Itziar Ziga: Diventare cagna, Golena edizioni, pp. 128, euro 15
Risvolto di copertina:
Secondo l’autrice, Devenir Perra è innanzi tutto un «trattato di amore. E anche di vendetta». Il libro presenta le sue opinioni su varie tematiche: la costruzione del genere e il superamento dei binarismi imposti dal sistema “eteropatriarcale”, la violenza di genere, la prostituzione e la posizione del femminismo “decente” e antiproibizionista rispetto al tema, ma soprattutto si interroga, smonta e mette a nuova critica il concetto di femminilità, attraverso varie interviste a quelle che lei stessa chiama «perras», ovvero cagne. E lo fa con quelle che le filosofe Beatriz Preciado e Virginie Despentes, autrici del prologo, definiscono «parole mitraglietta».
Provocatrice, diretta, sboccata e allo stesso tempo contaminata dai suoi studi in giornalismo e dalle letture di filosofe e scrittrici femministe. Un cocktail linguistico esplosivo, con piccole incursioni nell’euskera — la lingua basca — e nel catalano, ma soprattutto emblematico del milieu anarco-punk-queer-femminista barcellonese, il contesto in cui Itziar Ziga ha scoperto e sviluppato una certa critica alle tematiche di genere e dove ha incontrato le sue «perras», protagoniste di una narrazione a più voci perfettamente amalgamate dall’autrice.
In un’epoca in cui le nuove generazioni di femministe, attraversate dalle riflessioni sul genere e dal queer e indirizzate verso alleanze con nuove soggettività, iniziano a mettere a critica alcuni luoghi comuni del “femministamente” corretto, il testo della Ziga costituisce un invito a trasgredire i confini delineati da un certo tipo di “femminismo storico”. Le sue posizioni possono essere recepite come una vera e propria boccata di aria fresca all’interno di alcuni dibattiti femministi che sembrano essersi sedimentati intorno ad una serie di “consensi intoccabili”.