Matteo Renzi ora è nei guai. Il passaggio del ddl Cirinnà sulle unioni civili non è così scontato.
Se con le opposizioni dovrà lottare per far passare la stepchild adoption, con il Quirinale dovrà accordarsi sull'impianto generale delle unioni che, a detta del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono troppo uguali al matrimonio.
Il ddl sulle unioni civili, che regola anche le coppie dello stesso sesso, arriverà a Palazzo Madama entro la fine del mese. Negli stessi giorni il popolo cattolico scenderà in piazza per un nuovo Family Day che dica "no" al ddl Cirinnà. Renzi non sembra preoccupato dagli appelli del Vaticano né tantomeno dalle proteste bipartisan dei cattolici che affollano il Pd, la maggioranza e le opposizioni.
Ad angustiarlo è piuttosto il parere di Mattarella che, negli ultimi giorni, lo ha invitato ad attenersi maggiormente alla sentenza 138 della Corte Costituzionale. Un parere scritto nel 2010 che recità così: "I costituenti tennero presente la nozione di matrimonio che stabiliva (e tuttora stabilisce) che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso". Parole che vanno a cozzar con gli articoli 2 e 3 del ddl Cirinnà che di fatto equiparano l'unione civile al matrimonio. Tanto che, secondo quanto rivelato da Repubblica, i tecnici di Palazzo Chigi starebbero già studiando una serie di emendamenti per limitare questo rischio. Nella sentenza della Consulta si spiega, infatti, che "si deve escludere che l'aspirazione al riconoscimento dei diritti e doveri della coppia omosessuale possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali".
Dopo l'appunto del Quirinale, l'obiettivo del governo è riuscire a costituire "un istituto giuridico autonomo con caratteristiche diverse e graduate rispetto al matrimonio". Da qui la convinzione che specificando le meglio le differenze tra matrimonio e unione civile potrà essere mantenuta la sostanza del ddl Cirinnà.