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Ombre cinesi sulla Chiesa, il comunismo non è morto. Un’analisi del vescovo emerito di Hong Kong
NEWS 11 Gennaio 2016    

Ombre cinesi sulla Chiesa, il comunismo non è morto. Un’analisi del vescovo emerito di Hong Kong

del Card. Joseph Zen Ze-kiun

 

Da tempo non parlo della Chiesa in Cina sul mio blog. Di certo non perché’ sono molto occupato (per quanto occupato non posso disinteressarmi della nostra Chiesa in Cina), neanche perché temo che le mie idee vengano criticate (alla mia età non avrò più niente da guadagnare o perdere). Il problema è che mi piacerebbe poter dare buone notizie, ma, come volete, la mia sorte è vicina a quella del profeta Geremia. Aspetto da tanto tempo di aver buone notizie, ma non vengono. Ora, in questa festosa stagione del Natale e del Capodanno, le mie lamentazioni sanno di “extra chorum”, ma comunque non posso essere un cane che non abbaia.

A.

Ricordo che all’inizio dell’anno scorso il giornale Wen Wei Po annunciava con giubilo che “le relazioni tra la Cina e il Vaticano avranno presto un buono sviluppo”. Subito dopo, il Segretario di Stato del Vaticano ha detto che “le prospettive sono promettenti, c’è desiderio di dialogo da ambe le parti”. Io avevo i miei dubbi su questa inaspettata ventata di ottimismo, non vedevo nessun fondamento per questo ottimismo. Più di mille croci sono state tolte dalla cima delle chiese (in alcuni casi le chiese stesse sono state distrutte). Dopo tanto tempo, non possiamo più illuderci che questo fosse solo un episodio di zelo esagerato di qualche ufficiale locale. Diversi seminari non funzionano più. Gli studenti del Seminario Nazionale di Pechino sono stati obbligati a firmare una dichiarazione di fedeltà alla Chiesa Indipendente, promettendo pure di concelebrare con vescovi illegittimi (altrimenti non riceveranno il diploma alla fine degli studi). Il Governo continuamente sta consolidando una Chiesa che ormai oggettivamente è già separata dalla Chiesa Cattolica universale; con allettamenti e con minacce inducono il clero a compiere atti contro la dottrina e la disciplina della Chiesa, rinnegando la propria coscienza e la propria dignità.

B.

Nell’ultimo semestre del 2015 alcuni avvenimenti che sembrano positivi finiscono per lasciarci non del tutto entusiasti. Il vescovo Wu Qin-jing di Zhouzhi, dopo dieci anni dalla sua ordinazione episcopale, è stato finalmente installato come vescovo, ma ha pur dovuto pagare il prezzo di un certo compromesso (si veda il mio blog del 14 luglio 2015).

Poco dopo, il vescovo Zhang Yinlin di Anyang viene ordinato. Perfino alcuni media cattolici, solitamente cauti, esultarono dicendo che tutto era andato bene. Sottolineano che questa ordinazione è la prima dopo questi ultimi tre anni di contatti tra Roma e Pechino, e pure la prima da quando Francesco è Papa, presentano l’avvenimento come un buon inizio. Ora è questa ultima affermazione che mi fa paura, perché’ il processo contiene la “elezione democratica”, la lettura del “decreto di nomina da parte della (cosiddetta) Conferenza Episcopale Cinese” e la posizione canonica non chiara di un vescovo con-consacrante. Un simile processo rimane allo stato anormale di tre anni fa, merita che noi ne gioiamo? (si veda il mio blog del 7 settembre 2015).

C.

