Lo denuncia Bu Yongzhu, attivista del Guangdong: “I nostri giovani e le future generazioni sanno molto poco degli eventi del 1989. Devono affrontare il ‘Great Firewall’ [la “muraglia” della censura cinese online ndr] prima di potere leggere cosa accadde a piazza Tiananmen. Ma molti di loro non se ne curano: chi sa qualcosa lo dimenticherà, ma molti altri non sapranno mai nulla. Se non lo commemoriamo noi non lo farà nessuno. E se la memoria svanisce, sarà stato tutto inutile”.
Nella notte fra il 3 e il 4 giugno 1989, l’esercito cinese “della liberazione del popolo” ha messo fine al movimento di circa un milione fra studenti e operai che da oltre un mese occupava piazza Tiananmen per domandare più democrazia e meno corruzione ai membri del Partito comunista cinese. Secondo le stime più attendibili, fra 200 e 2mila persone sono state uccise dai colpi di fucile o stritolati dai carri armati dell’esercito; decine di migliaia gli arrestati nei giorni seguenti e condannati come “controrivoluzionari” perché attentavano all’egemonia del Partito.
Da quel giorno è iniziata una silenziosa battaglia interna fra le autorità – che vogliono far dimenticare l’accaduto – e il folto gruppo di coloro che invece porta avanti la memoria del movimento. Uno degli appuntamenti fissi nel corso degli anni è quello con le “Madri di Tiananmen”, gruppo che riunisce i familiari delle vittime di Tiananmen, che ogni 1 giugno pubblicano una lettera aperta chiedendo verità, punizioni per i colpevoli e risarcimenti.
A causa del bavaglio quasi completo posto dalle autorità, le modalità con cui i democratici ricordano il 1989 cambiano spesso e si fanno più fantasiose. È il caso di Qi Zhiyong, Li Xiaoling, Jiang Jianjun e Wang Fulei: i quattro hanno indossato delle magliette con sopra scritto “4 giugno. Mai dimenticare” e si sono avvicinati a piazza Tiananmen per farsi delle fotografie. Oltre allo slogan, hanno scritto: “Quando il governo teme il popolo, allora arriva la tirannia”. Anche se non sono riusciti ad accedere al “cuore politico” di Pechino, visto l’imponente cordone di sicurezza allestito in vista dell’anniversario, sono riusciti a farsi scattare delle foto nei pressi.
Qi è un sopravvissuto: le sue gambe sono state schiacciate da un carro armato la notte del 3 giugno, e oggi è menomato. A Radio Free Asia dice: “Ora sono sotto sorveglianza, perché la mia salute non mi consente di ‘andare in vacanza’ come vorrebbe lo Stato. La polizia mi ha messo sotto inchiesta”.
Insieme agli agenti di pubblica sicurezza sono invece “partiti per una vacanza” Bao Tong e Gao Yu, due delle voci più critiche dell’attuale governo. Il primo era segretario personale e amico di Zhao Ziyiang, Segretario comunista al tempo della repressione, e insieme al suo superiore scese in piazza per implorare i giovani di andare via prima dell’arrivo dei soldati. La seconda è una delle giornaliste politiche più note e ammirate del mondo cinese. Entrambi sono stati portati via.
Le autorità della provincia sud-occidentale del Sichuan hanno arrestato anche il “maestro del thè” Fu Hailu e il poeta Ma Qing, che hanno cercato di mettere in vendita un nuovo liquore chiamato “4 giugno 1989”. Sull’etichetta i due hanno scritto “Mai dimenticare, mai arrendersi” e disegnato un uomo seduto davanti all’avanzare dei carri armati. Il liquore, avverte sempre la bottiglia, “è invecchiato 27 anni”.