Commissione peraltro «silenziosamente sparita. Dopo l’elezione di papa Francesco ci viene comunicato» che i suoi lavori sarebbero ripresi «nella primavera del 2014; poi non più una parola da Roma, non un certificato di morte, non un annuncio funebre. Estrema sgarbatezza nei confronti dei membri e di chi l’ha costituita a suo tempo!». Da qui, la denuncia chiara del card. Zen: «C’è ancora un cinese ‘a Roma’, ma sembra che sia di disturbo. Lo hanno esiliato a Guam. E’ triste constatare che i grandi promotori del dialogo lo eliminino all’interno della Chiesa».

C’è una cosa di cui cui oggi proprio non v’è bisogno ed è una riedizione della Ostpolitik del card. Agostino Casaroli. Nel caso la direzione fosse quella, molto meglio cambiar prima rotta. Ammesso che si sia ancora in tempo… (M.F.)