Anche il Giappone ha il suo Oskar Schindler. Si tratta di Chiune Sugihara, diplomatico nipponico in Lituania che nel 1940 iniziò a concedere visti agli ebrei per lasicare il paese.
"Ho firmato visti finché le mie dita erano piene di calli e ogni parte del mio corpo mi doleva" si legge nelle sue memorie. Secondo unsa stima Sugihara sarebbe riuscito a salvare oltre 6 mila persone disobbedendo agli ordini del ministero degli Esteri.
"La mattina del 18 luglio '40 vedevo alle finestre del consolato un grande numero di rifugiati ebrei che cercavano visti per scappare dai nazisti" racconta nelle sue memorie lo Schindler giapponese, "ho scritto al ministero degli Esteri a Tokyo che mi ha proibito di farlo". A questo punto Sugihara, spinto anche dalla moglie, ha scelto di non seguire gli ordini e ha firmato più visti possibile.
Trasferito verso la fine dell'anno, Sugihara ha continuato a firmare documenti retrodatati anche dalla stazione di Kaunas lanciandoli poi dal treno in corsa. Dopo la missioni in Lituania ha svolto lavori a Berlino e Praga fino quando non è stato rinchiuso in un campo di prigionia sovietico fino al termine del secondo conflitto mondiale.
Dopo la guerra, nel 1947, è stato sollevato dai suoi obblighi diplomatici e congedato. La sua storia è rimasta pressoché segreta fino al 1968 quando è stato rintracciato da un funzionario dell'ambasciata israeliana a Tokyo. Morto nel 1986, negli anni ha ottenuto riconoscimenti in Lituania e Israele e oggi il Giappone l'ha chiesto all'Unesco di inserire le sue memorie e la sua storia nell'Unesco Memory of the World Register.
La decisione del governo di Tokyo è stata accolta con gioia da Shingo Akatsuka sindaco di Yaotsu, città natale di Sugihara: "Siamo molto felici. Vogliamo che la storia di Sugihara trasmetta la crudeltà della guerra e il valore della vita alle generazioni future".