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Cina, ostie e tabernacolo profanati. La polizia vieta cerimonie e novene di riparazione
NEWS 7 Giugno 2016    

Cina, ostie e tabernacolo profanati. La polizia vieta cerimonie e novene di riparazione

di Eugeniza Zhang

 

La polizia e l’Ufficio affari religiosi di Handan (Hebei) ha proibito ai fedeli della diocesi di ritrovarsi a pregare oggi, in una giornata di preghiera e digiuno indetta dal vescovo come gesto di riparazione per la profanazione dell’eucaristia.

Le forze dell’ordine hanno dichiarato che la diocesi non ha il permesso di radunare fedeli provenienti da diversi distretti e ha circondato il villaggio della profanazione, per vietare a chi proviene da altre parti di radunarsi. Anche alcuni sacerdoti sono sotto sorveglianza e intimati a non uscire di casa. Il vescovo, mons. Stefano Yang Xiangtai, è stato costretto a cancellare il raduno di preghiera, considerato “illegale” dall’Ufficio affari religiosi.

Tutto è cominciato il 27 maggio mattina, quando i fedeli del villaggio di Xiao Di Ba si sono accorti che il tabernacolo della chiesa era stato scassinato e rubato e le ostie erano state gettate per terra, fuori dell’edificio sacro.

Altri due tabernacoli sono stati violati il 26 e il 27 maggio.

A partire dal 3 giugno, la diocesi ha lanciato una novena di preghiera e penitenza con l’adorazione eucaristica per manifestare l’alto onore del sacramento e chiedere perdono per non avere vigilato nelle chiese, salvaguardandone la dignità. Quest’oggi doveva esserci un raduno nella chiesa di Xiao Di Ba con preghiera e digiuno.

La polizia, richiesta di intervenire per i furti, si è trovata davanti una comunità ferita nei suoi sentimenti religiosi e fervente nel radunarsi. Nel timore di possibili sommosse, è stata chiamata anche la Pubblica sicurezza, che ha vietato ogni raduno, anche se è riuscita ad acciuffare il ladro: si tratta di un giovane 19enne, un certo Chen Jing En.

Mons. Yang  è stato costretto a cancellare i raduni pubblici e ha chiesto ai fedeli di pregare e fare penitenza in casa.

Un cattolico locale commenta: “Che la polizia e la Pubblica sicurezza abbiano paura di un raduno di preghiera e penitenza fa veramente ridere. Va bene che siamo nel periodo attorno al 4 giugno [anniversario del massacro di Tiananmen – ndr], ma le nevrosi della polizia si traducono sempre in un affronto alla libertà religiosa”.