IL TIMONE – Marzo 2008
di Maurizio Schoepflin
Negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli scritti di autori che non soltanto hanno sostenuto la validità dell'ateismo, ma hanno altresì ritenuto opportuno scagliarsi, ora con violenza ora con sarcasmo, contro i cristiani, e i cattolici in particolare, considerati a volte un vero e proprio pericolo per l'umanità, a volte dei poveri illusi e sciocchi che accettano la pia favoletta di un Dio che si fa uomo, muore e risorge per salvare l'umanità. Basti ricordare, a questo proposito, tra gli altri, i nomi di Onfray, di Hitchens, di Dawkins, di Ferraris, di Odifreddi: alcune loro pubblicazioni hanno tentato di accreditare l'immagine del credente come quella di un uomo dimezzato e incapace di ragionare.
Molte cose si potrebbero dire su questa produzione (pseudo) filosofica, ma la cosa migliore sembra quella di far parlare la storia del pensiero occidentale, la quale ci dirà con molta chiarezza se è vero che le menti migliori hanno affermato che Dio non esiste. Seguiremo un percorso cronologico, iniziando dall'antichità per giungere sino ai nostri giorni, allo scopo di verificare quali sono state le convinzioni di alcuni dei più grandi pensatori in merito all'esistenza di Dio, indipendentemente dal fatto che essi abbiano perfettamente aderito alla verità cristiana e, in particolare, ai dogmi del cattolicesimo.
Tralasciando di parlare dei filosofi presocratici, molti dei quali comunque manifestarono una chiara sensibilità per la dimensione religiosa e per il divino in particolare, possiamo prendere le mosse da Socrate (470/469-399 a.C.), che ammise l'esistenza di Dio, del quale, secondo alcune testimonianze, mise in luce la dimensione intelligente e provvidenziale.
Il più grande discepolo di Socrate, Platone (428/427-347 a.C.), fu un animo schiettamente religioso e nei suoi celebri Dialoghi è costantemente e vivamente presente la riflessione teologica. Molte delle grandi dottrine platoniche, soprattutto quelle riguardanti l'esistenza del mondo delle Idee e l'immortalità dell'anima, non sarebbero comprensibili se non venisse ammessa l'esistenza della Divinità.
Allievo di Platone fu Aristotele (384-322 a.C.), che può essere considerato a buon diritto il primo grande teologo dell'Occidente. Egli offrì una ben precisa definizione di Dio (atto puro, primo motore immobile, causa prima, pensiero di pensiero) e fornì pure una serie di prove per dimostrane l'esistenza. Come è noto, tali prove costituiranno il punto di partenza delle celebri cinque argomentazioni elaborate da San Tommaso per asserire su di un piano puramente razionale che Dio esiste.
Sempre all'antichità pagana appartiene Plotino (205-270), uno dei maggiori geni metafisici di tutti i tempi e personalità mistica di primo piano: egli mise al centro della propria filosofia l'Uno, una realtà trascendente rispetto al mondo alla quale conferì attributi chiaramente divini.
Sembra perfino superfluo rammentare i nomi di alcuni importantissimi filosofi cristiani: essi furono convinti che l'esistenza di Dio fosse indubitabile e giunsero a tale basilare certezza non soltanto fondandosi sulla fede che faceva loro accettare la rivelazione biblica, ma anche appellandosi alla ragione, che li rassicurava in merito a questa decisiva verità. È comunque opportuno ricordare qualcuna di queste straordinarie personalità per renderci meglio conto del fatto che le loro luminose intelligenze non solo non si sentirono offese dall'accettazione dell'esistenza di Dio, ma, anzi, considerarono quella della presenza di Dio la verità che coronava tutta la loro speculazione filosofica e conferiva a essa un senso pieno e convincente.
A questo riguardo, il primo nome che viene in mente è quello di Sant'Agostino (354-430), che rappresenta in certo modo la sintesi della splendida stagione della Patristica e che è unanimemente considerato uno dei più eccelsi pensatori di tutti i tempi: egli fu un fervente cristiano (come si ricorderà, divenne persino Vescovo), fermamente credente in Dio, sicuro che fede e ragione potessero collaborare in modo assai fecondo nel guidare l'uomo verso la verità che è Dio stesso.
Prima e dopo di lui troviamo uno stuolo di filosofi cristiani che certo mai dubitarono dell'esistenza di Dio: tra essi spicca San Tommaso d'Aquino (1225-1274), autentico gigante del pensiero, che elaborò alcune mirabili prove per dimostrare razionalmente che Dio esiste.
Nell'epoca medievale assai numerosi furono i pensatari che ammisero l'esistenza di Dio. E non solo in ambito cristiano. Convinti dell'esistenza di Dio furono, per fare solo qualche esempio, Avicenna (9801037) e Averroè (1126-1198), filosofi arabi di fede islamica, e gli ebrei Avicebron (1020 ca.-1069 ca.) e Maimonide (1135-1204).