In ottobre arriva la grande notizia: Una delegazione del Vaticano è stata a Pechino, c’è stato un incontro. La Santa Sede non ne dà notizia. È stato il Padre Jeroom Heyndrickx a darne notizia e in modo abbondante (ovviamente egli sa tutto). Dice: “Non hanno trattato certi problemi sensitivi come il Vescovo Su Zhimin di Baoding ancora in detenzione, come il Vescovo Ma Daqin di Shanghai a domicilio coatto da più di tre anni (ma questi problemi non dovrebbero essere risolti prima di qualunque negoziato? Altrimenti è ovvio che non c’è la buona volontà da parte di Pechino). Si sono concentrati sul problema della nomina dei vescovi (su quale modello? Come nel caso di Anyang?). Dopo l’incontro la delegazione ha fatto visita al Vescovo Li Shan di Pechino e al Seminario Nazionale dove hanno incontrato Ma Ying Lin (Padre Heyndrickx dice che questi sono segni di buona volontà da parte di Pechino, io penso invece che siano stati atti di ossequio imposti da Pechino). ”

Più tardi il Segretario di Stato del Vaticano ha pure confermato che c’è stato un incontro ed è stato “molto positivo” e questo “farebbe parte di un processo che si spera concluderà con un accordo”. Pressato dalla domanda di qualche giornalista se ci sia stato vero progresso, il Cardinale Parolin ha risposto: “Il fatto che si parli è già positivo”. Pare che l’accordo non ci sia ancora.

D.

Qual’è la formula ora in discussione per la nomina dei vescovi? Il sottoscritto, vecchio Cardinale di periferia, non ha modo di saperlo, tanto meno di averne diretta visione.

Da un recente articolo “Pechino, il buio dell’inverno sulle religioni” di Bernardo Cervellera su AsiaNews, si legge: “Da alcune informazioni ricevute dalla Cina… (al) Consiglio dei Vescovi riconosciuti dal Governo… (dovrebbe competere) il mandato per i nuovi candidati all’ordinazione episcopale; l’elezione e la nomina del candidato deve essere fatta secondo il metodo democratico, ossia, secondo i suggerimenti dell’Associazione Patriottica. La Santa Sede deve approvare la nomina ed ha un debole potere di veto solo in casi gravi, dando giustificazione della sua posizione. Se le motivazioni della Santa Sede sono considerate insufficienti, il Consiglio dei Vescovi può decidere di procedere comunque”.

Se queste informazioni sono esatte, la Santa Sede può accettare le pretese della parte cinese? Tale modo di procedere rispetta ancora la vera autorità del Papa di nominare i vescovi? Il Papa può firmare un tale accordo? (Papa Benedetto aveva detto: “L’autorità del Papa di nominare i vescovi viene data alla Chiesa dal suo fondatore Gesù Cristo, non è proprietà del Papa, neanche il Papa può cederla ad altri”).

I nostri ufficiali a Roma sanno che cosa è una elezione in Cina? Sanno che la cosiddetta Conferenza Episcopale non solo non è legittima, ma semplicemente non esiste? Quello che esiste è un organismo che si chiama “Una Associazione e Una Conferenza”, cioè l’Associazione Patriottica e la Conferenza Episcopale funzionano sempre insieme come un corpo, che è sempre presieduto da ufficiali del Governo (ci sono fotografie per provarlo, il Governo non cerca neppure più di salvare le apparenze, ostenta in modo nudo e crudo il fatto che essi ormai gestiscono la religione!). Firmare un tale accordo è come consegnare nelle mani di un Governo ateo l’autorità di nominare i vescovi.

Paragonato questo schema con un certo (sovente non ben definito) Modello Vietnamita, risulta molto peggiore. Nel Modello Vietnamita si suppone che l’iniziativa comincia con la Chiesa in Vietnam, la vera Chiesa Cattolica in Vietnam; in Cina invece, dietro il nome di Una Associazione e Una Conferenza c’è la realtà del Governo che comanda.

