da «Un Congresso di Vienna per la Siria» di Stefano Magni
«… Nel frattempo, la Chiesa ortodossa siriana chiede protezione a Mosca. Il patriarca siro-ortodosso di Antiochia e tutto l’Oriente, Ignazio Efrem II, arrivato in Russia per la sua prima visita (che terminerà domani, 13 novembre), ha lanciato un appello per salvare una comunità sempre più assottigliata. Ha lasciato la Siria circa un terzo della minoranza cristiana. “Alcuni sono fuggiti nei Paesi vicini e altri in Europa. Si tratta di una situazione molto allarmante. Scappano dal terrorismo, da chi prova a privarle della loro casa, da chi cerca di cambiare il loro modo di vita”, ha dichiarato il patriarca. Ha poi invitato gli “Stati Uniti e le altre potenze mondiali a fermare il flusso di finanziamenti alle organizzazioni terroristiche e gruppi estremisti”, che costringono i siriani a scappare in Europa. Mentre, per quanto riguarda Mosca, “Crediamo che l’intervento della Russia con operazioni militari porterà speranza a tutto il popolo siriano, come crediamo anche che il ruolo della Russia in Siria è un ruolo di pacificatore e l’obiettivo finale degli sforzi russi nella regione è quello di riportare la pace per tutto il popolo”. Gli risponde il patriarca di tutte le Russie, Cirillo, con un duro atto di accusa contro l’indifferenza dell’Occidente: “In Libano ho ascoltato racconti incredibili da rappresentanti di comunità tradizionalmente legate all’Occidente, ma che l’Occidente ha abbandonato a loro stesse, senza proteggerle. Per non parlare di quelle comunità che non hanno neppure legami con l’Occidente (…) Sappiamo che, per qualche altra ragione e sotto altri pretesti, ovunque vi sia discriminazione, la comunità internazionale si attiva e formula risoluzioni e dichiarazioni decisive, ma niente di tutto questo sta accadendo per proteggere i cristiani del Medio Oriente dallo sterminio”.
E la Chiesa cattolica siriana continua a patire l’assedio ad Aleppo e nelle altre città in cui si sono rifugiate le sue comunità. “Le poche risorse a disposizione non ci permettono di provvedere ai tanti bisogni dei nostri fedeli”, dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l’arcivescovo siro-cattolico di Aleppo, monsignor Denys Antoine Chahda. Senza acqua corrente e senza elettricità, spesso con la casa distrutta dai bombardamenti (che non risparmiano neppure le chiese), la diocesi di Aleppo si è dimezzata. Su 1.500 famiglie, ne sono rimaste circa 800 e, di queste, 750 ricevono aiuti dalla Chiesa. “L’inverno ad Aleppo è molto freddo e dal momento che da diversi mesi la città è senza corrente elettrica, il combustibile è l’unico modo che hanno le famiglie per riscaldarsi”, dice monsignor Chahda. “Le famiglie cristiane che sono rimaste, sono le più povere, perché chi ne aveva la possibilità ha lasciato il paese”».