Si sente dire spesso che, finito il Medioevo, la filosofia si emancipò dal cristianesimo ed ebbe inizio un processo di laicizzazione del pensiero e della cultura in generale. Si tratta di un'affermazione su cui si potrebbe discutere a lungo. Qui ci limiteremo a notare che anche in epoca rinascimentale pochissimi furono i pensatori decisamente atei. Marsilio Ficino (1433-1499) non dubitò dell'esistenza di Dio (e in età adulta si fece prete cattolico) e non ne dubitò neppure il dotto Nicolò Cusano (1401-1464), che divenne cardinale.
In età moderna certi che Dio esiste furono tre protagonisti di primissimo piano dello straordinario rinnovamento scientifico-filsofico che si verificò tra il XVI e il XVII secolo: Galileo Galilei (1564-1642), che, nonostante il conflitto con l'autorità ecclesiastica, rimase saldamente cattolico, Renato Cartesio (1596-1650), che fece di Dio una delle travi portanti del suo edificio filosofico e molto probabilmente compì un pellegrinaggio al santuario di Loreto per ringraziare la Madonna di averi o illuminato, e Isaac Newton (1642-1727), che accettò la rivelazione biblica e mai nascose la forte componente religiosa del suo pensiero.
Sempre in epoca moderna, sono da ricordare Nicolas Malebranche (1638-1715), sacerdote oratoriano che pose Dio al centro della sua filosofia, e Blaise Pascal (1623-1662), genio assoluto e uomo dalla fede intensissima, che considerò letteralmente inconcepibile l'ateismo.
Convinto assertore dell'esistenza di Dio fu pure Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), che elaborò interessanti argomenti per suffragare tale sua convinzione. Anche il vescovo anglicano George Berkeley (1685-1753), notevole pensatore irlandese, dedicò molti suoi scritti alla difesa del teismo, considerando del tutto evidente l'esistenza di Dio. Anche il padre dell'empirismo moderno, l'inglese John Locke (1632-1704) non si spinse mai a negare che Dio esistesse.
Il napoletano Giambattista Vico (1668-1744), celebre per le sue riflessioni sulla storia umana, fu un sincero credente e considerò Dio soprattutto come Provvidenza che governa il mondo degli uomini. E assolutamente convinto dell'esistenza di Dio è anche il più grande filosofo moderno e uno dei maggiori di tutti i tempi, Immanuel Kant (1724-1804), il quale, pur criticando molte delle concezioni del divino elaborate prima di lui, giunse alla conclusione che l'esistenza di Dio è necessaria per dare un significato al vivere e all'agire dell'uomo.
Si può sostenere che anche nel XIX e nel XX secolo moltissimi sono stati i filosofi che hanno affermato con chiarezza l'esistenza di Dio.
Il pensatore protestante danese Soeren Kierkegaard (1813-1855) collocò Dio, il Dio di Gesù Cristo, al centro della sua speculazione. In quegli stessi anni visse Antonio Rosmini (1797-1855), il maggiore pensatore cattolico italiano dell'Ottocento, che si adoperò per giustificare filosoficamente la verità del cattolicesimo.
E se non v'è dubbio che nel XX secolo l'ateismo abbia, per così dire, rialzato la testa, è altrettanto certo che una parte molto cospicua dei filosofi contemporanei non ha negato che Dio esista. La prima fila di questo numeroso gruppo è ovviamente occupata dai pensatori di ispirazione cristiana, tra i quali ricordiamo Maurice Blondel (1861-1949), Jacques Maritain (1882-1973) ed Emmanuel Mounier (1905-1950), mentre un posto a parte va riservato a Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein (1891-1942), grande figura di filosofa e mistica, morta in un campo di concentramento nazista.
Assolutamente certo dell'esistenza di Dio fu pure Henri Bergson (1859-1941), il più acuto critico del Positivismo, del quale conosciamo la volontà di convertirsi al cattolicesimo. Assertori dell'esistenza di Dio sono stati anche gli spagnoli Miguel de Unamuno (1864-1936) e José Ortega y Gasset (1883-1955).
Potremmo poi spostarci verso Oriente e troveremmo, soprattutto all'interno della tradizione dell'ortodossia russa, molti filosofi, come Soloviev e Florenskyi, che tra Ottocento e Novecènto hanno sostenuto con forza l'esistenza di Dio, giungendo, in qualche caso, a pagare con la vita questa loro certezza invisa al regime comunista.
Come si può facilmente notare dalla rapida carrellata (ma i nomi potevano essere tranquillamente il doppio o il triplo) sin qui condotta, la stragrande maggioranza dei filosofi occidentali ha affermato che Dio esiste.
L'ateismo vero e proprio è stato una posizione minoritaria. Verificato ciò, sembra davvero insostenibile la tesi di chi asserisce che coloro che credono nell'esistenza di Dio sono sciocchi, illusi e retrogradi. Non sarà forse vero il contrario?