Anche nell’Europa dell’Est di un tempo, come in Polonia e in Cecoslovacchia, la prima iniziativa viene dalla Chiesa, poi si concede il diritto di veto al Governo. Assicurato che l’iniziativa parte dalla Chiesa, vuol dire che, anche se il Governo dà il veto per la centesima volta, sarà ancora la Chiesa a presentare il candidato e fare la nomina. Se il Governo insiste sul veto, potrà solo prolungare l’impasse, la Chiesa potrà ancora cercare un candidato idoneo. Ma non si può lasciare la prima iniziativa a un Governo ateo: che ne sa dell’idoneità di un candidato per essere vescovo? Ovviamente, se la Chiesa rinuncia alla propria posizione e cede alle insistenze del Governo, potrà finire, nonostante qualunque formula, collo svendere il diritto pontificio di nominare i vescovi. Può questo accadere? Da un articolo di un certo András Fejerdy si legge: “Per motivi pastorali – cioè perché’ l’amministrazione completa dei sacramenti esige assolutamente vescovi consacrati – la Santa Sede riteneva che il completamento della Conferenza Episcopale ungherese fosse così urgente che accettò una soluzione che formalmente non urtava il principio canonico della libera nomina, ma che in pratica concedeva un influsso decisivo al Regime nello scegliere i candidati”.

UCAN News riporta una notizia recente da Chengdu (Sichuan): “Poco dopo la visita della delegazione vaticana a Pechino, la Santa Sede ha approvato il candidato episcopale eletto nel maggio del 2014”. Non è proprio [questo] il caso di “non urtare formalmente il principio canonico della libera nomina, ma che in pratica si concede un influsso decisivo al Regime nello scegliere il candidato”?

E.

Si dice che il dialogo si era concentrato sul problema della nomina episcopale, ma ci sono tanti problemi sospesi, quando e come si risolveranno?

Il citato articolo di AsiaNews dice, sempre basandosi su informazioni ricevute dalla Cina: “Pechino (esige) il riconoscimento da parte della Santa Sede per tutti i vescovi ufficiali, anche quelli illegittimi e scomunicati”. Io domando: È solo il Governo che esige, senza un pentimento degli interessati? Gli scomunicati sono solo sciolti dalla scomunica o anche riconosciuti come vescovi? Pure senza un atto di pentimento? La misericordia di Dio arriva a tanto? I fedeli saranno obbligati ad obbedire a tali vescovi?

Le cose da mettere a posto sono tante.

Vescovi illegittimi e persino scomunicati hanno abusato del potere sacramentale (compresa ordinazione di diaconi e preti) e giurisdizionale (assegnando uffici) e la Santa Sede non sembra abbia avuto parole di rimprovero.

Vescovi legittimi hanno partecipato a ordinazioni episcopali illegittime, una, due, perfino tre, quattro volte, e non risulta che abbiano chiesto perdono, né che abbiano ricevuto perdono dal Santo Padre. Hanno preso parte anche alla cosiddetta Assemblea dei Rappresentanti dei Cattolici Cinesi (il simbolo più chiaro di una Chiesa scismatica).

Poco dopo la partenza della delegazione vaticana da Pechino, il Governo ha organizzato un grande raduno dei dirigenti della Chiesa, forzando in tale occasione una concelebrazione di tutti i vescovi, legittimi, illegittimi e scomunicati. Sono tutti atti oggettivamente scismatici. Il Governo ormai può menare per il naso un gran numero dei suoi vescovi, facendo loro perdere la propria dignità da cui difficilmente riescono a rifarsi. Se la Santa Sede firma qualche accordo con il Governo senza chiarire tutte queste cose, causerà una grave ferita sulla coscienza dei fedeli.

F.

Ovviamente le nostre comunità clandestine sono come non-esistenti per il Governo. Ma anche il Vaticano le ignora nelle trattative, per accondiscendere alla parte cinese? Per “salvare la situazione” si abbandonano questi nostri fratelli e sorelle? Ma sono le membra sane della Chiesa! (Ovviamente, avranno anche loro i loro problemi, specialmente quando non si danno i vescovi alle loro diocesi. Presto verrà il disordine). Far tacere le comunità clandestine per non irritare il Governo non è un suicidio?

