L’iniziativa è del Centro Studi Rosario Livatino, costituitosi a 25 anni dal sacrificio del giudice siciliano. Alcuni magistrati, avvocati, docenti universitari hanno sentito l’esigenza di dare vita ad un organismo che approfondisca in particolare i temi della vita, della famiglia e della libertà religiosa, avendo come quadro di riferimento il diritto naturale. Decidono di costituire un Centro Studi e di intitolarlo a Rosario Livatino, magistrato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, mentre si recava al lavoro al Tribunale di Agrigento.
Figura di grande spessore e ispirazione per ogni giurista che cerchi modelli da un punto di vista non solo di competenza tecnica ma anche di testimonianza morale. Presidente del Centro Studi è il Prof. Avv. Mauro Ronco, Ordinario di diritto penale all’Università di Padova, vicepresidenti sono il Dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica aggiunto al Tribunale di Napoli Nord, il Cons. Alfredo Mantovano, Giudice della Corte di appello di Roma, e il Prof. Filippo Vari, Ordinario di diritto costituzionale all’Università Europea di Roma. Il Centro Studi Livatino è stato presentato alla Camera dei Deputati con un convegno “25 anni dopo – Rosario Livatino: diritto, etica, fede”, che si è tenuto il 18 settembre 2015 alla presenza del Presidente del Senato Pietro Grasso, del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e del postulatore della causa di beatificazione del giudice.
L’appello contro il disegno di legge sulle unioni civili
Fra i sottoscrittori dell’appello ci sono presidenti emeriti della Consulta, accademici, magistrati, avvocati, notai. Dopo solo una settimana siamo a quota 321, ma il numero continua a salire di ora in ora. Fra coloro che hanno firmato ci sono presidenti o vicepresidenti emeriti della Corte Costituzionale come Riccardo Chieppa, Fernando Santosuosso e Paolo Maddalena; docenti universitari che hanno fatto la storia dell’Accademia in Italia, come Ferrando Mantovani, Pierangelo Catalano, Ivo Caraccioli, costituzionalisti come Luca Antonini e Felice Ancora, civilisti come Paolo Papanti Pelletier; magistrati ordinari con competenza specifica nel settore dei minori come Simonetta Matone, sost. procuratore gen. a Roma e M. Cristina Rizzo, procuratore della Rep. per i minorenni a Lecce, o da poco andati in congedo con immutato prestigio, come Alda Maria Vanoni, già presidente di sez. civile al Tribunale di Milano e Renato Samek Lodovici, già presidente di Corte di Assise a Milano, o già componenti del Consiglio Superiore della Magistratura come Antonello Racanelli, Fabio Massimo Gallo e Francesco Mario Agnoli. L’appello è di grande rigore giuridico ed evidenzia tutte le perplessità suscitate dal testo; auspica un impegno del Legislatore e delle istituzioni per un rilancio effettivo della famiglia e perché non si proceda oltre nell’approvazione di leggi, come il ddl Cirinnà, ingiuste e incostituzionali.
Settimana scorsa era partita una raccolta di firme tra giuristi, di chiaro segno contrario, che chiedevano l’inserimento della stepchild adoption nella legge sulle unioni civili. Grande battage mediatico, grandi nomi come Vladimiro Zagrebelsky e Edmondo Bruti Liberati. Ma l’appello del Centro Studi Livatino, in sordina e senza l’appoggio dei grandi media, in pochi giorni sta ottenendo un risultato straordinario con un ampio consenso.