Il 22 febbraio 2005 scompariva don Luigi Giussani, fondatore, a Milano, negli anni 1950, del movimento cattolico di Comunione e Liberazione. La sua eredità spirituale si spinge però ben oltre i soli aderenti a CL, soprattutto oggi che del Servo di Dio don Giussani è avviata la causa di beatificazione.
L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, che ha ricevuto la prima formazione in CL, ha celebrato ieri la Messa nell’undicesimo anno dalla morte di don Giussani e nel trentaquattresimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di CL, un’associazione universale di fedeli riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici l’11 febbraio 1982 che raduna adulti che liberamente s’impegnano a vivere la sequela di Cristo e della Chiesa secondo il metodo trasmesso dal fondatore.
Per questo le parole pronunciate dal card. Scola nell’omelia assumono significato ancora più profondo, interrogando tutti i cattolici, ciellini e non ciellini: «È opportuno evitare, da parte di tutti, una deleteria tentazione, sovente ripropostasi nella storia della Chiesa, degli ordini religiosi e dei diversi carismi. Nel necessario, continuo immedesimarsi all'esperienza e al pensiero del fondatore non bisogna cercare conferme per la propria interpretazione considerata, anche in buona fede, come l'unica adeguata. Questa posizione genera interminabili dialettiche e paralizzanti conflitti di interpretazione. È l'intreccio di obbedienza e libertà a spalancare alla missione». L’intreccio di obbedienza e libertà: è questo il “segreto” dei cattolici.