Nelle recenti trattative non si è parlato del caso di Mons. Giacomo Su Zhimin in prigione da 20 anni. Non si è parlato di Mons. Taddeo Ma Daqin di Shanghai a domicilio coatto da più di tre anni, perché’ sono casi “troppo sensitivi”!?

Ai primi di settembre, alcuni fedeli di Shanghai che sono stati in prigione per lungo tempo, insieme con i loro parenti, sono andati a Roma in pellegrinaggio per commemorare il sessantesimo dello scoppio della grande persecuzione l’8 settembre 1955.  Si sono sentiti dire: “Non fate fracasso, il passato è passato, guardiamo in avanti”!?

Sul piano diplomatico le comunità clandestine sono la carta che la Santa Sede può giocare; auto-amputando queste membra, che cosa rimane in mano alla nostra diplomazia per indurre la controparte a patti? Ormai, il Governo controlla quasi tutte le comunità ufficiali, mentre le comunità clandestine sono tenute a bada dalla Santa Sede. Di che cosa hanno bisogno ancora per cui venire a patti? Hanno bisogno solo ancora di una firma del Santo Padre, di una sua benedizione, su questa “Chiesa cinese”. Pechino non ha nessuna intenzione di negoziare, ha solo delle pretese. Dopo una tale firma si obbligheranno tutti i fedeli della comunità clandestina a venire fuori e sottomettersi a quelli che sono stati vescovi illegittimi per lungo tempo, magari anche scomunicati, ma che ora, con un colpo di spugna, senza neanche mostrare alcun pentimento, appoggiandosi solo sul Governo che otterrà per loro la legittimazione, diventano vescovi a pieno diritto?

G.

Quello che non mi lascia tranquillo è vedere il nostro Eminentissimo Segretario di Stato ancora inebriato del miracolo dell’Ostpolitik. In un discorso dell’anno scorso, commemorativo del Card. Agostino Casaroli, lodava il successo del suo predecessore di aver assicurato l’esistenza della gerarchia ecclesiastica nei paesi comunisti dell’Europa dell’Est. Dice: “Nello scegliere i candidati per l’episcopato, scegliamo dei pastori e non gente che si oppone al regime per sistema, gente con l’attitudine di gladiatori, gente che ama mostrarsi sul palcoscenico politico”. Io mi domando: Chi aveva in mente mentre faceva questa descrizione? Ho paura che stava pensando ad un Cardinale Wyszynski, ad un Cardinale Mindszenty, ad un Cardinale Beran. Ma questi sono gli eroi che coraggiosamente hanno difeso la fede del loro popolo! Mi fa paura questo modo di pensare, spero di averlo capito male.

Il giorno che si firmerà quell’accordo con la Cina ci sarà pace e giubilo, ma non aspettate che io partecipi alle celebrazioni dell’inizio di questa nuova Chiesa. Io sparirò, inizierò una vita monastica per pregare e fare penitenza. Chiederò scusa a Papa Benedetto per non essere riuscito a fare quello che egli sperava che io riuscissi a fare. Chiederò a Papa Francesco di perdonare questo vecchio Cardinale di periferia per averlo disturbato con tante lettere inopportune.

I bambini innocenti sono stati uccisi, l’angelo ha detto a Giuseppe di portare il Bambino e Maria in salvo fuggendo. Ma oggi i nostri diplomatici forse consiglieranno a Giuseppe di andare a tentare un dialogo con Erode!?

P.S.

Non si pensi che io ritenga come unica linea di distinzione “l’ufficiale – clandestino”. La grande maggioranza del Clero e dei fedeli anche nella comunità ufficiale è fedelissima all’autorità del Santo Padre. Molti stanno soffrendo enormemente della situazione anormale della loro Chiesa, sono addolorati per la debolezza o mancanza di rettitudine dei loro pastori, qualche volta sono loro che cercano di impedire che cadano più in giù. In non pochi casi un clero unito ed un popolo fedele riescono a difendere il loro pastore da ulteriori prepotenze delle Autorità.